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Cortina d’Ampezzo, “qui è ancora medioevo”

CORTINA D’AMPEZZO, Belluno – “La scienziata italiana (Fabiola Gianotti , direttrice del CERN) è un modello cui ispirarsi: una professionista che con impegno, competenza ed entusiasmo ha raggiunto importantissimi traguardi scientifici. Siamo fieri che una personalità come questa ci rappresenti nel mondo, ed abbiamo quindi trovato utile e simbolico dedicarle lo spazio nella pubblicazione Cortina per le Donne, che vuole essere un omaggio a tutte le donne.” Lo ha dichiarato l’Assessore al Turismo di Cortina Marco Ghedina.

Salvo leggere ieri articoli, come quello di Repubblica, che titolano: “Qui è ancora il medioevo” Bocciata la proposta di equiparare le donne agli uomini nell’ istituzione cittadina delle Regole. E c’è chi per protesta indossa il velo”.

Le Regole d’Ampezzo è un’antica istituzione che, dal tardo Medioevo, governa la proprietà collettiva dei boschi, dei pascoli e dei campi e che, a questo punto punto, ritiene che le donne non possano avere gli stessi diritti dei maschi. Una questione sempre più spinosa, che si scontra con l’antichissimo insieme di precetti, che prevedono che i diritti di un capofamiglia regoliere si trasmettono ai figli maschi; soltanto nel caso in cui abbia solamente figlie femmine, queste acquisiscono il titolo, ma lo perdono se sposano un ‘forestiero’, senza avere la possibilità di trasmetterlo ai figli.

“Le regole” oltre a dare il nome all’istituzione, sono anche un insieme di norme, il Laudo: non puoi partecipare se non sei maschio con 25 anni compiuti, per diventare “marigo”, vale a dire la guida delle 11 regole ampezzane, bisogna essere capofamiglia e con l’aspettativa di vita attuale sono tutti tra gli 80 e i 90 anni.

01-13E così, davanti alla “Ciasa de ra Regoles”, la casa delle Regole, dopo che non è stato raggiunto il quorum dei due terzi sulla mozione pro donne (416 voti a favore su 650), decidendo così di lasciare le donne nel tardo Medioevo, alcune di loro hanno indossato le antiche sottane nere a mò di burqa, improvvisando una protesta ed inviando alla stampa una foto per dire a tutti che a Cortina la Costituzione deve ancora arrivare e che la parità dei diritti resta un sogno.

“Maschilismo e paura del foresto, come qui si chiama lo straniero”, che può anche essere di Belluno, sempre foresto rimane. Questa la sintesi di Roberta de Zanna, “regoliera” e titolare di una importante gioielleria, “C’è la paura che la donna porti all’interno della comunità le proprie idee di rinnovamento e così inquini le radici maschiliste. E che danneggi ancor più la purezza della comunità sposando un foresto”.

Se furono proprio queste regole a dimpedire negli anni 60 e 70 la speculazione selvaggia a Cortina, è anche vero che non impedirono che molte proprietà private fossero vendute ai foresti, arrivando alla paradossale situazione che le nuove generazioni di ampezzani devono trovare casa fuori Cortina.

Marta Marzotto, da sempre a Cortina, ha scritto in questi giorni che questa è “una città di maschilisti di m…”. Le fa eco Cinzia Ghedina, che è stata presidente delle Regole per due mandati (non puoi diventare “marigo”, ma puoi invece ricoprire la carica più alta), dice di non voler parlare “perché questo è un paese difficile”. Omertà, intrighi? La signora Lorena Alberti Minel, mentre prepara i casuziei, dice: “Ci fa piacere la solidarietà ricevuta da tante donne, ma non devono offendere Cortina, era meglio risolvere tutto qui in paese”.

E si, Cortina è così e i foresti rimangono sempre tali e se non ti chiami Ghedina, Alverà, Manaigo, Franceschi, Menardi è impossibile essere “integrati”, anche di questi tempi.

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