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Clima, ultimatum dall’Ipcc: il tempo è quasi scaduto

Ice melting (photo bbc.com)COPENHAGEN — Cambiamento climatico – pianeta Terra uno a zero. E la partita è quasi finita. Questo l’allarme “suonato” dal Synthesis Report del Fifth Assessment Report dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), reso pubblico nei giorni scorsi a Copenhagen, dove i grandi della Terra sono stati messi di fronte ad un ultimatum senza precedenti riguardo la situazione climatica del pianeta.

Il Synthesis Report dell’Ipcc riassume il contributo di oltre 800 scienziati di 80 Paesi diversi e rappresenta la più completa valutazione del cambiamento climatico dal 2007 ad oggi. Secondo quanto contenuto nel volume, i livelli dei gas serra sono i più alti da 800mila anni. E il periodo tra il 1983 e il 2012 è stato il trentennio più caldo degli ultimi 1400 anni.

Con questi dati alla mano gli esperti dell’Ipcc hanno dichiarato, rivolgendosi ai governi, che “non siamo ruusciti ad invertire la rotta, e si prospettano conseguenze disastrose per il pianeta. La finestra di tempo che rimane per risolvere gli impatti del riscaldamento globale e restare entro il limite dei 2 gradi di riscaldamento globale è ormai ridotta. Questo ormai non è più un problema del futuro, gli effetti del climate change sono già evidenti in molti settori: i dati dimostrano che l’atmosfera e gli oceani sono più caldi, neve e ghiaccio sono diminuiti e il livello dei mari cresciuto”.

“Dare priorità al cambiamento climatico non è più solo una scelta, ma una necessità come mai lo è stata prima – ha detto RK Pachauri presidente dell’Ipcc -. Abbiamo i mezzi per far fronte alla situazione. Le soluzioni sono tante non compromettono lo sviluppo globale: l’unica cosa di cui abbiamo bisogno è la volontà di cambiare. Oltre un certo punto la società non potrà più lottare contro il cambiamento climatico, sono urgenti misure di adattamento e mitigazione. I politici devono trovare un accordo sul clima entro il Cop21 di Parigi 2015”.

Secondo l’Ipcc l’unica possibilità è quella di tagliare le emissioni globali dal 40% al 70% entro il 2050, fino ad azzerarle entro il 2100. Un obiettivo a dir poco ambizioso, visto che in particolare i paesi in via di sviluppo sono molto indietro su questo fronte: “devono capire che attenzione all’ambiente e sviluppo devono viaggiare paralleli” sostengono gli scienziati.

L’inversione di rotta avrà sicuramente costi elevati, ma secondo gli scienziati sarebbero assolutamente sostenibili e di gran lunga inferiori rispetto al costo che avrebbe non agire per fermare questa tendenza.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Kimoon, presente a Copenhagen, ha commentato “la scienza ha parlato. Non c’è ambiguità nel suo messaggio. I governi devono agire, il tempo non è dalla nostra parte”.

Info: http://www.ipcc.ch/

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