Alpinismo

Everest: Kobler accusato da un cliente

BERNA, Svizzera — Volano querele nell’alpinismo commerciale. Ancora una volta, al centro della bufera c’è lo svizzero Kari Kobler, uno dei più importanti organizzatori di spedizioni sugli ottomila. Uno dei suoi clienti lo ha accusato pubblicamente di negligenza e favoritismi, per aver agevolato la scalata di personaggi noti a scapito di altri.

L’accusatore è Volker Kuebler. La spedizione incriminata, quella della primavera scorsa sul versante Nord dell’Everest. Secondo quanto sostenuto dal cliente, Kobler avrebbe usato gli sherpa d’alta quota disponibili per tentare lui stesso la vetta insieme a una cliente, amica, di nazionalità svizzera, trascurando altri.

"Kari Kobler ci ha fatto salire in quota nonostante non fossimo acclimatati – scrive Kuebler sul suo sito -. Volevamo riposare per un paio di giorni, ma lui non ce l’ha permesso. Oltre ad essere oltremodo rischiosa, la sua decisione ci ha fatto perdere molte energie. Abbiamo quindi dovuto recuperarle al campo base, mentre Kobler ha tentato la cima con due altri alpinisti".

Insomma, secondo Kuebler, il capospedizione avrebbe approfittato del fatto che la maggior parte dei clienti era provata dalla salita per imbarcarsi nel tentativo personale di raggiungere la cima per la terza volta, insieme a due clienti "favoriti" e a tutti gli sherpa d’alta quota disponibili.

"A noi è stato detto di tenerci pronti per un tentativo la settimana successiva – racconta Kuebler -. Ma avremmo dovuto contare sempre sugli stessi sherpa… Io non ho mai sentito di sherpa che abbiano raggiunto la cima due volte in 7 giorni".

"Ho usato i risparmi di una vita per questa spedizione – si lamenta perà Kuebler, che ha intentato una causa alla Kobler & Partner per ottenere un lauto rimborso -. E ho pure pagato un extra per lo sherpa d’alta quota che invece sono stati usati da Kobler per sè stesso. Era un’occasione unica per me, e mi aspettavo un comportamento più responsabile da parte delle guide".

L’accusa, neppure tanto velata, è in sintesi quella di "overbooking" delle spedizioni. Secondo Kuebler, gli organizzatori commerciali accetterebbero troppi componenti rispetto a quelli che possono, o comunque intendono, effettivamente portare in cima. L’obiettivo sarebbe di trarre il maggior profitto possibile dal viaggio.

Ma Kari Kobler, interpellato da Explorersweb, respinge ogni accusa. "Non sarei mai stato così stupido da intralciare la salita dei miei clienti – scrive Kobler -.  Avevamo 6 sherpa d’alta quota a disposizione del gruppo e nel primo tentativo ne ho usati solo due. E con me avevo ben 4 clienti, anche se alla fine solo due sono saliti in vetta".

Agli annali, in effetti, risulta che quel giorno toccarono la cima Kari Kobler con la svizzera Veronika Meyer, il norvegese Simen Mørdre e gli Sherpa Mingma and Da Nima. Qualche ora dopo salì però anche il francese Ludovic Challéat, della stessa spedizione, con Pemba Sherpa.

Toccherà però al giudice ricostruire le vicende accadute sulla montagna prima della cima, e stabilire chi ha ragione. Nel frattempo, comunque, il cliente deluso ha elaborato una sorta di "decalogo" di consigli per neofiti degli ottomila che intendono avventurarsi in alta quota con una spedizione commerciale. In sostanza a suo parere sarebbe meglio organizzarsi la spedizione da soli, assumendo Sherpa e staff personali. Ma se proprio volete affidarvi ad un’agenzia, la raccomandazione è quella di fare indagini preliminari, negoziare sul prezzo e agire con la massima prudenza.

Sara Sottocornola

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