Manaslu, storia di un'invernale ancora da compiere
BERGAMO — La spedizione invernale al Manaslu di febbraio e marzo 2015 vuole essere esattamente un tentativo di rivisitazione moderna di due grandissime scalate del passato. La prima scalata invernale della montagna, compiuta il 12 gennaio 1984 dai polacchi Maciej Berbeka e Ryszard Gajewski, nonché il concatenamento della salita in successione delle due vette del massiccio del Manaslu: il Pinnacolo Est di 7992 metri di quota e la vetta principale di 8163 metri.
Quest’ultima scalata venne effettuata sempre da due grandissimi alpinisti polacchi Jerzy Kukuczka, Artur Hajzer il 10 novembre 1986. L’invernale di un 8000 e il concatenamento di due vette sono già di per sé delle salite di portata storica e rappresentano un modo entusiasmante di vivere l’azione alpinistica, con pieno senso esplorativo e d’avventura. La rivisitazione attuale di quelle due diverse, eccezionali salite, prova a rilanciarle assieme ponendo però l’attenzione su due importanti aspetti. Il tentativo invernale nasce dall’idea di effettuare tale scalata rispettando i parametri rigorosi della stagione invernale sopra descritti, ossia di non arrivare al campo base prima del 21 dicembre.
La salita del 1984 avvenne con partenza dalla Polonia a metà Novembre, il 2 dicembre fu piazzato il campo base ed il giorno 21 dicembre, primo giorno dell’inverno astronomico, era già stato installato il campo 3 a quota 7100 metri. Non fu dunque una completa spedizione invernale seppur la vetta venne raggiunta rispettando il calendario astronomico. Dunque la prima completa spedizione e scalata invernale al Manaslu ancora manca e la stessa cosa, per analoghi motivi, attende ancora di essere realizzata su altre 3 montagne di 8000 metri: Dhaulagiri 8167 m, Kangchenjunga 8586 m, Lhotse 8516 m. Inoltre anche all’Everest manca la prima completa salita invernale senza ossigeno. Il K2 di 8611 m e il Nanga Parbat di 8125 m restano invece le uniche due cime senza alcun tipo di scalata in vetta, effettuata d’inverno e sono dunque, da questo punto di vista, ancora vergini.
Il secondo aspetto del progetto 2015 al Manaslu, riguarda il concatenamento della vetta principale e del Pinnacolo Est di 7992 m. Questa doppia salita non è più stata ripetuta, neppure in stagione favorevole. Nello specifico, il Pinnacolo Est del Manaslu è la punta di 7000 metri più alta del pianeta. Solo 8 metri la separano dalla fatidica quota di 8000 metri. Proprio per questo, per lanciare il forte messaggio che il futuro dell’alpinismo d’alta quota, anche invernale, sarà inevitabilmente sulle montagne di 7000 metri, è stato scelto questo concatenamento, lasciando il Pinnacolo Est come conclusione del progetto invernale.
IL TEAM — Simone Moro è l’ideatore e l’anima di questo progetto alpinistico. Al suo attivo ha 13 spedizioni invernali su diverse montagne e regioni del pianeta. E’ stato senza dubbio colui che ha rilanciato l’attenzione e l’esplorazione invernale sugli 8000 dopo la fantastica stagione delle prime scalate effettuate dai polacchi negli anni ’80. Solo lui fin qui ha raggiunto 3 cime di 8000 metri in completa stagione invernale (l’unico nella storia): Shisha Pangma 8027 m nel 2005, Makalu 8463 m nel 2009 e Gasherbrum 2 nel 2011. Tamara Lunger, che recentemente ha scalato il K2, senza ossigeno, è il compagno di cordata scelto da Simone Moro anche per rilanciare l’alpinismo femminile, pure in questa forma di esplorazione verticale. Solo una donna ha fin qui salito un 8000 m d’inverno, la svizzera Marianne Chapuisat nel 1993 sul Cho Oyu. Quella non fu una prima scalata assoluta alla vetta ma la quinta, rappresentando però un momento storico e di prestigio per l’alpinismo femminile. Sul Manaslu potrebbe essere l’occasione per una donna di effettuare una prima assoluta salita invernale completa ad un gigante di oltre 8000 metri.
IL PERIODO – Si è scelto di utlizzare la seconda parte dell’inverno 2015 analizzando gli ultimi inverni e i successi avvenuti nella stagione fredda in Himalaya e Karakorum. Le ultime due scalate invernali sono state realizzate il 9 marzo e il 5 marzo, rispettivamente su Gasherbrum I e Broad Peak in Pakistan. Allo stesso modo in Himalaya gli ultimi inverni sono stati caratterizzati da migliori condizioni registrate nella seconda parte dell’inverno. Simone e Tamara avranno dunque meno tempo a disposizione: solo 35 giorni per realizzare il loro obbiettivo e per questo hanno curato la preparazione e l’acclimatamento sulle Alpi proprio in funzione di questo periodo più corto rispetto a quello solitamente dedicato ad una spedizione invernale. La partenza è fissata per il 14 febbraio e il rientro per la fine di marzo.
(Marianna Zanatta)
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