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Cervino, dopo 45 anni la prima ripetizione italiana della via Gogna-Cerruti al Naso di Zmutt

François Cazzanelli - Marco Majori - Marco Farina
François Cazzanelli – Marco Majori – Marco Farina

COURMAYEUR, Aosta — E’ arrivata il 27 settembre scorso la prima ripetizione italiana della via Gogna-Cerruti al Naso di Zmutt, Cervino. L’hanno compiuta François Cazzanelli, Marco Farina e Marco Majori della Sezione Militare di Alta Montagna – Reparto Attività Sportive del Centro Sportivo Esercito di Courmayeur. Il Naso di Zmutt, nella descrizione che solo pochi mesi fa ne dava lo stesso Gogna sul suo blog, è “il pauroso profilo di rocce strapiombanti che delimita a destra la parete Nord e che precede il profilo della cresta di Zmutt. Una struttura rocciosa a sé, una parete a sé, un ‘must’ per chi cercava il massimo impegno in alpinismo”.

Gogna aveva tentato la salita al Naso di Zmutt nel 1968 insieme a Gianni Calcagno, ma i due riuscirono a salire solo i primi 400 metri di terreno misto, fermandosi prima dell’inizio della parete rocciosa. La riuscita era arrivata tra il 14 e il 17 luglio dell’estate dopo, nel 1969, con Leo Cerruti: i due avevano aperto una via di 1200 metri valutata di sesto grado superiore con tratti di arrampicata artificiale (A3) sulla non proprio buona roccia del Cervino.

“La salita al Naso di Zmutt ha rappresentato per me il massimo di ciò che ho potuto esprimere con la mia attività alpinistica – scrive sul suo blog lo stesso Gogna -. Logico che negli anni seguenti io abbia seguito con interesse tutto ciò che sulla parete succedeva.” Cosa successe quindi negli anni successivi, da allora ad oggi? Furono aperte altre 4 vie per mano dei francesi, soprattutto di Patrick Gabarrou, e la Gogna-Cerruti registrò una manciata di ripetizioni tra cui la prima invernale di Edgar Oberson e Thomas Gros del 1974, la prima solitaria del 1982 ad opera dello svizzero André Georges. Ancora, segnala Gogna, nel 1986 Jean-Marc Boivin e André Georges concatenano in 24 ore la cresta nord-nord-ovest della Dent Blanche e del Naso di Zmutt (via Gogna-Cerruti).

Nessun italiano l’aveva quindi ancora ripetuta prima di François Cazzanelli, Marco Farina e Marco Majori, che hanno siglato il bel successo a fine settembre, complici anche le ottimali condizioni in cui si è svolta la salita. Di seguito il racconto dei tre protagonisti.

via Gogna-Cerruti al Naso di Zmutt
via Gogna-Cerruti al Naso di Zmutt

“Disarmante…Immensa…”Il più grande strapiombo delle Alpi Occidentali” così Patrick Gabarrou definisce il Naso di Zmutt: una parete misteriosa e austera incassata nell’immensa muraglia del versante Nord del Cervino. Difficile da decifrare, ogni volta che cambia la luce sembra che la sua forma muti ed escano nuovi diedri e tetti. Una sfida completa, severa, dove nulla è scontato in un ambiente tra i più repulsivi che abbia mai visto.

Tutto comincia con un messaggio su Whatsapp di Marco Majori il 21 settembre sulla chat della SMAM : ” Cosa pensate di fare questa settimana ?” dopo qualche battuta e scambio di idee il piano è deciso: andiamo a vedere il Naso di Zmutt. Da lì nelle nostre teste hanno iniziato a girare un sacco di pensieri: ” Sarà pulita la parete? A chi chiediamo? Saremo capaci di uscire? La via sarà tutta a posto o sarà crollato qualcosa come spesso accade sul Cervino?”

Poche storie l’unica cosa da fare è partire e andare a vedere, qualcosa faremo. Il 25 settembre ci ritroviamo tutti a casa di François, prepariamo gli zaini, beviamo un caffè e ci muoviamo subito verso il colle del Breuil. Arrivati al rifugio dell’ Hornli ci aspetta una spiacevole sorpresa: il campo base provvisorio, installato poiché i proprietari del rifugio stanno compiendo delle ristrutturazioni , è chiuso! Iniziamo bene: già un bivacco la prima notte. Non ci scoraggiamo, ci sistemiamo al meglio e alle 4 iniziamo a muoverci. Attacchiamo la prima parte della via al buio: si comincia subito con dei pendii belli dritti che conducono ad una goulotte ripida ma con ghiaccio ottimo. Superato il canale ghiacciato con quattro lunghezze iniziamo ad attraversare verso sinistra per portarci alla base del Naso. Giunti sotto lo strapiombo la vista è impressionante: si ha la sensazione che il tetto in ogni momento possa chiudersi su se stesso inghiottendoci. Il freddo pizzica e i movimenti sono rallentati, Majo fa un movimento sbadato in sosta e perde un guanto. Da qui in avanti Marcolino Farina passa al comando e iniziamo a scalare su roccia, la giornata è lunga e dopo aver superato un diedro in artificiale con le ultime luci del giorno arriviamo alla esile cengia dove Alessandro Gogna e Leo Cerutti bivaccarono per la seconda volta.

Ci fermiamo e iniziamo a sistemarci per la notte, assicuriamo una corda dove possiamo appenderci e sistemare il materiale, ripuliamo dalla neve i nostri piccoli scalini, prepariamo da bere e mangiamo. Ci aspettano ore interminabili, ma non c’è vento e una stellata fantastica ci fa compagnia, sulla cengia troviamo un sacco di materiale abbandonato: chiodi moschettoni e corde, testimonianze indelebili di vecchi tentativi. Scorre il tempo e alle 6 di mattino ancora al buio siamo di nuovo in azione, con ordine e calma prepariamo da bere, smantelliamo il bivacco, mangiamo qualcosa e ripartiamo. Marco è di nuovo davanti, si comincia con un muro compatto, solcato solo da una piccolissima fessura che ci costringe ad usare le staffe. Il nostro socio scala veloce e sicuro, Majo ad un certo punto commenta dicendo: “Faina scala come se non ci fosse un domani…che livello!!” Passano le ore e i tiri si susseguono veloci, purtroppo non ne vediamo mai la fine, ci scambiamo due battute per fare morale: ” Ma se chiamassimo l’elicottero?” Marco ” Piuttosto Crepo, ma sull’elicottero non salgo”. Il morale è alle stelle siamo motivatissimi e improvvisamente ci troviamo al sole alla base dell’ultimo salto: sono le 17:30 dobbiamo muoverci. Farina si supera un’altra volta e alle 18:15 arriviamo sul bordo del Naso, ma purtroppo non è ancora il momento di esultare perché dobbiamo raggiungere con la luce le tracce della cresta di Zmutt.

via Gogna-Cerruti al Naso di Zmutt
via Gogna-Cerruti al Naso di Zmutt

Mettiamo i ramponi e prendiamo in mano le picche, saliamo velocemente su terreno misto e appena accendiamo le frontali troviamo le tracce, da qui però mancano ancora 250 mt di dislivello fino alla vetta e la stanchezza inizia a farsi sentire. La progressione diventa più facile e la concentrazione cala, Majori perde un’ altro guanto che sparisce nel buio della notte, François recupera alla rinfusa le corde e in ben due soste le corde si aggomitolano facendoci perdere minuti preziosi. Dopo qualche cappellata alle undici di sera giungiamo tutti e tre in vetta al Cervino. Siamo gasati ma tuttavia consapevoli di dover mantenere la concentrazione per la lunga discesa notturna che ci aspetta. Beviamo un the, mangiamo qualcosa e siamo di nuovo concentrati per la discesa: per riposarci dobbiamo arrivare alla capanna Carrel. La notte è perfetta, non fa freddo, non c’è neanche una bava di vento, scendiamo con calma senza prendere rischi e alle cinque di mattino mettiamo piede in capanna, giusto il tempo di bere una coca e ci buttiamo nei letti. Il giorno dopo alle 9 siamo svegliati dal papà di François Valter che ci è venuto incontro, rifacciamo gli zaini e scendiamo, per le una abbiamo le gambe sotto il tavolo a casa Cazzanelli.

Che avventura, siamo euforici e soddisfatti la nostra dovrebbe essere la settima ripetizione assoluta e prima italiana. Non abbiamo ancora realizzato bene quello che abbiamo fatto , questa salita ci rimarrà per sempre nel cuore, sicuramente è la via più completa e severa che abbiamo mai affrontato fino ad ora. Un viaggio mistico nel cuore de Cervino dove nulla è scontato e banale. Complimenti agli apritori che nel 1969 si sono superati aprendo una via futuristica e complicata che sicuramente ha portato un passo avanti l’alpinismo dell’epoca”.

François Cazzanelli – Marco Majori – Marco Farina
Sezione Militare di Alta Montagna – Reparto Attività Sportive del Centro Sportivo Esercito di Courmayeur

Ringraziano: Montura , Grivel Mont Blanc, Kong, Scarpa, Wild Climb, Cébé, Salice, Pellissier Sport di Valtournenche

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