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Moto sui sentieri, confronto aperto tra Cai e Federazione Motociclistica

Piloti di Motocross tra i boschi (Photo David Anstiss courtesy of geograph.org.uk/Wikimedia Commons)
Piloti di Motocross tra i boschi (Photo David Anstiss courtesy of geograph.org.uk/Wikimedia Commons)

MILANO — Si è svolto durante l’estate un importante incontro tra i vertici del Club Alpino Italiano (Cai) e della Federazione Motociclistica Italiana (Fmi). Le due associazioni hanno iniziato un dialogo riguardante il territorio, la pratica del fuoristrada e la tutela ambientale. Particolare attenzione è stata data al Progetto di Legge 124, approvato lo scorso 8 luglio dalla Regione Lombardia, che consente ai Sindaci e agli enti proprietari di sentieri, boschi e pascoli la possibilità temporanea di consentire manifestazioni con mezzi motorizzati.

Sull’approvazione si sono “fronteggiati” nelle scorse settimane il Club Alpino Italiano (Cai), assolutamente contrario, e la Federazione Motociclistica Italiana (Fmi), favorevole. Grazie all’incontro tra i vertici delle sue associazioni è però iniziato un dialogo costruttivo tra le parti, come dimostrano le dichiarazioni dei Presidenti di Cai e Fmi.

“Ho incontrato il Presidente della Federazione Motociclistica Italiana Paolo Sesti in un’occasione, alla quale ne seguiranno altre. – ha dichiarato il Presidente generale del Cai, Umberto Martini – Il Cai ha sempre condotto e continuerà a condurre le proprie battaglie contro la frequentazione indiscriminata dei sentieri di montagna da parte dei mezzi motorizzati. L’ambiente è un bene comune e come tale va rispettato e tutelato, ma l’uso dei mezzi motorizzati sui sentieri per scopi ricreativi è una pratica diffusa e non si può non tenerne conto.

Solo attraverso il confronto con i praticanti responsabili – ha proseguito il Presidente Martini – si può giungere a regole condivise per una fruizione sostenibile delle montagne. Dall’incontro con il Presidente Sesti sono venuto a conoscenza di loro attività e iniziative indubbiamente apprezzabili, come il Protocollo d’Intesa che la Fmi ha stipulato con il Corpo Forestale dello Stato e le attività formative ed educative che svolgono sul territorio, che mi auguro trovino la massima attenzione da parte di tutti i motociclisti e degli enduristi.

Sia chi frequenta la montagna a piedi, sia che ne percorre i sentieri su un mezzo motorizzato – ha concluso Martini -, deve tenere a mente come prima cosa che l’ambiente va lasciato vivibile, per gli essere umani così come per la fauna, e non gli si devono arrecare danni. Con la Fmi intendiamo continuare a confrontarci, anche per sviluppare attività sul territorio, come una scelta e una condivisione sia di percorsi riservati alle moto sia di aree assolutamente da rispettare, e per permettere a motociclisti ed enduristi di conoscere le criticità ambientali dei sentieri montani”.

Pilota di Enduro nell'Appennino emiliano (Photo courtesy of Cai/Fmi)
Pilota di Enduro nell’Appennino emiliano (Photo courtesy of Cai/Fmi)

Positività sull’incontro e sul futuro traspare anche dalle parole di Paolo Sesti, Presidente della Fmi: “Prima di tutto sono molto soddisfatto di aver incontrato il Presidente del Cai, Martini e di aver iniziato un dialogo che, sono convinto ci porterà a progetti condivisi attraverso un tavolo di lavoro. Come Presidente della Federazione Motociclistica Italiana ribadisco che le colonne portanti della nostra attività sono: il rispetto delle regole ed il dialogo con le Autorità e gli altri Enti che interagiscono sul territorio. Possono sembrare principi astratti, ma invece si sono già concretizzati con realtà operative.

Il protocollo d’intesa con il Corpo Forestale dello Stato e la creazione in Emilia Romagna del Comitato Escursionisti su Ruote – prosegue il Presidente Sesti – sono i due esempi più recenti, ma a questi vanno aggiunte tutte quelle attività di promozione ed educazione che svolgiamo capillarmente sul territorio attraverso i nostri Moto Club. Noi amiamo e rispettiamo la natura e proprio per questo abbiamo voluto il Corpo Forestale dello Stato al nostro fianco nel decidere come e dove organizzare una manifestazione. Il nostro è uno sport istituzionale (la nostra Federazione fa parte del C.O.N.I) che va praticato nel rispetto della propria e dell’altrui sicurezza quindi rispettando le zone di accesso e con un corretto codice comportamentale.

In questo modo – ha concluso Sesti – la pratica del fuoristrada motociclistico può diventare una risorsa per i territori diventando vettore di sport, cultura, turismo e ritorno sul territorio stesso. Ed anche questa, in molti casi, è già una realtà sperimentata con successo in tante parti d’Italia. Sono convinto che con il Presidente Martini e con il Cai, troveremo il modo di approfondire la reciproca conoscenza, trovando soluzioni nel rispetto civile di una produttiva convivenza”.

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4 Commenti

  1. Innanzitutto da elogiare il comportamento costruttivo delle due associazioni. Discutere è l’unico modo per iniziare a risolverli i problemi.
    Detto questo, io frequento le montagne da escursionista e da mountain-biker e il rispetto per l’ambiente e le altre persone non è mai venuto meno. Io del resto pretendo rispetto da parte degli altri.
    Purtroppo le moto fanno puzza e rumore. Spesso poi sono più dannose per i sentieri rispetto a cavalli o biker.
    Io vedrei bene dei percorsi aperti anche alle moto, come avviene per i percorsi di discesa di mountain-bike. In questo modo si accontenta tutti e si da una possibilità anzichè “invitare” alla trasgressione. Come per l’eliski. Se io sono informato, scelgo di andare dove c’è silenzio. Saranno poi i comuni a valutare se val la pena avere motociclisti chiassosi o escursionisti silenziosi…

  2. L’arco alpino è abbastanza grande per tutti.
    Per chi va a piedi,chi in mtb, chi in moto, chi con gli sci e la motoslitta in inverno.
    Noto però, che la gente va spesso negli stessi posti e poi si lamentano che c’è casino in montagna….
    Bisogna diversificare, la montagna è grande abbastanza per non darsi festidio.
    Premetto che sono scialpinista da sempre, ma in questi ultimi anni sono aumentete a dismisura le persone che fanno gite scialpinistiche, con la conseguenza la di disturbare moltissimo il delicato equilibrio invernale. Però gli animali non possono parlare e non si lamentano….
    Scrivo questo per dire forse farebbe meno danno qualche motoslitta, rispetto ad weekend con 200 sciatori che tritano ogni centimetro

  3. Bravo Diego, è questo il punto.
    Nessun motoescursionista vuole vedersi aperto il sentiero nr.1 dell’Adamello, mettetevelo in testa, ma vogliamo uscire dall’illegalità che ora ci viene contestata nella convinzione di non essere né vandali, né teppisti, né distruttori dell’ambiente.
    L’unica via di dialogo è consentire l’apertura ai motoescursionisti di ALCUNI sentieri, anche di medio-bassa quota, possibilmente pure di scarso interesse per l’escursionista appiedato.
    Così facendo, si toglierebbe l’alibi ai motoescursionisti maleducati, che oggi vanno ad alte quote, di non avere posti in cui girare, consci che l’autoregolamentazione sarebbe la migliore forma di deterrenza di questi comportamenti sconsiderati.
    Secondo me la convivenza è assolutamente possibile.
    Basta togliersi le fette di salame sugli occhi e non pretendere (da entrambi le parti) di essere nella verità assoluta.

    Firmato: un abitante della montagna, trialista ed alpinista.

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