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Nepal, l’allarme degli esperti: rischio sismico maggiore dopo Gorkha 2015

Ricorderete tutti il terribile evento sismico che il 25 aprile 2015, alle 11:56, colpì il distretto di Gorkha, in Nepal, e fece tremare la terra per settimane (la scossa di assestamento più forte, del 12 maggio, raggiunse 7.3 di magnitudo Richter, vicinissima alla prima). Più di 9000 persero la vita, in poco meno di quattro settimane, oltre 22.000 furono i feriti e 3,5 milioni gli sfollati; il terremoto fu così violento da provocare una valanga sull’Everest, a circa 220 km a est dell’epicentro, che uccise almeno 22 persone.

Potrebbe non essere finita, secondo il team internazionale di ricerca che, recentemente, ha pubblicato i risultati degli studi effettuati sul campo, analizzando le faglie che corrono nella regione di Kathmandu e la morfologia del territorio tra le foci dei fiumi Tribeni e Bagmati, a 200 km dalla capitale.

Presso il Tribeni gli scavi hanno evidenziato un dislivello di 5 metri, risalente al XIII secolo, e il sito del Bagmati ha portato alla scoperta di un ulteriore dislivello di 10 metri, formatosi tra il 1031 e il 1321: due dei numerosi effetti della dislocazione sismica documentata nel corso dei secoli.

I ricercatori pensano che il territorio sia all’ultimo stadio di un processo di accumulazione di tensione nelle faglie, che presto potrebbero rompersi e causare un sisma molto pericoloso, coinvolgendo un’area più ampia del Gorkha.

 

Photo courtesy of University of Nevada, Reno

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