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L'allocco di Grosotto fugge dalla riserva

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CENATE SOTTO, Bergamo — Era una notte di forte vento. Le reti sbattevano, e nella voliera si è aperto un varco. E’ così che, la settimana scorsa, il celebre allocco "Pio Pio", sequestrato qualche mese fa in Valtellina ad una coppia che lo teneva in casa da 14 anni, è fuggito dalla riserva bergamasca dove stava seguendo un programma di recupero per animali selvatici.

La vicenda dell’allocco di Grosotto, battezzato "Pio Pio", era stata protagonista delle cronache nel mese di gennaio. L’uccello era stato sequestrato dai carabinieri di Tirano e dalla guardia forestale ad una coppia valtellinese che lo aveva trovato 14 anni fa caduto dal nido e lo aveva allevato in casa.

La legge italiana, però, vieta ai privati di tenere in cattività gli animali selvatici. E così quando si è scoperto che la coppia teneva in casa un allocco, le autorità sono intervenute e hanno disposto il trasferimento dell’animale nella riserva della Valpredina, nella comunità Montana Val Cavallina in provincia di Bergamo.

Laggiù, l’allocco avrebbe dovuto seguire un percorso di riabilitazione al volo e alla predazione in vista del suo ritorno alla vita selvatica. Secondo quanto riferito dai responsabili della riserva, infatti, l’animale al suo arrivo soffriva di abrasioni del piumaggio, ipotrofia dei muscoli pettorali e problemi intestinali.

Pio Pio, però, non è rimasto a lungo nella voliera che gli era stata assegnata per la rieducazione al volo. Nella notte del 24 marzo, dopo soli due mesi di permanenza nella riserva, l’allocco ha trovato un pertugio nella rete ed è riuscito a fuggire. Da allora, nessuno lo ha più visto.

"Pio pio è scappato per un caso assolutamente accidentale quale il forte vento di quella notte – scrivono i responsabili sul sito web della riserva della Valpredina -. Forse è volato via per seguire l’altro allocco con il quale condivideva già da quasi due mesi il percorso di recupero. Non possiamo dire che fosse già pronto per la liberazione, ma possiamo ritenere che riuscire a passare dalla fessura della rete è stata sicuramente un impresa possibile solo per un animale in buone condizioni".

Sara Sottocornola

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