Trekking

In viaggio sulle Orobie, il racconto del viaggiatore Gian Pietro Verza

Si è conclusa domenica 10 luglio 2016 la quarta edizione di “In viaggio sulle Orobie” iniziativa che ha portato 17 intrepidi escursionisti in cammino sulle meraviglie della Valfurva per condividere un’esperienza indimenticabile attorno al Confinale, dalla Val Cedec alla Val Zebrù, sulle tracce della Grande Guerra e tra le cime simbolo dell’alpinismo.

Photo Giacomo Meneghello
Photo Giacomo Meneghello

Con partenza giovedì 6 luglio a rientro domenica 10 luglio, i viaggiatori hanno attraversato anfiteatri di roccia e cielo, si sono inoltrati tra impervi ghiaioni e creste affilate, sono saliti in sella alle mountain bike per correre in discesa lungo i crinali delle irte montagne e si sono ristorati nei rifugi Forni, Branca, Pizzini e V alpini, vere e proprie icone delle terre alte. Luoghi dell’anima in cui si sono ritrovati, ogni sera, per conversare, leggere, ascoltare musica, guardare film, gustare le creazioni preparate dallo chef Michele Sana, come il pasto del soldato, con ingredienti poveri ma sostanziosi, o semplicemente guardare le stelle.

Ad accompagnare i loro passi, la storia di Vincenzo Rabito, ragazzo del ’99, siciliano, soldato semplice inviato al fronte, le cui gesta sono state narrate dall’attore Stefano Panzeri. Un viaggio tra nubi e fatiche, tra partenze e ritorni, cullati dall’anima unica delle montagne.

Di seguito il racconto di questi giorni di Gian Pietro Verza, che ha preso parte ad cammino come viaggiatore:

“Giovedi 7 luglio

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Il ghiacciaio dei Forni. Photo Gian Pietro Verza

Sono in Valfurva, val Cedec, salgo lungo la via invernale del rifugio Pizzini, il percorso prende subito quota dai Forni e offre vedute sempre più ampie sul ghiacciaio.

In val Cedec la sera dona luci e ombre con generosità sui nuovi pascoli. Lungo questo percorso era stesa la linea telefonica della Grande Guerra, questo e l’evoluzione delle comunicazioni in montagna sono gli argomenti della mia presentazione. In rifugio trovo il gruppo, un’incredibile mix tra expertise e passione, filosofi, medici volontari, attori, musicisti ed esperti di produzione video.

Venerdì 8 luglio

Partiamo per il passo Zebru, non senza aver assistito alla rappresentazione teatrale con argomento la Grande Guerra.

La Val Zebru dal passo
La Val Zebru dal passo. Photo Gian Pietro Verza

Dal Passo ampi nevai riempiono la conca verso la valle, qui viene condotta una diretta con Radio Popolare. Il gruppo scende sui nevai lungo la pista che traccio, ci fermiamo in tempo per osservare un’aquila che è risalita fin qui con le correnti ascensionali, gli stambecchi pascolano soddisfatti pochi metri sopra di noi.

Il percorso offre numerosi spunti naturalistici per la linea di contatto tra rocce metamorfiche e rocce sedimentarie, la val Zebru è uno scrigno di bellezza e di biodiversità.

Al V Alpini uno spuntino e via a far echeggiare le note del nostro corno alpino in fibra di carbonio tra i ghiacciai dello Zebru. Le note rimbalzano tra le pareti calcaree e gli echi arrivano da molto lontano, il tramonto a quasi 3000 m è suggestivo, solo la cena ci strappa dai sogni.

Il cornista e Mario Curnis. Photo Gian Pietro Verza
Il cornista e Mario Curnis. Photo Gian Pietro Verza

Sabato 9 luglio

Scendiamo verso il fondovalle, le autorità del Parco ci aspettano. Il Parco dello Stelvio è oggi gestito in modo indipendente dalle tre regioni/province che lo ospitano. Poi via in mountain bike a Santa Caterina dove si avviano le manifestazioni alla presenza di ospiti importanti.

Orobie trekking è stata una seducente occasione per incontrare, parlare e vivere: la montagna offre innumerevoli spunti di discussione, molti li abbiamo raccolti. Si, annusare un po’ di aria di rifugio e trascorrere notti fatate tra le montagne è stato uno stimolante corollario.

Photo Gian Pietro Verza
Photo Gian Pietro Verza

In un rifugio, in montagna, di notte, vengono fuori emozioni rarefatte, un po’ stai nella sala da pranzo a discutere e un po’ esci nella notte brillante di stelle, a raccontarti te stesso. In compagnia di una coppia di volpi che sperano in qualcosa dalla cucina, che ormai non si curano più di te.”

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