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Videointervista a Simone Moro: il nuovo libro e il Nanga tra passato e futuro

Simone Moro
Simone Moro

MILANO — “In ginocchio sulle ali è un titolo che ho pensato io ed è una metafora: di ciò che è capitato a me nel mondo elicotteristico e di ciò che capita nella vita. Di solito quando si dice che uno è sulle ali di qualcosa significa che sta sognando, veleggiando. Quando uno è in ginocchio significa che è in difficoltà e l’unica cosa che può fare è provare a riguadagnare la posizione eretta”. Sono le parole di Simone Moro con cui inizia la videointervista che vi proponiamo domani su Montagna.tv: lo abbiamo incontrato poche settimane fa a Milano in occasione dell’inaugurazione del nuovo negozio The North Face e con lui abbiamo parlato anche di Nanga Parbat, di Denis Urubko e del futuro.

Rialzarsi da un momento difficile, per tornare a guardare in alto e provare a realizzare i propri sogni. E’ questa la situazione che si è trovato ad affrontare Simone Moro che, poco dopo aver acquistato un elicottero e averlo portato in Nepal, l’ha visto precipitare al suolo e con lui i suoi progetti di volo. L’alpinista bergamasco parla di questo nel suo ultimo libro, che si intitola appunto “In ginocchio sulle ali” e che è da poco uscito in libreria.

Il volume, il quinto scritto di suo pugno, è stato pensato e composto in gran parte durante la sua ultima spedizione invernale al Nanga Parbat, che Moro definisce un successo. Senza cima chiaramente, ma comunque un’esperienza positiva. “E’ andata straordinariamente bene dal punto di vista mediatico – ci ha detto l’alpinista -, del team e dell’esperienza che abbiamo portato a casa. La vetta è mancata, quindi dal punto di vista alpinistico non lo si può certo definire un successo. E’ però un successo personale il fatto che da questa esperienza ho portato a casa anche la consapevolezza che quella non è la via da tentare per sognare il Nanga Parbat d’inverno. Per le dimensioni della parete e le caratteristiche di una via complicata, non difficile ma lunga, eterna, che addirittura contempla l’attraversamento da un versante all’altro, d’inverno non è la cosa più indicata”.

Una consapevolezza preziosa per Moro, che alla prima invernale sull’ottomila himalayano non vuole rinunciare. “L’intenzione è quella di ritornare – spiega infatti -, ci ritornerò dal versante Diamir, il primo tentato con Denis. Secondo me quella via provata con Denis è anche la più giusta per un tentativo invernale alla vetta”.

Per ora intanto Moro si trova in Nepal da alcuni giorni: è a Kathmandu impegnato a rinnovare la licenza di volo, a sistemare il magazzino alpinistico e a gettare le basi per un eventuale nuovo progetto “sulle ali” di un altro elicottero. Nei prossimi giorni forse aiuterà Folini nelle operazioni di soccorso, ad oggi svolte dal pilota valtellinese insieme ad Armin Senoner.

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