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Imprudenze e bambini in alta quota, Adriano Favre: una vecchia storia che è ora di cambiare

Soccorso alpino valdostano sul Monte Bianco (Photo courtesy of www.soccorsoalpinovaldostano.com)
Soccorso alpino valdostano sul Monte Bianco (Photo courtesy of www.soccorsoalpinovaldostano.com)

AOSTA – Il Monte Bianco è davvero diventato una Disneyland dell’alta quota? Sono aumentati, rispetto al passato, gli incidenti e gli episodi di manifesta imprudenza e imperizia in alta montagna? Qual è il bilancio dell’estate che sta finendo? Lo abbiamo chiesto ad Adriano Favre, Guida alpina e direttore del Soccorso alpino Valdostano, rieletto nel 2013 dopo che aveva ricoperto l’incarico già tra il 2003 e il 2008. A suo avviso il problema non è certo nuovo, ma è ora di parlarne di più e di fare qualcosa, sopratutto nei confronti dei bambini che necessitano di una vera educazione alla montagna.

Favre, cominciamo dall’estate che sta finendo. Il sindaco di Saint Gervais ha parlato di Disneyland del monte Bianco: è stata davvero un’estate folle?
Io penso che non sia stata un’estate tanto diversa da quelle che l’hanno preceduta. C’è stato qualche episodio eclatante, per esempio quello del papà americano che è passato in tv per la vicenda della valanga che stava travolgendo i suoi bambini. Questa estate si è passato il segno in questa direzione, ma purtroppo è una tendenza che chi frequenta la montagna rileva da tempo. In particolare una certa mancanza di attenzione e una carenza dal punto di vista educativo, nei confronti dei bambini che si portano in ambiente glaciale e alta montagna.

Anche questi comportamenti di imprudenza che coinvolgono bambini sono cosa nota?
Sì, però credo sia arrivato il momento di far venire a galla il problema, di parlarne di più perché tutti noi professionisti e frequentatori dell’alta quota abbiamo avuto modo, prima o poi, di incontrare genitori più o meno attenti alla salute dei propri bambini, ma anche genitori assolutamente incoscienti dei pericoli che li facevano correre. Tipo passeggiare su un ghiacciaio con i bambini per mano, quando in quelle zone ci sono dei crepacci insidiosissimi. Chi avvicina i minori alla montagna lo dovrebbe fare con molta più attenzione.

I numeri degli interventi di quest’anno rivelano un dato più allarmante rispetto all’anno scorso?
Direi di no. siamo ancora ad inizio settembre, per cui non sono ancora stati elaborati i dati di agosto, ma a fine luglio il trend degli interventi dall’inizio dell’anno era sostanzialmente simile all’anno scorso. Ci sono stati una decina di interventi in meno forse, ma dovuto al fatto che il tempo è stato particolarmente brutto in montagna.

Adriano Favre (Photo courtesy of www.valledaostaglocal.it)
Adriano Favre (Photo courtesy of www.valledaostaglocal.it)

Cosa pensa di divieti, cartelli e segnaletica varia per prevenire incidenti in montagna?
La segnaletica ha in sé la prerogativa di far sì che nessuno la guardi e la rispetti. Il problema alla base è sempre l’educazione che deve partire dai bambini, insegnando loro a frequentare la montagna in un certo modo. È un processo lungo e necessario: quando saranno loro adulti e avranno dei figli da educare, saranno in grado di dare un messaggio corretto. Adesso sta a noi trovare il modo più incisivo per far emergere il problema: intanto parlandone, perché è chiaro che sono processi che riguardano la cultura di montagna.

Le Istituzioni, gli enti, le amministrazioni cosa possono fare intanto?
Nel caso del Monte Bianco fanno già tanto, perché ci sono presidi della Gendarmeria, ecc, e ciò nonostante hanno grosse difficoltà ad arginare questa mala frequentazione della montagna. Negli altri posti vedo estremamente complicato mettere in atto una sorveglianza fatta dalle forze dell’ordine. Quello che si potrebbe fare è proprio una campagna di sensibilizzazione sulle riviste specializzate, di outdoor, sui siti come il vostro che sono seguiti da tutti gli appassionati.

Secondo lei il lato italiano del Monte Bianco sta andando nella direzione di quello francese rispetto ai controlli in alta quota?
No, non credo. Anche perchè è molto più complesso da avvicinare e quindi è meno soggetto a queste problematiche di avvicinamento selvaggio.

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