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Allarme clima: Italia troppo calda

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ROMA — Negli ultimi 50 anni, la temperatura in Italia è aumentata quattro volte di più rispetto al resto del mondo. Con queste parole il ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ha aperto la Conferenza Nazionale sui cambiamenti climatici di Roma, mirata all’individuazione di un piano di sicurezza nazionale per fronteggiare la situazione ambientale, sempre più preoccupante.

L’emergenza clima è tornata in primo piano. In Italia, secondo quanto riferito da Pecoraro Scanio questa mattina, la temperatura è 1,4 gradi negli ultimi 50 anni contro una media mondiale di 0,7 gradi nell’intero secolo.
 
All’aumento della temperatura, poi, si aggiungono i problemi della carenza di piogge e della siccità: qualcuno ha già iniziato persino a parlare di desertificazione per la Pianura Padana.
 
Un insieme di danni climatici che si tradurrebbe in un costo nazionale pari ad almeno 50 miliardi di euro l’anno. Secondo il Ministro, la riduzione di emissioni di gas serra e l’adozione di misure ecologiche sarebbe più conveniente, in termini economici, rispetto al sostenimento dei danni causati dai mutamenti climatici.
 
Per questo urgono provvedimenti. Urge, secondo il Ministro, un "vero e proprio pacchetto sulla sicurezza ambientale, fondamentale per il futuro del nostro Paese". Un’idea condivisa dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, anch’egli presente all’apertura della conferenza, che ha sottolineato la necessità di trovare una strategia condivisa a livello internazionale.
 
Alla conferenza di Roma, cui partecipano più di duemila persone e oltre cento scienziati di livello internazionale, sarà dato particolare risalto alla situazione dei ghiacciai alpini, che, secondo gli ultimi dati, sono in forte pericolo.
 
Gli scienziati della Società metereologica, infatti, appena rientrati dall’annuale controllo di settembre sui nostri ghiacciai, hanno lanciato un allarme: i ghiacciai sotto i 3500 metri rischiano di scomparire entro 20 anni.
 
Un esempio è lo Ciardoney (3140 metri di altezza) sul Gran Paradiso. Lo spessore della massa sarebbe diminuito di 1 metro e mezzo e il fronte glaciale sarebbe arretrato di 10 metri di lunghezza rispetto all’anno scorso. Questa è la situazione generale dei ghiacciai al di sotto dei 3500 metri.
 
Sono tre i ghiacciai più a rischio: oltre quello del Gran Paradiso, lo Soches-Tsanteleina, sul monte Nevoso tra Piemonte e Val d’Aosta, e il Lavassey. Il primo segna una regressione di 116 metri, mentre il secondo di 76 metri.
 
Anche il Comitato Ev-K2.CNR sta compiendo studi molto avanzati nel settore della glaciologia e del controllo ambientale. Soprattutto attraverso installazioni e stazioni di monitoraggio piazzate su ghiacciai di tutto il mondo: Italia, Karakorum, Himalaya e Africa.
 
 
Candida Cereda

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