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Ancora 4 speleologi bloccati nella grotta

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UDINE — Sono stati trovati morti questa mattina due speleologi ungheresi che facevano parte di un gruppo bloccato nelle grotte del massiccio del Canin, in Friuli. I due sono stati travolti da una valanga appena fuori dalla cavità. Altri tre sono riusciti ad emergere dalla montagna in tarda mattinata. Mentre nelle viscere della terra restano ancora 4 compagni.

Tre speleologi sono infatti usciti dalla grotta nella tarda mattinata di oggi e sono stati subito trasportati a valle da un elicottero delle squadre di soccorso alpino della Guardia di Finanza.
 
Secondo quanto hanno riferito i tre, che sono in buone condizioni fisiche, gli altri quattro componenti il gruppo dovrebbero risalire venerdì. I soccorritori hanno esposto un cartello all’ingresso della grotta per avvisarli del pericolo.
 
Il gruppo di speleologi ungheresi, tutti della zona del lago Balaton, composto da dieci
amici, aveva raggiunto il monte Canin sabato scorso e aveva subito cominciato la discesa. Insieme avevano deciso per diverse date di risalita.
Ieri pomeriggio i due erano usciti dalla cavità, assieme a un terzo collega, rimasto illeso, per raggiungere Cave del Predil (Udine).
 
Secondo quanto si è appreso i tre erano usciti da una grotta del monte Bila Pec (nella foto), sul massiccio del Canin, nel pomeriggio di ieri. Sono stati travolti da una prima, piccola valanga, dalla quale sono riusciti a salvarsi. Hanno quindi deciso di proseguire verso Cave del Predil, ma una seconda valanga, più vasta, li ha nuovamente travolti. Uno si è salvato e ha dato l’ allarme. Per gli altri non c’è stato nulla da fare: sono rimasti sepolti sotto oltre
tre metri di neve.
I soccorsi sono scattati ieri sera, poi sono stati interrotti a causa del maltempo. Questa mattina sono ripresi. I soccorritori, anche con l’ ausilio dei cani antivalanga e di attrezzature elettronche hanno individuato i corpi senza vita a poche decine di metri l’uno dall’altro. Si tratta di un uomo e una donna.
 
Intanto i soccorritori stanno cercando di stabilire un contatto con gli speleoalpinisti che si trovano ancora nella grotta del Bila Pec, e che non sanno ancora nulla dell’ accaduto.
 

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