Reinhold Messner: l'alpinismo non è morto. Grazie a giovani come Hervè Barmasse
[:it]TRENTO — “Tempo fa ho detto che l’alpinismo era fallito, ma oggi dico no, non è vero, perchè ci sono giovani che non pensano solo all’arrampicata o alla salita ma capiscono che l’alpinismo è più che altro cultura. Giovani come Hervè Barmasse”. Così ha dichiarato Reinhold Messner poco fa durante la serata “150-100-50-0. Storie di alpinisti fra il Cervino e la Guerra” organizzata nell’ambito del Trento Film Festival.
Il “re degli ottomila” ridona dunque speranza all’alpinismo, che qualche tempo fa aveva definito senza mezzi termini “fallito”. Lo ha fatto dopo la proiezione di un filmato inedito di Herve Barmasse che ha regalato al Filmfestival un girato del concatenamento in solitaria della 4 creste del Cervino compiuto lo scorso inverno (marzo 2014).
“Hervè vede la storia dei 150 anni nelle sue salite – ha spiegato Messner -. E’ capace di trovare l’avventura sulle Alpi e non solo in Himalaya o in Patagonia. Giovani come lui difendono i valori veri dell’alpinismo tradizionale. Io ho detto che ci sarebbero mancati giovani che fanno cultura dell’alpinismo, ma oggi dico no, ci sono ancora”.
La dichiarazione è stata accolta dal pubblico con un forte applauso. “Walter Bonatti con la sua ultima grande salita, la solitaria alla Nord del Cervino, ci ha lasciato i veri valori dell’alpinismo” ha aggiunto poi Messner.
Durante la serata il duetto Messner-Barmasse ha ripercorso la storia della prima salita al Cervino e dell’alpinismo durante la Grande Guerra, con il suggestivo contributo di letture, piece teatrali, spezzoni di film storici e l’accompagnamento musicale del gruppo Apocrifi e del Coro Martinella.
“Il titolo della serata – spiega il giornalista Sandro Filippini che ha collaborato alla realizzazione dello spettacolo – è scritto in cifre e fatto di numeri: “150-100-50-0”. Ma non si tratta di misure o di record. Si tratta di anniversari, per raccontare di uomini e delle loro gesta, fatte per sfida, per amicizia, per necessità o per dovere. Abbiamo voluto legare l’oggi alle storiche imprese di Jean Antoine Carrel ed Edward Whymper, salitori del Cervino nel 1865, o di Walter Bonatti, che un secolo dopo sulla parete Nord di quella montagna disegnò, in 5 giorni e 4 bivacchi, il suo ultimo, grande capolavoro in solitaria e in invernale. Senza dimenticare anche gli uomini, alpinisti e non, che sulle montagne 100 anni fa combatterono la Grande Guerra.
Non è mancato un appello ad aiutare il Nepal dopo il terremoto del 25 aprile. “Noi alpinisti e amanti della montagna abbiamo goduto di quelle montagne, dell’ospitalità di quel popolo, di quei sentieri. E in qualche modo ne siamo un po’ responsabili. Aiutiamoli”.
Il prossimo 28 maggio è in uscita il libro di Hervè Barmasse “La montagna dentro”, edito da Laterza. Parte del ricavato verrà devoluto alla ricostruzione in Nepal.[:]
Occorrerebbe un periodo di black -out.Invece proliferano festival,Filmfiction, docufilm, libri, guide, riviste, relazioni cronometrate con traccia gps e schizzi dettagliati metro per metro …griffe di abbigliamento ed attrezzature…
Tra qualche anno, dopo qualche crollo di pareti e terremoto..le montagne avranno nuove pareti vergini e si offriranno per nuove imprese.Succede lo stesso nel ciclismo…nel calcio..i tifosi si stufano.