AlpinismoAlta quota

David Göttler: vado all’Everest con Slawinski e Bartsch per tentare una via nuova

CHAMONIX, Francia – Sarà un super team quello che quest’anno sarà al versante nord dell’Everest. David Göttler, Daniel Bartsch e Raphael Slawinski, che lo stesso Göttler definisce “il più forte” e “l’arma segreta”, tenteranno di aprire una variante di salita alla via normale. A pochi giorni dalla partenza, Göttler ci ha spiegato i dettagli della spedizione.

Come leggerete nell’intervista all’alpinista tedesco, le condizioni della parete saranno determinanti per il tentativo. Di sicuro il team è di quelli con le carte in regola: Göttler, ha in curriculum diversi 8000 senza ossigeno ed è stato con Simone Moro al Nanga Parbat nell’inverno 2013/2014. Slawinski ha vinto un Piolet d’Or per la prima salita del difficile K6 West.

David, qual è il vostro progetto?
Siamo un gruppo di 3 persone: ci siamo io e Daniel Bartsch, che è un caro amico di lunga data, siamo stati insieme anche al Makalu, e poi abbiamo fatto due spedizioni in India, al Broad Peak e al K2. E poi il membro più forte del team è il canadese Raphael Slawinski. Quindi siamo un team piccolo con il sogno di scalare questa via nuova o variante alla via normale di salita del versante nord dell’Everest.

Esattamente dove vorreste salire?
L’idea è di scalare uno dei couloir sulla sinistra della via normale da Nord. Poi tra campo 2 e campo 3 traverseremo incrociando la normale e ci sposteremo sulla vera parete nord. Passeremo da una delle cenge su cui hanno trovato i resti di Mallory e da cui è passato anche Messner, fino a raggiungere il Great Couloir, e da li continueremo fino alla cima. Questa è l’idea che abbiamo in mente, ma bisognerà vedere come troveremo la montagna, perchè questa via è possibile solo se le condizioni sono perfette. Non lo sai mai quello che trovi: l’anno scorso la montagna era davvero secca. Non avrebbe senso provare se le condizioni non fossero ideali. E’ sempre così con questi progetti, sempre un po’ difficile dire: ok andiamo e facciamo questo. Inoltre, in base alle nostre ricerche questa che abbiamo individuato sarebbe una via nuova, ma non conta molto e magari qualcuno potrebbe saltar fuori dicendoci che l’ha già scalata anni fa. Ma mi sento molto motivato, molto felice di andare! E’ la prima volta che vado sul versante tibetano e saremmo già felici di andare in cima senza ossigeno dalla via normale! L’Everest senza ossigeno con un piccolo team è sempre una grande sfida.

Everest North Face (photo Luca Galuzzi wikipedia commons)
Everest North Face (photo Luca Galuzzi wikipedia commons)

Come è nata l’idea del progetto?
L’idea originale era di Gerfried Göschl, l’alpinista austriaco morto nel tentativo invernale al Gasherbrum I. Aveva condiviso questa idea con il suo amico canadese Louis Rousseau: inizialmente io e Louis volevamo provare questo obiettivo, poi si sono aggiunti gli altri due al team. Sfortunatamente Louis ha dovuto tirarsi indietro alla fine, ma il piano e la spedizione erano già avviati e così Louis ha detto che noi dovevamo andare a tentare lo stesso, anche senza di lui. E’ un peccato davvero che lui non venga con noi, comunque in definitiva siamo in 3.

E’ la prima volta che scali con Slawinski?
Sì, la prima volta. Anzi a dire il vero non ci conosciamo. Lui è stato portato nel progetto da Louis Rousseau, come io a mia volta ho portato Daniel. Quindi è finita che andremo insieme anche se non abbiamo mai scalato insieme. Ma ho avuto un ottimo feeling dalle nostre conversazioni e abbiamo un sacco di amici in comune, alcuni di loro qui a Chamonix mi hanno assicurato: vedrai ti troverai benissimo con lui! E io non ho dubbi che sarà così e che sarà un bel team. Raphael non è mai stato su un ottomila, ma è stato grandioso su alcuni 7000, è fortissimo sulle arrampicate di misto, quindi di sicuro sarà la nostra arma segreta su quel terreno. Io sono stato molte volte su cime di ottomila metri, e Daniel ha scalato spesso ad alta quota per fare foto e video: è il suo lavoro, è un cameraman professionista, ma è anche un ottimo alpinista, sa gestire l’alta quota come ha dimostrato al Makalu quando siamo andati in cima insieme.

David Goettler, Hans Mitterer e Daniel Bartsch in cima al Makalu nel 2013 (Photo David Goettler)
David Goettler, Hans Mitterer e Daniel Bartsch in cima al Makalu nel 2013 (Photo David Goettler)

E’ la prima volta che vai all’Everest da Nord, ma eri già stato all’Everest da Sud. È così?
L’anno scorso avevo il permesso per il versante sud, ma poi c’era stata la grande valanga e alla fine non sono neanche arrivato al campo base, perché mi stavo acclimatando su altre vette là intorno nel Khumbu. Ero lì con la mia ragazza, abbiamo fatto un trekking per acclimatarci e poi dopo la valanga la stagione si è chiusa, non ho nemmeno tentato.

E quindi hai deciso di cambiare progetto e andare da Nord per via della valanga dell’anno scorso, oppure si tratta semplicemente di un altro progetto?
Direi che la prima ragione è che è un altro progetto, ma sicuramente mi sono anche detto che non era una cattiva idea cambiare versante, visto che non si sapeva cosa sarebbe successo sul lato sud. Ora sembra che il mio permesso rimarrà valido ancora per 5 anni, ma questo non era chiaro fino a una settimana fa o giù di lì. Quindi sì, mi sono detto, non voglio organizzare una spedizione, andare in Nepal e aspettare di vedere cosa accadrà. Inoltre sul lato nepalese ero già stato quando sono andato al Nuptse.

Temi l’altezza dell’Everest?
No, non più degli altri ottomila. Certo è un aspetto di cui devi tenere conto, ma vale ugualmente per altri 8000 anche se è 900 metri più alto di molti. E’ qualcosa che sono ansioso di vedere, come sarà stare a 300 metri più in alto di quanto abbia mai fatto. Lo spero almeno!

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