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Cave in Valmalenco, Michele Comi: una bulimica necessità di cavare e un cantiere permanente incompatibile col turismo

Franscia Val Malenco (Foto Michele Comi)
Franscia Val Malenco (Foto Michele Comi)

SONDRIO – “La trasformazione negli ultimi decenni delle storiche cave di serpentinite e di gneiss da attività artigiana di pregio a industria della pietra ha prodotto e produce effetti devastanti. La bulimica necessità di cavare volumi sempre maggiori trasforma irrimediabilmente il paesaggio, ma soprattutto crea un cantiere permanente. L’attività estrattiva di questo tipo è assolutamente incompatibile con una fruizione turistica di qualità che queste valle merita”. Questa l’opinione di Michele Comi, geologo, Guida alpina ed esperto conoscitore della Val Malenco, ben nota valle laterale della Valtellina.

Michele Comi da anni si espone in prima linea contro le attività estrattive nella sua Val Malenco. Come Giuseppe “Popi” Miotti, lo abbiamo interpellato per chiedergli dunque di spiegarci la sua posizione e aprire un dibattito sulla questione delle cave, di cui abbiamo iniziato a parlare per il caso delle Alpi Apuane ma che sappiamo non riguarda solo quelle montagne.

Alpi Apuane e cave: prima di tutto se n’è parlato abbastanza secondo te?
Non è mai abbastanza quando si tratta di mettere in evidenza che praticare in via esclusiva un’economia che divora e distrugge il terreno su cui sta è un’azione suicida soprattutto se valutiamo le conseguenze nel lungo periodo.

Michele Comi
Michele Comi

Anche sulle montagna di casa tua la questione cave è in primo piano..
I poli estrattivi della Valmalenco non raggiungono le dimensioni di quelli delle Apuane, ma su scala nazionale seguono a ruota…La trasformazione negli ultimi decenni delle storiche cave di serpentinite e di gneiss, da attività artigiana di pregio a industria della pietra, ha prodotto e produce effetti devastanti. La bulimica necessità di cavare volumi sempre maggiori trasforma irrimediabilmente il paesaggio, ma soprattutto crea un cantiere permanente con transito incessante di mezzi d’opera di ogni foggia e dimensione, con conseguente sovraccarico stradale, emissione di rumori, vibrazioni, polveri….Il tutto senza una ricaduta reale e diffusa, con ritorni economici concentrati in mano a poche realtà, con la distruzione di un bene collettivo strategico e duraturo, con l’importazione di maestranze extracomunitarie a basso costo, senza creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani residenti e addirittura con aziende in crisi e addetti in cassa integrazione: insomma un quadro fortemente negativo.

Forse è una distinzione impossibile da farsi e inesistente, ma mi chiedevo: la questione cave ti preoccupa più da geologo o da guida alpina? Voglio dire: si tratta di rischio di dissesti o di deturpazione dell’ambiente con pesanti ricadute per il turismo?
Mi preoccupa anzitutto da cittadino, abitante di queste montagne meravigliose e padre di tre figli per i quali vorrei lasciare una montagna integra così come l’ho ricevuta dalle generazioni precedenti. A parte le interazioni a volte problematiche con la stabilità dei versanti (contenibile e gestibile con adozione di opportune tecniche di coltivazione), l’attività estrattiva di questo tipo è assolutamente incompatibile con una fruizione turistica di qualità che queste valle merita. Turismo che alla luce dei fatti e dei numeri rimane l’unica vera e duratura risorsa che ci rimane e che viene ulteriormente danneggiato da abili operazioni di facciata si spacciano per arte, storia e attività artigiana questa industria globalizzata della pietra che, ben distante da qualsiasi naturalità, stravolge il volto di una vallata.

Franscia. Val Malenco (Foto Michele Comi)
Franscia, Val Malenco (Foto Michele Comi)

La tua “guerra” a questo sfruttamento del territorio va avanti da anni: hai trovato reazioni, risposte diverse, da quando hai iniziato ad oggi? Cioè negli ultimi anni secondo te, la sensibilità della gente è aumentata verso il territorio?
La sensibilità verso questi temi è per certi versi aumentata, ma siamo ancora drammaticamente lontani dall’assunzione di una coscienza civica individuale che ponga al centro la preservazione dei propri luoghi di vita, fonte di bellezza, felicità e salute. Manca ancora la consapevolezza della bellezza di questi luoghi alti, unici e irripetibili, che costituiscono il vero tesoro di queste montagne. Riguardo alla politica d’indirizzo da parte degli enti preposti riguardo allo sfruttamento delle risorse e la sua capacità di attuare scelte oculate e lungimiranti preferisco non commentare….Basterebbe attuare una riflessione seria basata su valutazioni oggettive (addetti, indotto, importazione maestranze extracomunitarie, distruzione risorse non rinnovabili, traffico, distribuzione risorse a capo di poche realtà), a raffronto con risorsa turistica complessiva e sua capacità di distribuzione di reddito su ampia fascia di popolazione, per imboccare la strada migliore; un confronto scientificamente supportato, sui destini delle nostre montagne, tanto belle quanto fragili e giunte ad un punto oltre il quale ogni azione dissennata cancellerebbe per sempre ogni bene, sapere, bellezza ed opportunità ereditati dal passato.

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3 Commenti

  1. “Importazione maestranze extracomunitarie”.

    Caro mio, questo è un BENE.

    Che siano sottopagate è una vergogna.
    Che vengano a lavorare in Italia è un arricchimento per l’Italia stessa.

  2. Anche queste sono parole forti e vere, assolutamente condivisibili.
    Fate bene Montagna.tv a tenere alta l’attenzione su questo argomento. Forse la soluzione è davvero che ciascuno di noi si occupi di controllare il proprio piccolo territorio, perchè se lo facciamo tutti possiamo salvaguardare vaste zone.
    La Valmalenco è splendida ma occorre andare lontani da piste da sci e cave di pietra.
    La Valchiavenna da questo punto di vista è molto più Svizzera. Curata e sfruttata in modo meni invasivo.

  3. Mi permetto precisare che trovo molto grave l’affermazione del Geologo Michele Comi relativa al Settore Estrattivo della Valmalenco: “importazione maestranze extracomunitarie a basso costo “. Michele Comi prima di denunciare, veda di documentarsi. Ai nostri Collaboratori viene applicato il contratto collettivo Nazionale senza – differenziazioni. Come Imprenditrice ringrazio TUTTI i ns. Collaboratori che ci permettono, grazie alla loro professionalità, di continuare ad esportare e quindi A NON DOVER ESSERE COSTRETTI a CHIUDERE le nostre AZIENDE.
    Un’imprenditrice che estrae e lavora il Serpentino della Valmalenco – Laura Lenatti Cabello

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