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Partito l’Orobie Film Festival

[:it]BERGAMO – 10 anni non sono pochi: sono la misura di un patrimonio costituito da tanti film proiettati, tante immagini, tante iniziative culturali, un patrimonio di credibilità. Un traguardo che l’Orobie Film Festival, che non è certo quello di Venezia o di Trento, con la sua ineguagliabile, anche se vecchiotta, rassegna cinematografica, gli consente di mettere insieme un buon risultato consistente in sei serate, un pubblico numeroso e tanti enti sostenitori.

Quest’anno la sigla iniziale, sempre entusiasmante per le belle immagini di montagna e la musica incalzante, ha annunciato l’iniziativa, promossa dall’Associazione Montagna Italia , “Spirit of the Mountain” che aggrega e fa collaborare sei differenti festival che hanno come tema l’alta quota: Bergamo, Verona, Sestriere, Milano e Pontresina in Svizzera.

Serata sempre particolare quella d’apertura. Dei due film proiettati il primo: “Castro Daire – Serra di Montemuro”, del portoghese Sergio Pereira, non è chiaro cosa voglia rappresentare con una infinita carrellata multistagionale di inqudrature agresti e naturalistiche. Forse non meritava l’apertura.

Il secondo film “Citadel” di Alastair Lee, inglese, ci ha raccontato la salita in Alaska del monte Citadel a cura di due guide, un biondo inglese e uno svizzero, che lavorano a Chamonix e si dilettano d’alpinismo espolrativo salendo desolte e bellissime cime di granito e ghiaccio in Alaska. Il racconto è quello di due alpinisti, della montagna, della troupe che non si vede, ma la si immagina e dell’elicottero anch’esso invisibile che fa le riprese. Immagini belle e spettacolari, ma la storia è un po’ stantia ed anche un po’ i dialoghi non perfettamente tradotti.

L’apertura di Festival meritava inoltre qualcosa di più brioso e meno classico del coro alpino, visto che il padrone di casa Roberto Gualdi ha annunciato che quest’anno il festiva adotta anche la musica.

In onore delle Orobie, le amate Alpi bergamasche, delle quali ha salito più di 500 tra cime, torrioni, spuntoni, denti, ripetendo anche vie storiche tracciate oltre 80 anni fa e probabilmente mai ripercorse, Maurizio Agazzi ha presentato una carrellata di belle foto e di salite, a rappresentare un alpinismo esplorativo alle porte di casa. Un buon modo per celebrare il decimo anniversario del Film Festival che delle Orobie porta il nome.

In chiusura un film per celebrare Walter Bonatti. “Il Pilone Centrale del Freney”, di Jeròme Equer, girato nel 1994, rievoca una delle più drammatiche tragedie del Monte Bianco: dei quattro alpinisti francesi e tre italiani impegnati in quella che era ritenuta l’impresa più difficile da realizzare,  tornarono a casa solo in tre, Pierre Mazeaud, Roberto Gallieni e per l’appunto Walter Bonatti. L’impatto mediatico fu enorme, in Francia a Bonatti tributarono la Legion D’Onore, la massima onereficenza, in Italia si scatenarono le polemiche e le accuse. Film da cineteca, ma bello e soprattutto un documento importante. Un tributo al grande Bonatti che verrà ripetuto  con altri due film in programma: “Sfide : Walter Bonatti al di là delle nuvole”, prodotto dalla  RAI  nel 2014, e “Finis Terrae” di Fulvio Mariani, del 1999.

Qui di seguito trovate invece le immagini delle fotografie, alcune molto belle, selezionate per il concorso fotografico. Belle immagini e bella musica, riprese da noi di Montagna.tv, che seguiamo volentieri l’Orobie Film Festival direttamente dalle poltrone dell’auditorium. L’effetto è particolare. Guardatele e giudicate voi, magari con un vostro commento, anche su Facebook.

 

 

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