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Nuova impresa degli italiani sul Tetto del mondo

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KATHMANDU,  Nepal — Stavolta non si tratta di alpinismo. Ma di certo l’impresa è fra quelle da ricordare per spirito di sacrificio, competenza e professionalità. Gli uomini del Comitato Ev-K2-Cnr  hanno terminato la costruzione della stazione di rilevamento atmosferico più alta del mondo, agli oltre 5mila metri della Piramide dell’Everest.

Nonostante i 15 gradi sottozero e i venti a 150 all’ora che la settimana scorsa avevano danneggiato la struttura, l’equipe di Agostino Da Polenza ha realizzato un altro bel successo internazionale per il nostro Paese.

 
"Abbiamo fatto di tutto per rispettare gli impegni presi – commenta il presidente del Comitato Ev-K²-Cnr Agostino Da Polenza -.  Abbiamo lavorato all’esterno a mani nude, carichi come muli, con condizioni climatiche davvero proibitive per riuscire a mettere in piedi questa stazione che fa parte del progetto internazionale Abc (Atmospheric brown clouds,  che studia la nube marrone dell’Asia). La soddisfazione di esserci riusciti ripaga di tutti gli sforzi".
 
Con la nuova stazione, l’Italia siede a pieno titolo al tavolo dei protagonisti della ricerca scientifica mondiale.  "Di questo dobbiamo ringraziare gli uomini e le donne, guide alpini, tecnici e ricercatori che si sono prodigati in questa sfida", prosegue Da Polenza.
 
Con quest’impresa – e di vera impresa si tratta visto che sono stati portati a 5050 metri di quota circa 18 tonnellate di materiale, così delicato da dover essere trasportato in spalla -, l’Italia assume un ruolo primo piano nella grande scienza internazionale. Gli uomini del Comitato Ev-K²-Cnr hanno dimostrato una competenza e una professionalità che non hanno nulla da invidiare ai più blasonati colleghi d’oltreoceano. Mentre il nostro Paese acquista credibilità nel novero internazionale.
 
Quella scintillante Piramide di vetro e alluminio, e la relativa stazione di monitoraggio atmosferico, sono gioielli di tecnologia italiana incastonata nel cuore dell’Asia. "Sono il simbolo della nostra capacità di fare ricerca scientifica. Ma anche della nostra capacità di cooperare allo sviluppo dei Paesi asiatici " aggiunge Da Polenza.
 
"L’impresa che abbiamo portato a termine in questi giorni è emblematica. Racconta i nostri valori: l’ostinazione di voler fare un buon lavoro. Il rispetto degli impegni. La nostra professionalità e il nostro professionismo. E’ stato un lavoro arduo, duro e straordinario. Fatto in collaborazione con la gente nepalese. Portatori e operai che hanno vissuto al nostro fianco e lavorato con passione. In un Paese il Nepal che, ricordiamolo, sta passando un periodo delicatissimo della sua storia".
 
Insomma, la ricerca scientifica e il lavoro travalicamo anche la precaria situazione politica nepalese, caratterizzata da scontri fra i ribelli maoisti e la monarchia.
 
"Guardi, quando si lavora così intensamente e con questa passione, in questi luoghi non c’è politica che tenga", chiosa Da Polenza. "Le racconterò un aneddoto. Quest’oggi sono andato verso il Pumori, sotto il meraviglioso Everest. Sul cammino ho incontrato due falegnami nepalesi che lavorano con noi. Erano in pausa pranzo. Sedevano al vento, guardando lo spettacolo della natura. Sul volto gli si leggeva la fatica del duro lavoro. Ma negli occhi avevano la gioia e la serenità che solo queste straordinarie montagne possono dare".     
 

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