“La fusione dei ghiacciai fornirà inizialmente molta più acqua, rendendo possibile per esempio la produzione di 50 terawatt di energia idroelettrica nei prossimi dieci anni in asia”, spiega Rosso.
Un argomento su cui insistono i diversi studiosi è il bisogno di dati e monitoraggi dei ghiacciai, dei fiumi e dei laghi remoti, in molti casi difficili da raggiungere e misurare: “Abbiamo bisogno di un supporto consistente, perché dobbiamo andare sul posto, non possiamo limitarci a stare davanti al computer a studiare i modelli previsionali”, spiega Andrea Lami dell’Ise-Cnr. La stessa cosa vale per le preicpitazioni: “Prima di parlare di geologia e idrologia, dobbiamo capire il volume delle precipitazioni nevose e piovose”, aggiunge Bodo Bookhagen della University of California.
Tirando le conclusioni della sessione dedicata all’acqua di High Summit, Rosso ha riconosciuto anche l’importante lavoro di ricerca di EvK2Cnr: “Se non ci fosse EvK2Cnr, in Italia non avremmo la ricerca di alta quota, né quella sull’idrologia dei ghiacciai e della neve”.