Alpinismo

I medici: edema cerebrale per Mondinelli

BERGAMO — Edema cerebrale. Questa l’inquietante diagnosi degli specialisti piemontesi che hanno esaminato il caso di Silvio Mondinelli e dei cerotti alla nitroglicerina utilizzati dall’alpinista sul Broad Peak. Stando alle analisi "il Gnaro" avrebbe davvero rischiato la vita lassù. Lo sostiene Giorgio Mazzuero, coordinatore del gruppo di ricerca, in questa intervista.

Il caso di Silvio Mondinelli è stato studiato da un team coordinato da Mazzuero, cardiologo della fondazione Salvatore Maugeri e istruttore della scuola nazionale di scialpinismo Massimo Lagostina Est Monterosa. Hanno collaborato Antonio Mazzuero, cardiologo del San Biagio di Domodossola e anch’egli istruttore di alpinismo, e Adolfo Pascariello, radiologo della Fondazione Maugeri.
 
Dott Mazzuero, che tipo di studi avete svolto?
Abbiamo analizzato i sintomi accusati da Mondinelli ed esaminato il suo caso. La nostra conclusione è che con ogni probabilità ha avuto un edema cerebrale. Una patologia ben conosciuta e frequente in alta quota, che però in questo caso può essere collegata all’uso dei cerotti perchè prima del Broad Peak, Mondinelli non ha mai sofferto nè di edema cerebrale nè di patologie minori, come il comune mal di montagna (acute mountain sickness) o l’edema polmonare.
  
Si può dire quindi che i sintomi siano stati provocati dai cerotti?
Diciamo che è teoricamente compatibile che l’edema sia favorito dall’uso di un vasodilatatore come la nitroglicerina. Avendo di fronte il caso di un soggetto che non ne aveva mai fatto uso prima, e che la prima volta che l’ha usata ha avuto sintomi di un edema, il collegamento è più che giustificato.
   
Mondinelli ha davvero rischiato di morire?
Premesso che chiunque va sugli ottomila rischia di morire, l’uso di quei cerotti ha certamente aumentato il rischio. Questa è pura considerazione scientifica, senza nessun tipo di risvolto morale. Mi sembra però fondamentale segnalare il caso perchè entri in letteratura, in modo che non si ripetano prescrizioni di questo genere.   
   
Come?
Abbiamo segnalato il "case report" all’Internationale Society For Mountain Medicine, che lo ha accettato e lo pubblicherà nei prossimi mesi sul suo organo ufficiale, la rivista "High Altitude Medicine and Biology". Non hanno avuto dubbi sul fatto che si trattasse di edema cerebrale.
    
Alcuni medici hanno detto che altri alpinisti hanno usato quei cerotti, ma senza
conseguenze…
Mi sembra un ragionamento assurdo. E’ come dire "abbiamo guidato in 10 ubriachi, ma solo 5 sono andati fuori strada". Resta il fatto che sono andato fuori strada perchè ero ubriaco…
   
E’ legale fare una prescrizione di questo genere, così rischiosa?
E’ stata una prescrizione "off label", perchè il farmaco non è venduto con l’indicazione di prevenzione dei congelamenti. E’ come prescrivere la camomilla a chi bruciano gli occhi: qualcuno la usa con questo fine ma non viene venduta al pubblico con questa indicazione terapeutica. Certamente nel caso di Mondinelli è stata un’indicazione superficiale, inesperta, perchè non esiste niente in letteratura che giustifichi tale uso. Ma di sicuro non è illegale.
   
Alcuni lettori ci hanno chiesto che differenza c’è tra usare l’ossigeno in quota e usare questo tipo di farmaci contro il freddo…
E’ un paragone assurdo. Se uso l’ossigeno facilito la situazione: oggettivamente è come se mi trovassi a quote minori. Non ha niente a che vedere con la prevenzione dei congelamenti.
Direi che ha più senso paragonarlo al fatto che quando si va in un ambiente freddo ci si mette i calzettoni di lana. Qualcuno ha pensato che questi cerotti sui piedi potevano fare lo stesso effetto. Solo che le calze di lana, è provato, aiutano contro il freddo, la nitroglicerina invece no.
 
 
Sara Sottocornola
 

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