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La Piccola Croda Rossa e altri effetti collaterali del surriscaldamento globale

Photo courtesy of Lino Vittadello
Photo courtesy of Lino Vittadello

L’effetto serra ha portato a grossi cambiamenti a livello planetario: la calotta artica si è pian piano ridotta e il livello dei mari è andato alzandosi sempre di più; i ghiacciai, poi, hanno continuato a sciogliersi.

Spesso si crede che questi giganti di ghiaccio e roccia possano sfidare l’eternità, quando, al contrario, sono più fragili di quel che sembrino; tutto inizia dall’erosione del permafrost.

“Si tratta di ghiaccio perenne che salda le rocce tra loro” spiega il climatologo Luca Mercalli, intervistato dal quotidiano bolzanese Alto Adige. “L’aumento delle temperature diminuisce la capacità di presa e può aprire la frattura da cui scaturiscono i crolli”.

Il permafrost è suddiviso in diversi strati, in cui quello più superficiale, chiamato “strato attivo”, cresce a seconda delle stagioni. “La trasformazione da ghiaccio perenne a ghiaccio destinato a sciogliersi può avere conseguenze drammatiche sulla tenuta della montagna”, continua Mercalli. Inoltre, la scomparsa dei ghiacciai è anche una causa diretta dell’attività sismica, aggiunge la Geological Society of America, perché il rischio di scivolamento a valle è maggiore con lo scioglimento, che scatena gli smottamenti.

È la stagione estiva il periodo cruciale; e se qui in Italia, quest’anno, non abbiamo avuto molto di cui lamentarci, globalmente parlando è stata l’estate più calda dal 1880.

La frana della Piccola Croda Rossa è soltanto la punta dell’iceberg.

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