Alpinismo

Mick Fowler: “Oggi è un buon momento per essere un alpinista”

Mick Fowler è nato nel 1956, è stato presidente dell’Alpine Club britannico e si è guadagnato tre Piolets d’Or: nel 2002 per la salita del Siguniang, 6250m, nello Sichuan; nel 2013 per il suo modo fantastico di salita della via Prow of Shiva, 6.142 m, nell’Himalaya indiano, e l’anno scorso per aver aperto una nuova via sulla parete nord del Ding Gave, 6.571 m. Non male.

Con formidabile nonchalance afferma a Desnivel che “questo è il miglior momento per l’alpinismo”.

Racconta che leggerezza e velocità sono sempre più praticate e per i giovani paiono quasi dei feticci, una buona cosa, ma per lui l’importante è salire una montagna attrezzandola bene, prendendosi tutto il tempo necessario, godendo della montagna e ottenendo il massimo piacere; questi risultati, per Mick, sono le cose più preziose. “Rispetto chi sale e scende con grande velocità”, continua Mick, “probabilmente la mia forma fisica mi consentirebbe di confrontarmi con loro, ma non voglio, non è il mio alpinismo”.

Sollecitato a fornire la sua opinione sui mezzi di comunicazione satellitare, Mick afferma che se hai un telefono ma non lo usi in continuazione e non rispondi tutti si preoccupano, anche se il problema della mancata comunicazione spesso riguarda solo il fatto che la batteria è scarica. Insomma uno strumento da gestire con cautela per non rinunciare a fette di libertà che per un alpinista sono il sapore e l’ossigeno della felicità.

La sua è una prospettiva positiva per l’alpinismo tanto da affermare: “Credo che oggi stiamo vivendo nel periodo d’oro dell’alpinismo, almeno questo vale per l’arrampicata in stile alpino in Himalaya”. Una posizione che contrasta con quella di chi pensa che il buon alpinismo sia solo quello dei tempi andati. Spiega con disarmante semplicità la ragione di questo suo ottimismo: le vie di accesso ci portano sempre più vicini alle montagne anche in luoghi estremamente remoti e inesplorati, consentendo un alpinismo esplorativo in regioni e su montagne frequentate pochissimo e pressoché inesplorate. Queste pareti sono oggi più accessibili ed è possibile raggiungerle anche agli alpinisti senza particolari mezzi o che dispongono di poco tempo. Basta poco quindi per poter scrivere il proprio nome nel libro della storia dell’alpinismo rendendo il sogno una realtà anche per chi dispone di una vacanza di breve durata.

Quasi banale, ma realistico.

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