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Valanga distrugge celebre fuoripista

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TIGNES, Francia — Il celebre fuoripista sulla Grande Motte, sulle Alpi francesi, è perso per sempre. La parete nord della montagna è stata sventrata dal crollo di un enorme seracco che ha lasciato una voragine grande come due campi da calcio. E’ questa la brutta sorpresa che i gestori del comprensorio di Tignes, nota località sciistica francese della Val d’Isère, si sono trovati davanti quando hanno iniziato a preparare le piste per la stagione invernale.

L’enorme valanga sarebbe caduta lo scorso 17 settembre nel tardo pomeriggio, ma la notizia è arrivata alla stampa solo nei giorni scorsi. Il fronte del distacco, largo almeno una trentina di metri, è sulla parete nord della Grande Motte (3.653 metri), a pochissima distanza dalle piste. Centinaia di metri cubi di neve e ghiaccio sono scivolati verso valle, spargendo polvere di neve fin sugli edifici in fondo alle piste da sci.

Sulla Grande Motte gli impianti salgono fino a 250 metri dalla vetta e sono tra i più famosi d’oltralpe per lo sci estivo. Molti appassionati di fuoripista scendevano proprio dal versante nord della montagna per provare i brividi della neve fresca. Ma da ora, non potranno più farlo: la valanga ha letteralmente sventrato la coltre di neve che appoggiava sulla parete, rendendola impercorribile.

Ora, al centro della parete campeggia un impressionate buco che, secondo gli esperti, è ancora molto instabile e potrebbe essere interessato da nuovi crolli. Complice del crollo, a parer loro, potrebbe essere stato il riscaldamento climatico: le temperature medie più miti portano infatti alla formazione di fiumiciattoli glaciali più grossi del normale, che finiscono per tagliare i ghiacciai nella stagione calda e renderli più instabili.

Un crollo simile era avvenuto, nel 2005, sopra Chamonix: sulla parte bassa del ghiacciaio dell’Argentière si era staccata una valanga di oltre 400mila metri cubi di ghiaccio, con un fronte di 200 metri.
 
Guarda la gallery con le immagini prima e dopo il crollo
 

Sara Sottocornola

Foto courtesy www.data-avalanche.org

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