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Everest, rivelazione scioccante: il corpo di Mallory fu scoperto negli anni Trenta?

Il versante nord dell'Everest. Il punto segnato dalla croce con accanto il numero 1 è il luogo in cui è stato ritrovato il corpo di George Mallory (Photo Luca Galuzzi/Kassander der Minoer courtesy of Wikimedia Commons)
Il versante nord dell’Everest. Il punto segnato dalla croce con accanto il numero 1 è il luogo in cui è stato ritrovato il corpo di George Mallory (Photo Luca Galuzzi/Kassander der Minoer courtesy of Wikimedia Commons)

LONDRA — Altro che ricerca del secolo. Il corpo di George Mallory sarebbe stato avvistato sull’Everest già negli anni Trenta da un alpinista britannico. Decenni prima, quindi, del ritrovamento ufficiale avvenuto nel 1999. Questo, almeno, è quanto affermato nel libro “My Father, Frank” sulla vita dell’alpinista inglese Francis Sidney Smythe. Il volume è stato scritto da suo figlio basandosi sulle esperienze e sui diari del padre.

Il libro ripercorre la vita di Smythe: nacque nel 1900 nel Regno Unito, inziò ad appassionarsi alla montagna nella seconda metà degli anni Venti e divenne uno dei maggiori esploratori del tempo, tanto da essere definito da molti “il Chris Bonington dei giorni nostri”. Tra il 1927 e il 1928 aprì con l’alpinista scozzese Thomas Graham Brown il trittico della Brenva sul Monte Bianco, tre vie sull’impegnativo versante est del massiccio italo-francese. Negli anni Trenta spostò la sua attenzione all’Himalaya, in particolare all’Everest.

Fece parte di tre spedizioni, nel 1933, 1936 e 1938, ma in nessuna riuscì a conquistare la vetta più alta del mondo. Secondo il figlio Tom, autore del libro, fu proprio durante una di queste imprese che il padre scoprì il corpo di George Mallory, il noto alpinista che scomparve nel 1924 sull’Everest nel tentativo di diventare il primo ad effettuare l’ascesa. In un diario, Smythe aveva elencato una serie di lettere che aveva inviato e di cui aveva tenuto una copia. Tra queste compare una missiva del 1937 indirizzata ad Edward Norton, capo della spedizione in cui Mallory e il compagno Andrew Irvine scomparvero.

Nella lettera l’alpinista racconta a Norton che dal campo base, aveva esplorato con un telescopio il versante dell’Everest che avrebbero affrontato lui e i suoi compagni. Smythe notò  in un canalone, proprio vicino al luogo dove 3 anni prima era stata ritrovata la piccozza di Andrew Irvine,  qualcosa che lui definì “strano”. Era certo che non si trattasse di una roccia, e concluse che fosse il corpo di Mallory: a suo parere i due alpinisti ebbero un incidente proprio lassù, poco sopra il loro ultimo campo, a circa 8.460 metri di quota, e lì morirono. Tuttavia, con il telescopio non potè ottenere ulteriori conferme a causa della grande distanza a cui si trovava.

Smythe, però, si preoccupò subito di scrivere a Norton che la stampa non doveva essere informata sulla sua scoperta. A suo parere, il fatto sarebbe stato utilizzato per fare scalpore in maniera spiacevole. Ecco forse il perchè di questa mancata rivelazione, sulla quale gli esperti e gli storici dell’alpinismo ora non mancheranno di indagare ulteriormente.

Ricordiamo che la scomparsa di Mallory e Irvine nel 1924 sull’Everest è uno dei più grandi misteri irrisolti dell’alpinismo mondiale. I due alpinisti furono avvistati molto vicini alla vetta, poi scomparvero nella bufera senza più fare ritorno. A tutti rimase aperto l’interrogativo: furono loro i primi veri salitori dell’Everest? Il ritrovamento dei loro corpi con la macchina fotografica che potrebbe contenere le prove della loro salita è forse l’unica cosa che potrebbe dare risposta a questa domanda.

Nel 1999 il mistero sembrò vicino alla soluzione. La Mallory and Irvine Research Expedition ebbe successo e l’alpinista statunitense Conrad Anker scoprì finalmente i resti di Mallory, le cui foto fecero il giro del mondo. Purtroppo, con lui non c’era la macchina fotografica, probabilmente ancora sepolta nei meandri della montagna insieme al corpo di Irvine.

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