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Parchi naturali e global warming: le aree protette più sensibili sono in montagna

Sagarmatha National Park (Photo whc.unesco.org)
Sagarmatha National Park (Photo whc.unesco.org)

BERGAMO — Un terzo delle aree protette mondiali si trova in montagna. I parchi in quota rappresentano infatti il 32,5% nella superficie totale delle riserve naturali: 17,3 milioni chilometri quadrati che vengono così difesi dallo sfruttamento eccessivo, ma che non riescono comunque a sfuggire agli effetti dei cambiamenti climatici. In tutto il mondo, anzi, come spiega Priptal Soorae dell’Iucn, l’Unione internazionale per la conservazione della natura, le aree di alta quota “sono tra i primi luoghi ad avvertire gli impatti dei cambiamenti climatici, perché sono più sensibili”.

Così, dall’Europa all’Asia, passando per l’Africa, nei parchi naturali le conseguenze del global warming sono evidenti. “La vegetazione sta cambiando – spiega Mukunda Raj Prakash Ghimire del ministero della Foresta e conservazione del suolo del Nepal – gli animali si spostano dalle aree dove hanno sempre vissuto. E, terza cosa, nel parco di Sagarmatha numerosi ghiacciai si stanno sciogliendo a causa dell’aumento delle temperature, causando diversi problemi anche in altri ambiti”. Dalla gestione delle risorse idriche alla stabilità idrogeologica.

Anche in Uganda, racconta Andrew Seguya dell’Uganda Wildlife Authority, “il cambiamento climatico sta influenzando i parchi nazionali in primo luogo perché sono una delle maggiori riserve d’acqua”, sia per via dello scioglimento dei ghiacciai, sia per la diminuzione delle precipitazioni, che “mette a rischio la sopravvivenza delle persone. Sempre più persone lasciano le fattorie e si danno al bracconaggio per sopravvivere”. Effetti che hanno un impatto “sull’economia, le persone, l’ambiente”.

In ogni caso, i parchi naturali non sono affatto “enti inutili”: se non ci fossero, gli effetti del global warming sarebbero addirittura peggiori. “La loro creazione consente di proteggere meglio le specie”, sottolinea Soorae. In Nepal, per esempio, “certe aree sono particolarmente intatte. Dobbiamo rendere le persone consapevoli che nelle aree intorno a loro ci sono dei parchi naturali”, aggiunge Ghimire. E anche il confronto tra i responsabili di diversi parchi, avvenuto a Lecco in occasione di High Summit, continua Seguya, è importante, perché “puoi far fronte da solo alle difficoltà, o puoi condividerle e non cadere nelle stesse trappole”.

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