Alpinismo

Storia di uno sherpa

immagine

DEBOCHE, Nepal — "Ero all’Everest, lavoravo con una spedizione straniera. Quando sono tornato a casa, mia moglie era scappata in Israele con i soldi che avevo guadagnato. E aveva lasciato lì il nostro bambino di 7 mesi". Questo il drammatico racconto di Mingma Sherpa, portatore d’alta quota di Namche Bazaar, che l’anno scorso ha salito l’Everest con l’italiano Roberto Manni.

Mingma è arrivato in vetta, la primavera scorsa, con Manni e con unaltro sherpa d’alta quota: Nima, che nelle prossime settimane salirà con Silvio Mondinelli a Colle Sud per lavorare sulla stazione meteorologica Share Everest e per tentare la cima del Lhotse. Lo abbiamo incontrato all’Ama Dablam Garden Lodge del villaggio di Deboche, dove oggi vive.
 
Niente spedizioni quest’anno. Mingma è diventato guardiaparco e passerà la stagione nella media valle del Khumbu. Magari alla ricerca di bracconieri, come quello che ha arrestato lo scorso autunno dopo l’uccisione di una femmina di musk deer, il raro ungulato tipico di questa zona, simile ad un cervo ma con le zanne prominenti.
  
"Quel bracconiere cercava le preziose ghiandole del musk deer, usate per fare profumi – ci ha raccontato Mingma -. Ma per sbaglio ha uccisouna femmina. Solo quelle del maschio sono utilizzabili per questo scopo. E l’ha abbandonata lì, sul sentiero. Lo abbiamo rintracciato dopo poco ed è stato arrestato".
 
Ma sono molte altre le storie che ha raccontato questo sherpa, dal sorriso amichevole ma caratterizzato dagli incisivi visibilmente rotti. "E’ stato un crollo di ghiaccio sull’Everest – ci ha detto -.Eravamo a campo 3. E’ stato tremendo, ma sono sopravvissuto". L’incidente è avvenuto nel 2003. "Non sei andato dal dentista?" gli abbiamo chiesto. "Mah, magari l’anno prossimo. Forse scendo a Kathmandu".
 
Mingma ha solo 30 anni, ma suo figlio ne ha già 3. La storia di sua moglie, scappata mentre lui lavorava come sherpa d’alta quota, lo ha toccato profondamente. La racconta ad ogni persona che incontra. "Oramio figlio ha 3 anni – racconta Mingma -. Vive a Namche Bazaar. Se ne prende cura mia mamma, che ha 63 anni, quando io sono via per lavoro. Ma quest’anno non mi hanno chiamato per nessuna spedizione, lavoro soltanto qui intorno, per il parco".
 
Eppure Mingma è "una macchina". Così lo ricordano Mondinelli, Manni egli altri alpinisti italiani che l’anno scorso hanno condiviso la salita con lui. Ricordano che cantava, la mattina appena sveglio, gridava e scherzava sempre. Non si lavava mai. Ma una volta imboccata l’Icefall, nessuno era più in grado di fermarlo.
 
 
Sara Sottocornola

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close