Cronaca

Morto il contagiato in Nepal

febbre emorragica Nepal

ROMA — Le cure intensive a cui era sottoposto non sono bastate. E’ morto nella notte l’uomo ricoverato all’Istituto Spallanzani di Roma dopo aver contratto la febbre emorragica sulle montagne del Nepal, al confine con l’India. A contagiare l’uomo pare sia stata una puntura di zecca.

Trasportato d’urgenza a Roma attraverso un C-130 oppurtunamente isolato, Leonardo Gribaudo – torinese di 58 anni, docente universitario di informatica – era arrivato in condizioni "gravissime" al centro medico specializzato in malattie infettive (nella foto Ansa). Sottoposto ai protocolli di sicurezza, all’insolamento e a cure intensive, l’uomo non ce l’ha fatta. In poco tempo le sue condizioni sono peggiorate ed è deceduto.  
 
Resta intanto in isolamento domiciliare anche la moglie del professore, il medico Valeria Fassio, che ha appreso della morte del marito per via telefonica. Così come per il momento restano sotto stretta sorveglianza anche le altre persone venute in contatto che il paziente infetto prima dell’intervento dei sanitari.
 
Sono in isolamento: il medico veterinario Luca Rossi e la moglie (i due amici che la coppia torinese aveva raggiunto in Nepal), altri due ricercatori della provincia di Siena, e i francesi che erano in compagnia di Gribaudo nel trekking asiatico.
 
Le loro condizioni, al momento, non desterebbero preoccupazioni. "Sono tutti sotto osservazione, non hanno problemi di salute e non manifestano alcun sintomo – ha detto il responsabile del Servizio di sorveglianza epidemiologica regionale (Seremi) Roberto Raso -. Evidentemente, non si tratta di una febbre emorragica di facile trasmissione interumana. Del resto in Asia questo genere di virus con contagio da uomo a uomo non è molto diffuso".
 
Il provvedimento di isolamento è stato adottato per tutti i componenti del viaggio in Nepal. L’uomo avrebbe contratto la malattia nella foresta di Kyasanur, sulle montagne del Nord-ovest del Nepal. "Si tratta di una zona in cui la malattia non è endemica" hanno precisato le autorità sanitarie nepalesi.
 
Le zone più a rischio per la febbre emorragica si troverebbero infatti molto più a sud, sulle montagne del Ghati, in India. La malattia, trasmessa da zecche, roditori e scimmie, avrebbe zone a forte rischio, soprattutto durante la stagione secca, localizzate nei distretti di Shimoga, Kanara e Karnataka, in India.  
 
L’ipotesi di una febbre emorragica del tipo Congo-Crimea resta quella più valida, al momento. Tuttavia saranno gli esiti delle analisi compiute in questi giorni nei laboratori dello Spallanzani a dare conferma o meno della patologia.  
 
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