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Alpi, i cambiamenti climatici riducono la disponibilità di acqua

Cascata del toce (Photo Wikimedia.org)
Cascata del toce (Photo Wikimedia.org)

TORINO, Italia – Oggi i fiumi alpini forniscono acqua a 170.000 persone, ma i cambiamenti climatici stanno lentamente riducendo la disponibilità delle risorsa idrica. Sulle Alpi sono infatti più frequenti periodi siccitosi, alternati ad altri di forti precipitazioni. Un quadro che impone alle diverse amministrazioni che utilizzano l’acqua di ripensare il modo in cui essa viene gestita. Al tema la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi (Cipra) dedicherà il convegno annuale, in programma a Bolzano dal 10 al 12 ottobre, intitolato appunto “Abbeveratoio Alpi: chi dà, chi prende, chi decide?”.

Alla base della scelta dell’argomento c’è il verificarsi dei primi casi, negli ultimi anni, di mancanza di acqua nelle località alpine. “A Cesana Torinese, in alta val di Susa, alcuni anni fa il sindaco ha dovuto vietare di usare acqua per l’innevamento artificiale, perché altrimenti c’era il rischio di rimanere a secco”, racconta Francesco Pastorelli, direttore di Cipra Italia. E anche a Le Gets, in Savoia, di fronte all’emergenza idrica causata dalla canicola, nel 2003 il primo cittadino di allora ha bloccato per tre anni le concessioni edilizie, in modo da evitare che aumentassero le persone da rifornire con una risorsa scarsa.

“Durante questo secolo, l’impatto dei cambiamenti climatici sull’idrologia alpina sarà notevole: si prevede una diminuzione delle precipitazioni variabile tra l’1 e l’11 %, mentre i periodi siccitosi estivi (almeno 5 giorni consecutivi senza precipitazioni) aumenteranno del 36 %, con incrementi relativamente superiori nelle Alpi settentrionali, attualmente meno interessate dal fenomeno”, si legge nel rapporto “Acqua e idrologia alpina” della Cipra, pubblicato nel 2011. “La richiesta di acqua nelle aree alpine è in continuo aumento, ma la sua disponibilità è legata ai picchi di precipitazioni. Per gestire una risorsa non più illimitata, è necessario che i vari soggetti interessati, dai piccoli paesi a monte fino alle metropoli a valle, collaborino e trovino un equilibrio”, continua Pastorelli. “La sovranità sull’acqua – spiega ancora il dossier – non può essere limitata a singoli enti, come le autorità locali, ma deve essere gestita a un livello superiore”.

In quest’ottica, conclude Pastorelli, la città di Annecy, situata sul lago omonimo nell’Alta Savoia, rappresenta un modello virtuoso: “E’ riuscita a fare sistema con i Comuni circostanti, dando vita a una specie di contratto di bacino per la qualità dell’acqua del lago, superando la barriera tra fornitori e utilizzatori della risorsa idrica”. Di gestione dell’acqua si parlerà all’High Summit di Lecco su montagna e cambiamenti climatici, in programma dal 23 al 25 ottobre.

Link per approfondire>

www.cipra.org

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