Alpinismo

Il senso della vita? Si trova scalando

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WELLINGTON, Nuova Zelanda — Sport, divertimento, bei panorami. Ma non solo. La montagna è anche il luogo dove trovare la pace interiore, la forza per superare le difficoltà, insomma il senso della vita. Molti di voi, forse, lo pensano già. La novità è che ora, questo "potere" dell’alpinismo è stato dimostrato scientificamente. Leggete un po’ i risultati di questa ricerca scientifica. E poi dateci la vostra opinione…

A teorizzare le proprietà terapeutiche dell’alpinismo è stata Lee Davidson, studiosa neozelandese della University of Victoria, che negli ultimi anni ha studiato la psiche di un nutrito campione di alpinisti. Dopo anni di interviste e analisi incrociate ha concluso che loro sì, hanno capito qual è il senso della vita.
 
"Scalare aiuta a mettere a fuoco le proprie esperienze – sostiene la Davidson -. Aiuta a dare a cose, fatti e persone il giusto valore. E permette di dare una prospettiva alla propria vita". Alla faccia di chi ritiene l’arrampicata uno sport estremo, adatto a ragazzini scavezzacollo o amanti del rischio e dell’adrenalina.
 
"Lo stereotipo dell’alpinista macho, giovane e sprezzante del pericolo – prosegue la Davidson – si adatta a ben pochi personaggi. In realtà, gli scalatori sono concentrati, ponderati ed estremamente calmi".
 
Gli alpinisti, per esempio, sono una delle poche categorie di persone i cui interessi implicano perseveranza e impegno duraturo. Oggigiorno, invece, i più preferiscono esperienze rapide e intense, a volte "virtuali", che regalano brevi momenti di divertimento e poi lasciano spazio al nulla.
 
"La cosa più importante che ho scoperto – racconta la Davidson – è che gli alpinisti hanno un forte senso di identità. Al contrario delle migliaia di persone eternamente combattute e confuse che si incontrano oggi, gli alpinisti hanno chiaro in testa chi sono e da dove vengono. E questa chiarezza gliel’ha regalata la montagna, che è diventata il punto di riferimento attorno a cui ruota tutto il resto".
 
Ma perchè proprio la montagna? Secondo lo studio condotto dalla ricercatrice, il segreto sta nel fatto che la montagna dà alle persone l’opportunità di mettersi alla prova in un ambiente dove gli errori si pagano. Dove il pericolo è sempre in agguato, ma è un pericolo calcolato che aiuta ad acquisire le capacità per affrontarlo.
 
L’atteggiamento che si impara sulla roccia, tradotto nella vita di tutti i giorni, aiuterebbe ad affrontarla nel modo migliore e a comprenderne il senso profondo.
 
La ricerca della Davidson ha vinto un premio della Australia and New Zealand Association for Leisure Studies e presto diventerà un libro.
 
 
 
Sara Sottocornola 
 
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Si, l’alpinismo classico aiuta sicuramente a dare un senso alla propria vita e ciò vale, soprattutto, quando si inizia l’attività da giovani perché ti forgia il carattere e la determinazione aiutandoti ad affrontare meglio anche la vita quotidiana. Io ho iniziato a 16 anni (40 anni fa!) eppure ancora oggi affronto tutte le difficoltà quotidiane immaginando di essere in parete dove, seppure la vetta sia l’obiettivo finale, bisogna concentrarsi solo sulle difficoltà dei singoli passaggi che compongono la salita senza farsi dominare dall’ansia delle incognite che ti aspettano più in alto.
Fabio
Non intendo smontare la tesi che il senso della vita si trovi tra le vette innevate, ma minare le certezze che ne stanno alla base, come d’altra parte hanno già fatto tanti, accorti lettori, amanti della montagna e dell’alpinismo. Posto che sia umanamente possibile scoprire il senso della vita e che la montagna sia luogo privilegiato in cui giungere all’illuminazione, ritengo esistano una serie di ostacoli che minano da sempre il cammino spirituale dell’uomo, in pianura come a 3000 metri. Non mi dilungherò a descrivere la natura di questi impedimenti, molto meglio di me l’ha fatto Gian Piero Motti in uno dei suoi scritti più significativi: "I falliti", di cui consiglio caldamente la lettura.
Ema

Sono Adriano, complimenti per il sito, ormai è il mio telegiornale. Sono uno che semplicemente cammina in montagna ma questa ricerca è centrata in pieno.

Sicuramente. Dopo un quarantennio di alpinismo mi sento di condividere appieno l’affermazione.
Claudio

Molti di coloro che hanno scritto mi pare abbiano erroneamente interpretato l’articolo, contestando la teoria che "l’andar per monti sia il senso della vita". Non mi pare che il contenuto dell’articolo fosse questo, anzi. La Davidson dice infatti che "…questa chiarezza gliel’ha regalata la montagna, che è diventata il punto di riferimento attorno a cui ruota tutto il resto…" Rileggendo l’articolo quindi, si comprende che l’alpinismo non è il fine, ma il mezzo tramite cui ci si
"trasforma", vivendo esperienze attraverso le quali tutta la nostra vita (affetti, impegni, lavoro, soldi, ecc) viene vista sotto una nuova, diversa prospettiva. Prospettiva che aiuta a fare chiarezza dentro di se, passo indispensabile per provare timidamente a dare un senso alla vita o, quantomeno, a vivere un po’ meglio.
Corrado

Condivido il pensiero della Davidson. L’alpinismo è una scuola di vita. In questo mondo che sempre di più sta diventando virtuale a tutti i livelli, la disciplina dell’arrampicata, sopratutto in ambiente, porta l’uomo a riscoprire la natura di se e quella che lo circonda. La fatica  che oggi è considerata una cosa da evitare, ci fa ritrovare la forza  messa in quel cassetto, che avevamo dimenticato di avere. Attraverso la disciplina e sottolineo disciplina dell’arrampicata, aumenta l’autostima, si riscoprono i valori dell’amicizia e del rispetto di ogni cosa che ci sta attorno.
Bruno

Sono d’accordo, credo che il rapporto con la montagna, in qualsiasi modo la si frequenti e la si viva, certo rispettandone le leggi che lei stessa impone, serve ad acquisire un atteggiamento di umiltà e di semplicità utili nella vita quotidiana sempre densa di affanni e preoccupazioni.

Buongiorno a tutti, interessante questo argomento, non se ne parla spesso…Io non sono un’alpinista, mi piace camminare e mi piace farlo anche in montagna, possibilmente su sentieri che salgono costantemente, mi piace farlo anche da sola, sto bene e nella fatica, nel respiro affannato perdo i miei pensieri negativi e ripulisco la mente, godo e ringrazio per lo spettacolo della natura che ci è stato regalato, ma il senso della vita l’ho trovato da un’altra parte. Io non sono completamente d’accordo con questa affermazione perchè credo che IL SENSO DELLA VITA SI TROVA ANCHE SCALANDO. Credo che ognuno di noi possa sentirsi completo, vivo, appagato e felice realizzando piccole cose, semplicemente vivendo la vita di tutti i giorni con tutto quel che ci regala o ci chiede di affrontare: un lavoro, un figlio, una relazione affettiva, una scalata in montagna, una nuotata in mare, e via dicendo…Gli alpinisti, chi va in montagna ha una grande consapevolezza di sè, si conosce bene e ha ben chiaro cosa vuole nella vita ma questo non significa che tutti "gli alpinisti" siano persone capaci di perseverare nella fatica e nell’impegno, forse durante un’ascensione, una scalata sì ma nella vita non è scontato che sia così, molti si perdono nella vita "normale" di tutti i giorni e non sanno stare in questa dimensione. Le salite in montagna possono aiutare certo a misurarci, conoscerci, isolarci, condividere, realizzarci ma non devono limitarci in quello spazio.
Anna  
"Tu devi essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" (M.Gandhi)

Cosa ne penso? Il senso della vita non si trova in montagna, o nel mare, nè tanto meno nel "virtuale". Il senso della vita, della PROPRIA vita, si trova dentro sè stessi. Ciò che io sento come mio, come affine al mio carattere, ma soprattutto come compatibile al mio essere uomo e parte di una Natura (montagna, mare, pianura, fiumi, ecc. e tutti gli esseri viventi che ci vivono) è e deve essere ciò che da senso alla mia esistenza. L’alpinismo, così come altre forme di espressione umana, se praticate nel rispetto della Natura che ci accoglie, è pertanto un modo per esprimere sè stessi, quindi per comunicare con gli altri e dare un senso alla propria vita.
Grazie e ciao.
Pietro

Non so se il senso della vita si trovi così, quello che so è solo quello che sento. In montagna sto bene. Il verde mi rilassa, la roccia (strano a dirsi) mi da sicurezza – non sfrontatezza – (cosa che non mi da il mare anche se lo apprezzo e ci vado). L’aria buona mi apre i polmoni, i globuli rossi si rafforzano e a me, con una lieve patologia di anemia meditterranea, questo fa sentire decisamente meglio. In cima ad un monte mi sento piccola e grande nello stesso tempo. A volte mi viene voglia (e lo faccio chi se ne frega) di abbracciare in albero o una roccia. Non farei distinzioni di categorie, ma di persone. Chi lo fa per se e chi lo fa per farsi vedere. Chi lo fa per arrivare da qualche parte ci lo fa solo per sua prestazione. Ho notato una cosa, ed è per questo che apprezzo le quote. Si parte in passeggiata e in valle o sui laghi ecco una marmaglia starnazzante di gente, si sale un poco e piano piano spariscono i maggiori disturbatori. In vetta non si arriva in molti (e io non sono una che fa sforzi eccezionali, normali direi) e li si sta bene. Non ci vado spesso e non amo vivere la montagna di corsa, tipo partire la domenica mattina alle 4 e tornare alla sera. Piuttosto rinuncio e aspetto la possibilità di passarci qualche giorno o una settimana. E’ con la calma che la si vive bene. Però mi manca di vederla così poco.
Michela O.
Rispondo su thread di cui in oggetto:
Caro “Bi” proprio in questi giorno sto cercando lavoro, dopo un anno di master MBA…sono proprio il classico colletto bianco li lndo e purtroppo gli ultimi anni di sforzi lavorativi e di studio hanno fatto di me anche un alpinista poco allenato. Posso dire comunque che nonostante lo scarso allenamento la mia forma mentis e le mie esperienze su roccia e ghiaccio mi hanno aiutato ad essere riconosciuto come una persona equilibrata ed affidabile, anche se l’80% del credito è dovuto alla persona, non al curriculum alpino. Concordo con le osservazioni di fondo dello studio neozelandase, le ho sperimentate sul campo.
Caro Roberto, non farei troppi distinguo…sono un alpinista “caiota” e purtroppo nel mio ambiente i sassisti non vengono visti proprio (alcuni del CAI non credo sappiano che significa). Questo a mio parere limita molto l’esperienza del CAI ma non dovrebbe togliere nulla ai sassisti. Ne conosco assai pochi, ma quesi pochi mi sono molto simpatici e penso che l’affrontare in modo consapevole il rischio di morire li possa accumunare, assieme a tutti quelli che un tale rischio  si prendono su qualunque terreno, a persone potenzialmente formate e coscienti. Sul fatto che molti siano vanesi in ogni movimento, ok, vero, narcisi pure. Consentimi di dire che sono facili critiche….ma se dovessi essere richiesto in che compagnia scegliere a caso un amico la sceglierei tra una di arrampicatori piuttosto che di spiaggiaioli….non per farci una via, ma per fare due chiacchere con una certa probabilità di soddisfazione personale
Scusate la lungaggine! Ciao e grazie
Samuele
CAI Treviso
Sicuramente non è una novità che l’andare in montagna faccia bene, ma forse per quello che ne so la mentalità anglosassone è forse un poco differente della nostra,"forse", la signora Davidson non ha analizzato alpinisti Italiani francesi e spagnoli ecc. La montagna e l’alpinismo vissuti da semplici sconosciuti e appassionati fa molto bene sicuramente, la ricerca di protagonismo tipico nostro, forse no.
Ciao Adriano

Io penso che nella famiglia nel lavoro nella passione di qualunque hobby si possa trovare il senso della vita. Io trovato in tutto questo perchè piace vivere.
Federico

Io son anni che arrampico e faccio soccorso in montagna….ne ho viste tante di montagne girando per il mondo…dalle mie dolomiti alle ande …dal himalaya all’ africa ecc…indipendentemente da dove mi trovavo guardandole e pur sempre roccia o ghiaccio…a me la montagna ha sempre trasmesso tranquillita e insegnato a vivere in modo piu umile e aiutato ad affronatre i problemi in maniera piu ragionevole
Christian Denicolo gruppo CATORES Valgardena

Non sono molto daccordo con l’articolo,anche se secondo me riguarda più una certa cerchia di "alpinisti"….
Di sicuro da questo articolo escluderei i falesisti e i bulderisti che praticamente vivono con i piedi "x terra",invece per chi fa veramente alpinismo trovo che l’articolo calzi alla perfezione.
Il difetto sta che una volta tornati alla "normalita",cioè nella vita di tutti i giorni,famiglia,amici,lavoro ecc ,anche se volessimo spiegare quello che è stato descritto nell’articolo,non ci riusciremmo.
Sia per una nostra difficoltà di espressione,parlo di alpinisti,sia da parte degli altri di capirci,parlo della famiglia,degli amici e colleghi.
Il discorso secondo volge verso il solito tema degli "alpinisti"..siamo tutti ENORMENTE EGOISTI,anche se devo ammettere che la montagne mi ha aiutato molto in certe situazioni della mia vita,ma non le ha risolte..anzi!!
Siamo egoisti perchè in montagna ci confrontiamo solo e sempre con noi stessi,a quante salite avremmo rinunciato se al posto di un amico avessimo avuti legati moglie o figli? Quanti di noi si sacrificherebbero per un amico come x un figlio?
Forse ho enfatizzato un pò la cosa ma da alpinista un pò esperto certe sfaccettature le conosco.
Giorgio

E’ tutto vero… E se la scienza non basta, provate a leggere le righe scritte da Battistino Bonali. Arrivano dritte al cuore. Provare per credere: la montagna regala emozioni uniche e insegna a vivere.
Grazie montagna per avermi dato lezioni di vita,
perche’ faticando ho imparato a gustare il riposo,
perche’ sudando ho imparato ad apprezzare un sorso di acqua fresca,
perche’ stanco mi sono fermato ed ho potuto ammirare la meraviglia di un fiore,
la liberta’ di un volo di uccelli
a respirare il profumo della semplicita’.
Perche’, solo, immerso nel tuo silenzio
mi sono visto allo specchio e spaventato
ho ammesso il bisogno di verita’ e di amore
perche’ soffrendo ho assaporato la gioia della vetta, percependo che
le cose vere,quelle che portano alla felicita’ si ottengono solo con fatica e
chi non sa soffrire, mai potra’ capire.
S.
Sinceramente mi pare un po’ semplicistico afferamare che in montagna si trova il senso della vita. Inannzitutto nell articolo si parla di "alpinisti" e poi si fa riferimento a "climber", scalatori, a "roccia" (e perchè non ghiaccio o misto?) etc… Beh, da quello che posso vedere io una cosa sono gli alpinisti, un altra i "falesisti" e un altraancora i "boulderisti"!…queste tre macro-categorie di fruitori della montagna sono generalmente molto diverse tra di loro e spesso gli "estremi" (un boulderista dell’ultima generazione e un alpinista del CAI) non si salutano neanche, si disprezzano solamente! Io sono un amante dei sassi e della loro scalata ma vi assicuro che la maggior parte dei boulderisti purtroppo risponde in pieno al ritratto di "macho, giovane e sprezzante del pericolo", (io aggiungo anche maleducati e bestemmiatori!!) ma anche molti falesisti e qualche alpinista lo sono! Mi è poi capitato di parlare con molti alpinisti per cui senso della vita è a dir poco "inquietante", gente vuota e arrogante, peggio di un "colletto bianco" che lavora in centro a Milano e la montagna la vede solo sulle piste da sci di Courmayeur e dal suo SUV! Non basta essere in un bel posto e in una situazione difficile per farsi cambiare!… bisogna essere disposti a cambiare e a farsi stupire dalla realtà che ci stà intorno!! Chi basa tutto sul tecnicismo e sulla prestazione va in montagna come un pilota di formula 1!! Sante parole quelle di Corona che, videointervistato proprio su questo sito, ha detto "Rare volte nel mondo dello sport ho visto vanesi e narcisi come gli alpinisti…"! La montagna è bella e severa ma bisogna saperla guardare e stupirsi nel guardarla!…diceva un mio amico sacerdote.." che bello il Monte Bianco al tramonto!…eppure sarebbe solo un ammasso informe di pietre e ghiaccio…se non ci fosse l’uomo a guardarlo!"
Roberto
Completamente d’accordo! Solamente lassù, dopo tanta fatica, si possono vedere le cose da prospettive diverse.
Marco Bisortole
Sono pienamente d’ accordo. L’ esperienza di vivere la montagna regala "lezioni di vita" che molta gente, aimè, non imparerà mai, per questo ritengo una fortuna il potervi andare spesso. 

L’ho sempre detto che i matti sono gli altri!
"L’ebrezza di quell’ora passata lassù, isolato dal mondo, nella gloria delle altezze, potrebbe essere sufficiente a giustificare qualunque follia."
Massimo Conti

Riesco solamente a dire,che più scalo e meglio stò,sia in falesie,che al mare,la cosa migliora moltissimo se scalo in mon tagna,una grande via classica, forse perchè ho modo di esprimere e scambiare giudizi,e critiche sulla scalata fatta….ma il discorso è che non credo sia il senso della vita,cioè si cerca di trovarlo…
Almo

Buongiorno redazione, sono perfettamente concorde con le vostre affermazioni. La tendenza del "tutto e subito" ha condizionato la vita nei giorni nostri. Proprio in questi giorni parlando con alcune persone, è emersa l’ideologia attuale completamente stravolta rispetto ad alcuni anni fa, per esempio in ambito lavorativo, un’azienda che si accingeva ad assumere personale dipendente era maggiormente benvisto un soggetto con esperienze limitate numericamente, un numero minore di aziende con cui aver collaborato per diversi anni, piuttosto che tante aziende per poco tempo, era un sintomo di serietà e professionalità da entrambe le parti, significava che se il rapporto era durato a lungo era un chiaro sintomo di funzionamento; adesso, completamente il contrario, tante esperienze mordi e fuggi sono maggiormente considerate, a scapito a volte della qualità del lavoro svolto. In un progetto a lungo termine, hai la possibilità di vederne i pregi e i difetti anche dopo il periodo iniziale, altrimenti le tue valutazioni possono essere ristrette ad una visione parziale, e la tua crescita resta limitata come la tua esperienza. Così è nella vita quotidiana, se resti fisso sul tuo obbiettivo, e fai in modo che il "resto" ruoti in funzione di esso, hai modo di gestire al meglio la situazione. Ho divagato, lo so. L’alpinismo, proprio per l’ambiente in cui si svolge riesce a metterti di fronte alle tue capacità, al tuo senso pratico, ai tuoi limiti, alla necessità fondamentale di restar ecalmo in qualsiasi situazione, ti allena interiormente ad affrontare e risolvere un problema alla volta, ti da la possibilità di metterti alla prova. E’ la situazione che ti porta ad essere critico e sfrondare tutto il superfluo dalla tua vita, anche quella di tutti i giorni.
Bi
 

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