Cronaca

Valanghe: Val d’Aosta ancora a rischio

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AOSTA — L’effetto è stato quello di una bomba. Case distrutte, chalet rasi al suolo. Invece a provocare una simile devastazione è stata una valanga che nei giorni scorsi ha investito in pieno la periferia di Degioz, capoluogo della vallata del Gran Paradiso. Per fortuna si tratta di una zona di seconde case, vuote al momento del terribile impatto.

"E’ stata una valanga anomala, venuta giù come un proiettile radiocomandato", concordano esperti e residenti. Partita dai 3000 metri di quota della Grivola, ha fatto un salto di mille metri attraversando i pascoli innevati, ed è piombata sulle case della frazione Les Thoules.
 
Quando gli uomini della protezione civile hanno sorvolato la zona in elicottero, visto che è impossibile accedere da terra, sono rimasti basiti. Il paesaggio lì intorno era intatto e immacolato. Ma le case, quelle no, ridotte a un cumulo di macerie. E dire che da queste parti le valanghe non sono mai arrivate. "La neve si fermava sempre sul pianoro", ha detto il sindaco di Valsavaranche, Piero Jacollé, alla Stampa. "Questa era una zona fuori da ogni pericolo". E invece non è stato così.
 
La valanga, caduta lunedì, poteva causare una strage. E’ andata bene: tutte le abitazioni, al momento del distacco erano vuote. Il pericolo in Val d’Aosta però non è passato. Nei giorni scorsi una slavina ha colpito anche il territorio di Cogne, per fortuna fuori dal centro abitato. Ha letteralmente cancellato un bosco. E lo stesso è accaduto anche in altre località valdostane, ma solo ora – visti i collegamenti precari – se ne viene a conoscenza.
 
E’ il linguaggio freddo e tecnico dell’Aineva a dettare la cronaca: "Dopo gli eventi valanghivi segnalati nella giornata di lunedì – si legge in un bollettino – fino ad oggi si sono verificate, a tutte le esposizioni oltre 2000 m, valanghe spontanee di neve polverosa e, in seguito al rialzo termico anche di neve umida, di medie e grandi dimensioni che, scendendo a valle, hanno coinvolto il manto preesistente dando luogo a rilevanti accumuli di neve umida. Nelle valli di Rhêmes, Valsavarenche, Cogne, Gressoney l’attività valanghiva ha interessato il fondovalle".
 
Il presidente della Regione Augusto Rollandin ieri ha dichiarato lo stato di calamità e ha chiesto a Berlusconi un decreto di emergenza che duri 6 mesi. Il premier lo ha allargato a tutto il territorio nazionale. I cumuli di neve sono sempre più precari dopo le nevicate eccezionali. E il rischio valanghe è ancora elevatissimo.
 
I voli degli elicotteri della protezione civile hanno portato negli otto comuni valdostani ancora isolati viveri e farmaci e gruppi elettrogeni. Poco per risolvere una situazione davvero difficile. Ma quel che basta per non far sentire i 4000 abitanti ancor più isolati di quello che sono, dopo tre giorni senza elettricità e telefono. Le scuole sono chiuse. Mentre i turisti restano rintanati negli alberghi con il naso all’insù e le dita incrociate: dalle montagne d’intorno, da un momento all’altro, potrebbe arrivare il finimondo.   
 
Questa mattina il pericolo valanghe in Val d’Aosta è a livello quattro (forte) su una scala di 5. E le condizioni, dice sempre l’Aineva, "sono favorevoli al distacco di valanghe di medie e grandi dimensioni, di superficie e di fondo, che possono facilmente raggiungere il fondovalle".
 
Nel mirino, ancora una volta, le valli di Rhèmes, Valsavaranche, Cogne, Champorcer, Gressoney e Ayas. "Qui sono ancora possibili valanghe spontanee di media grandezza e talvolta grandi valanghe". E quel che è peggio è che l’innesco delle slavine rimane "probabile con debole sovraccarico".  
 
WP
Immagine di repertorio

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