AlpinismoAlta quota

Simone Moro e Tamara Lunger risalgono nel Khumbu

DINGBOCHE, Nepal — “Siamo a Dingboche, pronti per i nostri allenamenti nella valle del Khumbu”. Così ha annuciato poche ore fa Simone Moro il suo ritorno in alta quota insieme a Tamara Lunger, che avviene dopo alcuni giorni passati nella capitale nepalese a causa delle tempeste di neve che si sono riversate sulla regione e che hanno costretto i due alpinisti a lasciare il campo base del Manaslu, dove stavano per tentare la salita invernale alla montagna.

La spedizione, arrivata in Nepal intorno al 20 febbraio, è stata interrotta la scorsa settimana a causa delle fortissime nevicate che hanno riversato al campo base oltre 6 metri di neve. Il pericolo valanghe era imminente e gli alpinisti hanno deciso di scendere a valle per precauzione. Volevano rimanere nella valle dell’Everest per allenarsi e acclimatarsi, ma anche lì è stato impossibile rimanere per la neve. Hanno così deciso di rientrare a Kathmandu, specificando che la spedizione non era finita e che – anche se sarebbe stato impossibile raggiungere la vetta prima che finisse l’inverno (21 marzo), il tentativo di concatenamento tra cima e East Pinnacle restava il loro obiettivo.

Ora finalmente sono riusciti a risalire nel Khumbu.

Nelle scorse ore Moro ha voluto anche specificare, sul suo sito web, che lasciare il campo base in elicottero non è stato un “soccorso d’alta quota” come alcuni media hanno sostenuto, e ha sottolineato che la spedizione non è finita.

“Il problema della neve ha colpito anche il Karakorum e l’Afghanistan, dove ci sono state parecchie vittime. A Kathmandu è stato chiuso l’aeroporto per maltempo. 6 metri di neve e un aereo di traverso e posato al suolo non sono cose prevedibili o provocabili per fare audience o, peggio, marketing. Sono fattori eccezionali che vanno presi come tali”.

“L’elicottero che è venuto al campo base non è venuto su richiesta di soccorso – specifica l’alpinista sul suo sito – ma su richiesta di poter usufruire di tale mezzo che già aveva programmato un volo charter nel villaggio a 5 minuti di volo da noi. Non ho infatti mobilitato l’assicurazione ed i meccanismi di copertura previsti in caso di soccorso, ma ho pagato regolarmente quel volo con la tariffa ordinaria per due persone. Io e Tamara, con i nostri due collaboratori nepalesi del team di campo base, avevamo viveri e gas per oltre 2 mesi e dunque potevamo tranquillamente resistere a lungo a 4700 metri del campo base. L’evacuazione è stata precauzionale”.

“E’ stato buon senso invece di incoscienza. Con questo scritto voglio dunque tranquillizzare tutti, rassereranare gli animi, dirvi che la spedizione è solo in Standby e che ritorneremo al Manaslu tra poche settimane, usando la stessa precauzione e lo stesso buon senso utilizzati per allontanarsi da una montagna che, per eventi e stagione eccezionali, è divenuta un po’ troppo pericolosa. La natura comanda, l’uomo si adegua, anche in Himalaya, indipendentemente da chi si è e cosa si voglia fare”.

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2 Commenti

  1. Ho avuto la fortuna di sostare 3 giorni a dinboche,nel mio trekking al campo base dell’ everest,ed e’ un villaggio meraviglioso.Situato dopo tengboche e kumcjung,e’ vicinissimo a periche,nella tappa che precede il trek per lobuche e quindi gorak shep e il base.Auguri.

  2. Bravi, penso che in montagna precauzione e buon senso siano fondamentali.
    Ho incontrato Tamara Lunger lo scorso agosto a Skardu, al suo ritorno dal K2, spero che lei e Simone Moro possano proseguire con successo la spedizione. In bocca al lupo!

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