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Il ministro Franceschini decreta il 2017 “Anno dei Borghi”

ROMA — Il 2017 sarà l’Anno dei borghi: così ha deciso il Ministro Dario Franceschini, che ha firmato il Decreto del Mibact per valorizzare il patrimonio artistico, naturale e umano dei borghi, luoghi definiti nel Piano Strategico di Sviluppo del Turismo come una componente determinante dell’offerta culturale e turistica del Paese. “I borghi che costellano il territorio delle nostre regioni – sottolinea il Ministro Franceschini – ricchi di storia, cultura e tradizioni, sono il cardine per la crescita di un turismo sostenibile, capace di creare autentiche esperienze per i visitatori e di permettere lo sviluppo armonico delle comunità che vi vivono. L’Anno dei Borghi sarà un momento importante per promuovere queste realtà che tanto contribuiscono alla qualità della vita nel nostro Paese”.

Uncem ha inviato al Ministro Franceschini, ai Sottosegretari e diversi contatti istituzionali il volume “Borghi alpini. Perché il ritorno alla Montagna è possibile” (scaricabile anche in pdf) che illustra oltre cento casi di valorizzazione di borgate montane piemontesi, con interventi già realizzati grazie a fondi UE e investimenti di privati cittadini o di Comuni, ma anche potenziali nuovi borghi sui quali operare. Il sito www.borghialpini.it, in vista delle azioni del Ministero per la valorizzazione dei borghi, è stato aggiornato con nuovi contenuti e nuovi casi di diversi Comuni montani piemontesi: 80 finora quelli coinvolti e “schedati”. Altri verranno inseriti su segnalazione degli Enti locali e di professionisti che stanno intervenendo.

Uncem lavorerà molto sul marketing del territorio e sulla promozione: i borghi possono diventare strumento di incoming, vettore di nuove imprese agricole, turistiche, artigianali, ma anche luogo dove si sperimentano iniziative smart, dal coworking al cohousing, ovvero modelli di economia 4.0, server farm, star up legate all’innovazione tecnologica e all’Agenda digitale montagna. “Il recupero – dice il presidente Uncem Piemonte Lido Riba – è un antidoto al consumo di nuovo territorio, ma anche all’abbandono. Non siamo abbandonologi e non guardiamo ai ruderi con contemplazione. I 5000 immobili abbandonati nell’arco alpino piemontese sono emblema dello spopolamento e oggi, grazie a nuove politiche regionali e nazionali, devono diventare fulcro di nuovo sviluppo, grazie ad alberghi diffusi, spazi commerciali multiservizio, sperimentazioni progettuali architettoniche, ritorno all’uso di legno locale, domotica ed energie rinnovabili grazie alla microgenerazione distribuita”.

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