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Ritiro dei ghiacciai alpini: colpa della rivoluzione industriale?

Il Ghiacciaio dell'Aletsch, in Svizzera, è il più grande delle Alpi (Photo Dirk Beyer courtesy of Wikimedia Commons)
Il Ghiacciaio dell’Aletsch, in Svizzera, è il più grande delle Alpi (Photo Dirk Beyer courtesy of Wikimedia Commons)

PASADENA, Stati Uniti d’America — Dalla seconda metà del XIX secolo i ghiacciai alpini hanno iniziato a ritirarsi. La ragione, secondo una recente ricerca pubblicata dal Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), sarebbe da imputare al fenomeno della Rivoluzione Industriale in Europa. Il responsabile sarebbe infatti il black carbon, la sostanza prodotta dalla combustione del carbone e di altre sostanze organiche che, depositandosi sulla neve e sul ghiaccio, ne aumenta lo scioglimento.

Dall’inizio del XIV secolo alla metà del XIX secolo l’emisfero settentrionale è stato caratterizzato da un brusco abbassamento della temperatura. Durante questo periodo, definito Piccola era glaciale, i ghiacciai hanno raggiunto la loro massima estensione e addirittura se ne sono formati di nuovi. Tra il 1850 e il 1870 i ghiacciai hanno però iniziato a ritirarsi, nonostante le temperature fossero più fredde di circa un grado Celsius rispetto alla media degli ultimi anni. Da molto tempo glaciologi e climatologi si stanno interrogando su quale sia stata la causa scatenante e una nuova risposta è arrivata dall’osservazione del panorama storico di quell’epoca.

Una recente ricerca pubblicata sul Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) ha ipotizzato che la Rivoluzione Industriale potrebbe aver contribuito in maniera determinante al ritiro dei ghiacciai Alpini. Durante la seconda metà del XIX secolo, l’Europa ha infatti subito un’enorme trasformazione dal punto di vista industriale, soprattutto nell’aumento dell’utilizzo del carbone sia per le attività lavorative che per i trasporti. La combustione di grandi quantità di questo materiale ha immesso nell’atmosfera tantissimi “scarti”, tra cui il black carbon.

Il black carbon è una polvere nera composta principalmente da carbonio che danneggia le zone innevate e/o ghiacciate. Quando le particelle si depositano, scuriscono la superficie che quindi si riscalda ed espone via via gli strati sottostanti di neve e ghiaccio ai raggi del sole, provocando uno scioglimento più rapido. Thomas Painter, autore della ricerca e scienziato presso il Jet Propulsion Laboratory della Nasa, e il suo team di esperti di vari atenei statunitensi ed europei hanno quindi effettuato vari carotaggi in diversi ghiacciai alpini.

Da questi campioni sono stati misurati i livelli di carbonio presenti per determinare quanto black carbon ci fosse nell’atmosfera nel periodo in cui i ghiacciai alpini hanno iniziato a ritirarsi. Immettendo in un computer i livelli stimati di black carbon che si sono depositati sui ghiacciai e incrociandoli con altri dati sensibili del periodo, quali le condizioni atmosferiche, gli scienziati sono stati in grado di produrre dei “modelli di comportamento”. Tali modelli hanno confermato i dati storici sull’andamento del ritiro dei ghiacciai, validando così la teoria sul contributo determinante del black carbon sul fenomeno.

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