Arrampicata

Base jump, highline e freesolo troppo pericolosi: l’azienda Clif Bar interrompe le sponsorizzazioni

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EMERYVILLE, California — “L’arrampicata è parte del Dna della nostra azienda fin dagli albori. Più di un anno fa però, abbiamo iniziato un ragionamento sul Base jump, sull’highline e sull’arrampicata in free solo. Siamo arrivati alla conclusione che queste forme di sport spingono il confine troppo in là, conferendo all’elemento rischio uno spazio che la nostra società non vuole più sostenere”. Spiega così la dirigenza di Clif Bar, celebra marchio di barrette alimentari da sempre associato agli sport outdoor e alla montagna, la decisione di interrompere la sponsorizzazione di alcuni campioni del verticale: tra questi ci sono anche nomi famosissimi, tra i più forti del panorama internazionale, del calibro di Steph Davis, Alex Honnold e Dean Potter.

La voce aveva iniziato a circolare sui portali americani d’alpinismo e arrampicata alcuni giorni fa. Sul sito della Clif Bar le pagine di Alex Honnold, Dean Potter, Steph Davis, Cedar Wright e Timmy O’Neill pare che per alcuni giorni abbiano presentato errori di visualizzazione, e fonti anonime di Rockandice Magazine confermavano che i campioni dell’arrampicata che non utilizzano la corda per la sicurezza (il free solo), del base jumping e della slackline sospesa nel vuoto (l’highline appunto) erano stati tagliati fuori dalle sponsorizzazioni dal marchio delle barrette californiane.

La ragione trapelata era in effetti quella giusta, confermata poche ore fa dal comunicato ufficiale della Clif Bar: sono sport troppo pericolosi da cui l’azienda ha deciso d’ora in avanti di dissociarsi. Non che l’arrampicata, l’alpinismo o altre discipline outdoor siano esenti da rischi, ma questi sport per la società accettano in maniera connaturata un livello di rischio troppo alto, che non concede errori pena la morte, e per questo eccessivo.

“Negli ultimi giorni si è scatenato un acceso dibattito sulla nostra recente decisione di chiudere le sponsorizzazioni con alcuni climber – si legge nel comunicato aziendale -. Abbiamo guardato, ascoltato, abbiamo assistito umilmente alla discussione, ora vogliamo condividere la nostra posizione, nella speranza di fare chiarezza sulle nostre sponsorizzazioni di arrampicata e per dimostrare che continueremo a sostenere questo sport e la comunità arrampicatoria. L’arrampicata è parte del Dna della nostra azienda fin dagli albori. Più di un anno fa però, abbiamo iniziato un ragionamento sul Base jump, sull’highline e sull’arrampicata in free solo. Siamo arrivati alla conclusione che queste forme di sport spingono il confine troppo in là, conferendo all’elemento rischio uno spazio che la nostra società non vuole più sostenere. Capiamo che alcuni climber pensano che queste forme di arrampicata spingano lo sport verso nuove frontiere. Ma non ci sentiamo più di appoggiare e trarre beneficio da atleti che sopportano un tale carico di rischio in aree di pratica di questo sport che non consentono margine di errore, che non prevedono una rete di sicurezza”.

“Per questo – continua la Clif Bar – d’ora in avanti non sponsorizzeremo più climber che siano riconosciuti nel mondo per lo più come climber di free solo, base jumper, e highliner. E questo cambio di approccio alle sponsorizzazioni non giunge senza dibattito. Infine questa decisione deriva da un senso di responsabilità verso la nostra storia, ciò che appoggiamo e le attività che incoraggiamo che si riflettono largamente nei nostri atleti. Questa responsabilità si estende agli avventurieri di ogni tipologia: arrampicatori, amanti dell’outdoor e anche bambini. Abbiamo sempre sostenuto e sempre sosterremo gli atleti in tanti sport che si fondano sull’avventura, compresa l’arrampicata. Il rischio è parte integrante dell’avventura. Siamo d’accordo sul fatto che la valutazioni di rischio sono decisioni molto personali. Questa nostra scelta non vuole mettere un confine nello sport o limitare gli atleti nel perseguire le loro passioni. E’ una linea che tracciamo per noi stessi. Sappiamo che è una zona grigia, ma sentiamo la necessità di iniziare da qualche parte e di iniziare adesso”.

Una zona grigia senz’altro quella del rischio, della responsabilità delle scelte individuali. Un argomento, questo, caldissimo e molto dibattuto negli ultimi anni nell’ambiente dell’alpinismo e della montagna. E questa è forse la ragione per cui la scelta dell’azienda Clif Bar fa tanto discutere.

 

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2 Commenti

  1. bella mossa pubblicitaria. Andare su tutti i networks con una decisione strampalata, risparmio soldi e faccio campagna costosissima a costo zero. Prossima mossa risparmiare su Marquez perchè piega troppo in basso? E i gonzi perbenisti moralisti da 4 soldi, cittadini certo, ci cascano. Faranno schifo le barrette, ma a marketing questi sono numeri uno

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