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Nago: tre associazioni ambientaliste contro gli eccessi dei frequentatori delle falesie

Presentate al Comune della località dell’Alto Garda alcune proposte per regolamentare l’area di arrampicata. A tutela dell’ambiente e dei suoi abitanti

Nago, la falesia al centro delle polemiche

Tra le pareti rocciose che si affacciano sul Lago di Garda, la valle di Oltrezengol, nel comune di Nago-Torbole, è diventata negli ultimi anni una meta sempre più frequentata dagli appassionati di arrampicata sportiva. Una crescita, però, che solleva interrogativi sul possibile impatto ambientale e naturalistico. Tanto che, in questi giorni, alcune associazioni ambientaliste locali hanno diffuso un appello per richiamare l’attenzione delle istituzioni su quanto starebbe accadendo nell’area: interventi non autorizzati, disturbo alla fauna protetta e modifiche al paesaggio che – secondo i firmatari – metterebbero a rischio un ecosistema delicato.

A promuovere l’appello sono SOS Altissimo di Nago, Lipu Trento e Wwf Trentino-Alto Adige, che segnalano una ripresa di disboscamenti, estirpazione di piante e installazione di ancoraggi per nuove vie di arrampicata: “Abbattimenti di alberi maturi, eliminazione dell’edera gigante, chiodature con fix in acciaio inox: tutte azioni che alterano l’equilibrio ambientale e arrecano disturbo alla fauna, in particolare in periodo riproduttivo”, si legge nella nota.
La zona, infatti, è riconosciuta come habitat di specie protette dalla Direttiva Uccelli (CEE 79/409), come rondone maggiore, gufo reale e picchio muraiolo. Proprio la nidificazione del rondone maggiore, documentata da anni, sarebbe stata compromessa con la morte di pulli nel luglio 2023 e 2024.

Quest’area, collocata tra le Busatte e Malga Zures e raggiungibile da Nago in pochi minuti d’auto, presenta anche un rilevante valore geologico e storico. Secondo uno studio pubblicato su Geosciences nel 2021, la valle rappresenta un importante bacino per la riserva di acqua piovana dell’Alto Garda, legato alla frana di Gorte e al sistema carsico della zona. Nel fondovalle, inoltre, sono visibili tratti dell’antica Via Claudia Augusta e fortificazioni austro-ungariche della Prima guerra mondiale.

Le associazioni denunciano anche la scarsa efficacia delle misure già adottate: ad esempio, nonostante un’ordinanza comunale del 2022 vieti lo stazionamento di veicoli lungo la strada di accesso, i controlli sarebbero stati pochi e le sanzioni quasi assenti. Alla luce di questa situazione, dunque, le tre sigle chiedono la sospensione immediata di ogni attività di chiodatura e arrampicata (almeno nei periodi di nidificazione), l’installazione di cartelli informativi e l’avvio dell’iter per l’istituzione di una Riserva Naturale Locale.

L’obiettivo dichiarato non è ostacolare la fruizione della montagna, ma regolamentarla: “Serve un equilibrio tra conservazione ambientale e pratica sportiva”, scrivono. “Per evitare un sovrasfruttamento che rischia di escludere proprio gli abitanti, umani e non umani, di questi luoghi”. Tra le proposte: chiusure stagionali delle falesie più sensibili, divieto di nuove vie nelle zone protette, percorsi escursionistici attrezzati e parcheggi adeguati, per promuovere una fruizione più consapevole.

Secondo i promotori, dunque, l’istituzione della Riserva naturale – da inserire come variante al Piano Regolatore Generale – potrebbe diventare anche un’opportunità turistica, attirando visitatori interessati al patrimonio naturale e storico del territorio, soprattutto in bassa stagione. Il progetto sarà presentato formalmente nei prossimi mesi, con l’auspicio che diventi uno strumento concreto per tutelare la valle nel lungo periodo.

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