Alpinismo

Cosa resta del “mistero dell’Everest”?

Lo scorso autunno il ritrovamento di uno scarpone e di un piede di Andrew Irvine ai piedi dell’Everest ha emozionato il mondo. Ma gli interrogativi sulla tragedia del 1924 sono ancora numerosi

Ascolta ora l’intera storia nel podcast di Montagna.tv “Il mistero dell’Everest”!

Jimmy Chin non ce la racconta giusta. O perlomeno – come forse è inevitabile dal suo punto di vista – non ce la racconta tutta. All’inizio di ottobre l’alpinista e filmmaker statunitense è comparso sui media di tutto il mondo raccontando di aver trovato sul ghiacciaio di Rongbuk uno scarpone e altri resti dell’alpinista inglese Andrew “Sandy” Irvine, ovvero il compagno di cordata di George Mallory nel celebre tentativo di ascensione all’Everest che l’8 giugno 1924 si è concluso con la scomparsa di entrambi.

Sappiamo che Jimmy Chin è un forte alpinista e un regista di documentari molto apprezzati. Gli appassionati di montagna italiani lo conoscono grazie allo spettacolare Free Solo (2018, girato con Elizabeth Chai Vasarhelyi), che racconta un’arrampicata solitaria di Alex Honnold sul granito di El Capitan, nella Yosemite Valley.  

Sappiamo che Chin, 51 anni, nato in Minnesota e oggi pendolare tra New York e il Wyoming, era in Tibet con due colleghi, Erich Roepke e Mark Fisher. Sappiamo che stava lavorando per un mito della comunicazione a stelle e strisce come la National Geographic Society, che edita un diffusissimo magazine (in edicola si trova anche la versione italiana), e produce documentari di qualità. 

Sappiamo che, al momento del ritrovamento, Chin, Fisher e Roepke erano sul ramo principale del ghiacciaio di Rongbuk, raramente percorso dagli alpinisti, ai piedi della gigantesca muraglia settentrionale del “Big E”. Le spedizioni impegnate sulla via normale tibetana all’Everest, più in basso, piegano a sinistra per risalire il Ghiacciaio orientale di Rongbuk, per poi salire verso il Colle Nord e la cima. 

Jimmy Chin, “per non incoraggiare i cercatori di trofei”, come ha spiegato, non ha pubblicato né il punto esatto né la quota del ritrovamento, anche se ha svelato di essere passato da lì in discesa, e di aver trovato nella stessa zona una bombola di ossigeno inglese della spedizione del 1933. La base della Nord, in quella zona, è intorno ai 6000 metri di quota, o poco meno. 

Ricordiamo che i resti di George Mallory sono stati ritrovati nel 1999 oltre duemila metri più in alto, a 8170 metri, su un pendio di ghiaia e ghiaccio, grosso modo sulla verticale dei due salti (il First Step e il Second Step nella letteratura alpinistica) della cresta Nord-est dell’Everest. 

La posizione in cui è stato trovato il piede di Irvine, avvolto in un calzettone con cucita un’etichetta con il suo nome, confrontata con quella del corpo di Mallory, che aveva subito fratture causate da una caduta, fa pensare che uno dei due uomini sia caduto, e abbia trascinato l’altro nel volo. 

Poi Mallory, probabilmente ancora vivo, si è fermato sul pendio dove sarebbe stato ritrovato, mentre Irvine ha continuato a cadere fino alla base. Si può anche pensare che entrambi gli alpinisti si siano fermati sulla parete, e che solo più tardi i resti di Irvine siano stati trascinati a valle dalla neve. La sua piccozza, com’è noto, era stata ritrovata già nel 1933 da Lawrence Wager e Percy Wyn Harris, due alpinisti della successiva spedizione britannica, non lontano dal luogo dove nel 1999 sarebbe stato trovato Mallory.     

“Avere qualche informazione certa su dove “Sandy” Irvine possa essere finito è certamente utile, ed è anche un indizio importante, per la comunità alpinistica, per comprendere quanto è accaduto”, spiega Jimmy Chin sul sito del National Geographic. 

Il regista statunitense ha rivelato che i resti trovati nello scarpone sono stati portati al campo-base e sepolti con il permesso della China-Tibet Mountaineering Association. E’ stato effettuato un prelievo da cui ricavare il DNA dell’alpinista, da confrontare con quello dei suoi parenti ancora in vita. Julie Summers, bisnipote di Irvine e autrice di una sua biografia, si è detta “sollevata” del ritrovamento. Vari membri della famiglia si sono dichiarati pronti a fornire campioni del loro DNA per il confronto. 

Il ritrovamento del piede di Irvine sul Ghiacciaio di Rongbuk sembra fare piazza pulita dell’ipotesi avanzata nel 2009 dal ricercatore americano Tom Holzel, e poi avallata dal cameraman Thom Pollard e dall’alpinista Mark Synnott (un altro collaboratore del National Geographic). 

Secondo i tre, il corpo dell’alpinista scomparso si sarebbe trovato in una spaccatura tra due massi a circa 8425 metri di quota. Un sopralluogo con un drone, però, aveva mostrato che il corpo non c’era. E’ stata un’illusione ottica” ha scritto Synnott nel suo libro The Third Pole.

Il diritto al segreto professionale e alla privacy che tutela la realizzazione di ogni réportage fa sì che non sappiamo dove, prima e dopo il ritrovamento sul ghiacciaio, si siano spinti Jimmy Chin e i suoi compagni. 

Il filmmaker americano sa bene che l’elemento centrale per avere una risposta definitiva resta la piccola macchina fotografica (una Kodak Vest Pocket) che Andrew Irvine ha portato con sé nell’ascensione. Più volte si è ipotizzato che, se l’apparecchio non si è rotto nel volo, la pellicola possa essere sviluppata anche oggi. Ma la Kodak non è mai stata trovata, e il ritrovamento del piede, secondo Chin, permette solo di “restringere l’area dove essa debba essere cercata in futuro”. 

Gli interrogativi più importanti, quindi, sono tutti ancora aperti. Non sappiamo se Mallory e Irvine siano caduti in salita o in discesa, anche se gli occhiali da sole che George aveva riposto in una tasca della giacca fanno pensare che l’incidente possa essere avvenuto di sera. Non sappiamo – e non sapremo mai, per fortuna – chi dei due sia caduto trascinando giù anche il compagno. 

Soprattutto, non sappiamo e quasi certamente non sapremo mai se i due inglesi del 1924 hanno raggiunto o meno la vetta dell’Everest. Edmund Hillary, quando è arrivato lassù nel 1953, si è guardato intorno cercando segni di passaggio, ma non ha trovato nulla. 

La foto dell’amata moglie Ruth, che George Mallory ha portato con sé per lasciarla sulla vetta, non è stata trovata nella giacca dell’alpinista nel 1999. Ringraziamo di cuore Jimmy Chin, ci congratuliamo per la sua scoperta, attendiamo di vedere il suo filmato che potrebbe essere un capolavoro come Free Solo. Il mistero dell’Everest, però, non è ancora stato svelato.    

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