Alpinismo

Nanga, chi paga l’elicottero

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BERGAMO — Il lieto fine non è bastato sul Nanga Parbat. Dopo settimane dal rientro a casa di Walter Nones e Simon Kehrer, la questione principale di cui discutere a suon di articoli e prime pagine continua, incredibilmente, ad essere quella del costo degli elicotteri che hanno recuperato i due alpinisti a 5.700 metri di quota dopo 11 difficili giorni trascorsi sulla parete dove è morto il loro capo spedizione Karl Unterkircher. Stavolta, la polemica nasce proprio da loro, che accusano la Farnesina di non voler pagare il costo del recupero che – notizia di questi giorni – si attesta a circa 30mila euro.

"Stavamo tentando una nuova impresa – hanno raccontato Nones e Kehrer al Corriere della Sera – che portava onore al Paese. Perchè trattarci così? Una qualunque atleta o turista vittima di un incidente all’estero forse sarebbe stato considerato meglio". Sulle pagine del Corriere, la protesta è chiara, nel titolo: la Farnesina non paga, è un’ingiustizia.
 
La Farnesina, dopo l’incidente di Unterkircher, aveva dichiarato che non ci sarebbe stato bisogno di usare il denaro pubblico perché la spedizione risultava assicurata. E ora fonti del Ministero confermano all’Ansa che quelle spese "rientrano tra quelle usualmente coperte dalle compagnie assicurative, che seguono le procedure normalmente previste per l’erogazione delle somme sulla base della documentazione pervenuta". Cosa peraltro confermata da tutti gli interessati A questo punto, però, non è più così chiaro quale sia il problema. 
 
Forse il fatto che è arrivata in Italia la fattura per i voli degli elicotteri, che ammonta precisamente a 48.594 dollari (circa 33.500 euro). La fattura è stata inviata a Nones e Kehrer dall’Ambasciata Italiana in Pakistan, che l’ha ricevuta dall’Askari Aviation. Come mai la fattura è finita nelle loro mani? Normale amministrazione, fanno sapere dal Pakistan: sarà infatti loro compito girarla alle assicurazioni per avviare le pratiche di liquidazione. Come hanno fatto peraltro tanti altri alpinisti in casi come questi.
 
E sono ben due le assicurazioni coinvolte nella vicenda. Una è quella stipulata per la spedizione da Karl Unterkircher, che – secondo quanto appurato subito dopo l’incidente e riferito da Kehrer al Corriere – starebbe cercando di evitare la liquidazione puntando sulla postilla della "prima assoluta" non contemplata nel contratto (anche si di quello, notoriamente si trattava). L’altra è quella dell’Aiut Alpin Dolomites, di cui Unterkircher era presidente e Kehrer membro. Questa, invece, sembra essere pronta a pagare 15mila euro, come dichiara lo stesso Kehrer. "Ma quei soldi andranno a Silke, la moglie di Karl".
I due alpinisti, però, non sono convinti. E alla fine dicono che hanno intenzione di pagare di tasca loro gli elicotteri, "per evitare di essere additati come quelli che sono stati salvati con i soldi dei contribuenti italiani".
Ma la storia non finisce qui. Inevitabilmente, oltre alla polemica, riparte la caccia a chi ha allertato questi soccorsi che non sono stati richiesti direttamente dai due alpinisti. Il personale pakistano? Agostino Da Polenza? Le famiglie? A quanto pare no. A chiarire le cose, in via definitiva, è l’Ambasciata.
 
"La prima chiamata ci è arrivata dai carabinieri di Selva Gardena – fanno sapere dall’Ambasciata italiana in Pakistan – che erano stati allertati subito dopo che Keher aveva  fatto le prime telefonate alle persone più vicine agli alpinisti e si era sparsa la notizia che Karl era caduto, che forse era morto, che Simon e Walter erano con lui". L’Ambasciata, peraltro, fa sapere di aver controllato chiamando a casa di Karl e dopodiché aveva allertato il sistema di intervento pakistano. Poi, a quanto pare, anche il cuoco del campo base aveva dato l’allarme ai  pakistani direttamente non vedendo attività in parete e poi vedendo solo due che si muovevano verso l’alto.
 
A stretto giro, l’entrata in scena di Da Polenza. Che ora è a dir poco perplesso da quest’uscita sui giornali. ”E’ la consuetudine che l’agenzia Pakistana mandi il conto – dice Da Polenza – e che questo venga inoltrato agli interessati perché attivino le pratiche per i rimborsi da parte delle assicurazioni che avevamo verificato essere state stipulate. Questa è la prassi per attivare la liquidazione di tutti gli incidenti , anche quelli automobilistici. Anche a Marco Confortola, che ieri ha subito diverse amputazioni ai piedi per i congelamenti subiti sul K2, è arrivato il conto degli elicotteri. Ma anche lui fa la guida alpina e mi ha detto che lo inoltrerà all’assicurazione per il rimborso, punto".
 
"Quel che davvero è irreparabile – prosegue Da Polenza – è la perdita del grande Karl e forse una maggiore attenzione alla sua memoria sarebbe auspicabile. Per il conto degli elicotteri,  innanzitutto bisogna negoziare con le assicurazioni, visto che proprio Karl aveva stipulato una polizza assicurativa pagando il relativo premio. Credo poi che la solidarietà di tutti gli amici di Karl e dei suoi due compagni di sventura, non esiterebbe a mettersi di nuovo in moto”.
 

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