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Matteo Pasquetto, il suo ricordo rivive nei giovani

Quando si muore manco trentenni si lascia un libro di sogni irrealizzati, si lasciano amori incompiuti e strade inesplorate. Quando si muore ventenni ci si porta dietro il sapore acerbo della vita, quella ancora da vivere e mai vissuta. Oggi Matteo Pasquetto avrebbe compiuto 27 anni, ma il destino ha voluto portarselo via ad appena 25, sulla parete est delle Grandes Jorasses. Un incidente banale, di quelli che capitano anche ai migliori, dopo aver assaggiato la carne dell’orso nella sua forma più succulenta, dopo aver tracciato un nuovo itinerario sulle Grandes Jorasses, dove solo i migliori osano.

Predestinato alla montagna

Da sempre iscritto al Club Alpino Matteo vive per la montagna. La studia, la analizza, si prepara al meglio per poterla godere appieno. Il suo percorso di vita è votato a questo ambiente, anche quando ancora non conosce la sua vocazione. Per un po’ si dedica agli studi di geologia e si mantiene lavorando per un noto negozio di articoli sportivi, poi decide di provarci e si presenta al Corso per Aspiranti Guide Alpine. È la sua strada, quella che aspettava di scoprire.

Matteo ha talento, lo dimostra subito. Il suo giovane curriculum alpinistico lo conferma. È ricco e denso, non sono molti i ragazzi di quell’età ad aver fatto così tanto. Ma Matteo non è solo azione. Il ragazzo studia e si documenta. Ama discutere, capire. Conosce la storia dell’alpinismo a livelli quasi enciclopedici. La montagna è un’estensione del suo essere. Lassù, in parete, è calmo e sorride. Sa di essere nel suo mondo, quello dove poter essere leggero e serio allo stesso tempo. Perché il gioco dell’alpinismo è questo alla fine, un passatempo dove tra il divertimento e le battute bisogna prendere decisioni importanti, frutto di una preparazione ineccepibile. In pochi sanno coniugare bene queste due caratteristiche, Matteo era uno di quelli. Uno di quelli che avrebbe potuto fare ancora molto, senza mai prevaricare sugli altri. Dote rara, nella vita come in montagna, quella che nel suo ultimo scivolare nel vento l’ha accolto tra il silenzio fragile del ghiacciaio.

Casa Matteo Varese

Un luogo per non dimenticare e far sì che il sorriso di Matteo sia contagioso nella formazione dei più giovani. Così si potrebbe riassumere la funzione di Casa Matteo Varese, la realtà no-profit immaginata e costruita dalla famiglia di Pasquetto per mantenerne vivi memoria e spirito. Casa Matteo Varese è un luogo aperto, come raccontato anche sul sito internet (www.casamatteovarese.it), di pensiero e progettazione che vuole scovare i talenti dei giovani per aiutarli a trovare la propria vocazione. Un po’ come accaduto con Matteo nel suo incontro con la montagna, quella stessa montagna che se l’è portato via il 7 agosto 2020 ma che non ha cancellato il suo sorriso dai cuori di chi gli ha voluto bene. “Il motore è Matteo con la sua passione e la sua voglia di vivere” spiega la mamma, Marina. L’obiettivo è creare un luogo di giovani, per i giovani. Per far sì che tanti ragazzi possano trovare la loro strada e vivere una vita piena e sana, com’è stata quella di Matteo. Casa Matteo cresce un passo alla volta, senza troppi reclami e con un grande sorriso ad accogliere ragazzi e ragazze vogliosi di provarci, mettendosi in gioco, come nello stile del ragazzo a cui è dedicata.

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