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Montagna, questa sconosciuta. L'appello della ricerca internazionale dall’Ipcc ad High Summit

Ricerche glaciologiche sul ghiacciaio dei Forni dove si trova la stazione Aws
Ricerche glaciologiche sul ghiacciaio dei Forni dove si trova la stazione Aws

LECCO — Negli ultimi 50 anni la temperatura media globale è aumentata di 0,5°. Ma sulle Alpi, sulle montagne, è aumentata ancora di più: in alcuni casi di 1,5°. Ecco perché le montagne vengono definite “sentinelle” del cambiamento climatico: perché lassù arriva prima e lassù il caldo fa più male. Le montagne dovrebbero essere  una delle prime  preoccupazioni dei governi e dell’opinione pubblica ed essere prese a modello per comprendere gli effetti del global change. Ma non è così. Mancano i dati. Così dicono gli scienziati che si sono occupati del quinto rapporto dell’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change), uscito da Stoccolma nelle scorse settimane.  In conclusione, le montagne rimangono lontane e sconosciute, al margine dei processi decisionali.

Le conseguenze del cambiamento climatico in montagna mettono a rischio risorse da cui dipendono un numero enorme di persone. Solo un anno fa il summit delle Nazioni Unite di Rio+20 si era espresso in modo lampante sull’importanza degli ecosistemi montani definendoli “essenziali per l’equilibrio globale”. Ma rispondere a questo appello si rivela più difficile del previsto.

David Vaughan, docente della Cambridge University e uno dei lead coordinating authors del capitolo dedicato alla Criosfera del Quinto rapporto (AR5), ha dichiarato infatti nei giorni scorsi che “L’Himalaya è una delle aree di cui siamo poveri di dati. Abbiamo bisogno di validi campioni di molti ghiacciai e delle loro misurazioni. Vorremmo avere la possibilità di utilizzare più ghiacciai come termini di confronto”. Ma “Le misure a terra sono ancora troppo poche, e di solito limitate a ghiacciai piccoli e non rappresentativi – ha spiegato il glaciologo Georg Kaser, dell’Università di Innsbruck, co-autore del capitolo sulla criosfera del report Ipcc . Ricerche in questi luoghi sono difficili e pericolose. Conosciamo troppo poco di queste realtà e da qui nascono gli errori nelle previsioni”.

“Il mondo cerca qualità e quantità di dati relativi alle regioni montane – dichiara Riccardo De Bernardi, responsabile del Consiglio Scientifico del Comitato EvK2Cnr – ma le organizzazioni che si occupano, come la nostra, di ricerca scientifica in alta quota sono poche. Più facile lavorare al mare, ma è dalla montagna che il nostro pianeta dipende per l’acqua e l’energia”.

È con questo spirito battagliero e molto franco che prenderà il via mercoledì 23 ottobre la Conferenza scientifica Internazionale High Summit Lecco 2013 dedicata a Montagna e Cambiamenti Climatici. La manifestazione, organizzata da EvK2Cnr, in collaborazione con la Camera di Commercio, il Comune e il Polo territoriale di Lecco del Politecnico di Milano, ha come  cuore una grande conferenza scientifica ospitata nella nuova sede del Politecnico lecchese a cui interverranno luminari di tutto il mondo, per fare il punto sulla situazione e produrre un documento di sintesi che verrà portato all’attenzione delle Nazioni Unite durante il prossimo Cop19.

La stazione di Colle Sud dell’Everest

“La montagna ha una grandissima potenzialità – dichiara Agostino Da Polenza, che di montagna si occupa da oltre vent’anni . Uno dei compiti di convegni come questo, in cui si discuterà non solo di ambiente ma anche di importanti questioni economiche, è di farla diventare una priorità nei programmi di sviluppo e deve diventare oggetto di un confronto a livello scientifico, politico ed economico. High Summit nasce da queste riflessioni e risponde a queste urgenze. Quale percentuale di utile potrebbe aggiungere una razionalizzazione in termini produttivi del sistema montagna? Io credo una fetta importante, se penso al turismo, all’energia, alle produzioni agroalimentari, ai prodotti tipici, alla green economy. Le montagne producono benessere, e bisogna che questa convinzione diventi imprenditoriale, politica e di tutti coloro che sulle montagne ci vivono”.

Cuore della discussione durante la conferenza High Summit sarà proprio la necessità ormai imprescindibile di ampliare le ricerche e le attività di monitoraggio dati in alta quota, campo in cui il Comitato EvK2Cnr lavora da vent’anni e grazie al quale è entrato a far parte dei maggiori programmi internazionali di enti come Unep, Wmo, Geo e Nasa.

Il cambiamento climatico, infatti, è essenzialmente un aumento dell’incertezza. La ricerca scientifica, con i dati sullo status quo e i modelli previsionali, è fondamentale per la definizione azioni e strategie che devono essere internazionali. Studiare le montagne e i cambiamenti in corso alle alte quote non è facile. Problemi logistici e fisici sono evidenti, ma i dati provenienti da questi luoghi sono fondamentali per anticipare e comprendere il futuro.

High Summit non sarà solo un evento scientifico e politico. Molti e variegati gli eventi a fare da cornice per coinvolgere la popolazione. Perché la montagna riguarda tutti, anche chi non ci va: ed è dal basso che deve partire l’attenzione per montagna queste terre, così fragili eppure così importanti. In programma ci sono una serata con i film dei Ragni di Lecco, un grande aperitivo in piazza, uno spettacolo con ricercatori ed alpinisti al Teatro della Società e una mostra dedicata alle ricerche sulle malattie polmonari in Himalaya.

Orari, dettagli e maggiori informazioni disponibili sul sito www.highsummit.org

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