AlpinismoAlta quotaPareti

Continuano le spedizioni in Karakorum, identificati gli autori del massacro

Nanga Parbat il versante Diamir (Photo-diamir.de)
Nanga Parbat il versante Diamir (Photo-diamir.de)

GILGIT, Pakistan — Continuano le spedizioni sulle montagne Pakistane. Dopo gli agghiaccianti eventi capitati al campo base del versante Diamir del Nanga Parbat, altri team impegnati in Karakorum hanno deciso di restare. Così gli alpinisti al Broad Peak, così quelli ai Gasherbrum, così pare persino i romeni sul versante Rupal dello stesso Nanga Parbat. Nel frattempo tutte le istituzioni locali, tra cui il Club Alpino Pakistano, hanno fermamente condannato la strage, mentre le autorità hanno identificato gli assalitori: sarebbero 15 o 16 pakistani, provenienti della valle Diamir, da Mansehra e dal Distretto di Kohistan. Parrebbe confermata la loro appartenenza al gruppo dei TTP – i Tehrik-e-Taliban Pakistan.

Dopo lo shock per il massacro del Nanga Parbat – che nella notte tra il 22 e il 23 giugno ha provocato, lo ricordiamo, l’omicidio di 11 persone (un lituano, due slovacchi, tre ucraini, due cinesi e un cinese-americano, un nepalese e una pakistano) – la vita continua in Karakorum. All’inizio della settimana la spedizione romena di stanza sul versante Rupal dello stesso Nanga ha proseguito il suo acclimatamento ai campi alti della montagna, salendo la via Schell e arrivando fino al campo 3, a oltre 7000 metri di quota. Ieri il gruppo era a campo 2 e, a meno che le autorità non decidano di chiedere del tutto la montagna, continueranno la spedizione.

“Abbiamo lavorato così duramente – ha detto il capo spedizione Zsolt Torok come si legge sul sito della spedizione -, non voglio che finisca in questo modo. Siamo stati a 7200 metri con Aurel e abbiamo pensato alla tragedia che deve essere stata quella al campo base del versante Diamir”. Insieme agli alpinisti romeni, al campo base della parete Rupal dovrebbero esserci attualmente anche alcuni ufficiali pakistani.

Sarebbe sotto controllo anche la situazione sul Baltoro, dove si trovano ufficiali dell’esercito e della polizia locale che pattugliano la zona, oltre alle spedizioni pronte a salire i Gasherbrum e il Broad Peak. Entrambi i team infatti, hanno deciso di rimanere ai piedi dei colossi pakistani per tentare la vetta nei prossimi giorni.

Nel frattempo le autorità starebbe perpetuando ogni sforzo per trovare i colpevoli della strage, attualmente identificati in 15 o 16 persone provenienti della valle Diamir, da Mansehra e dal Distretto di Kohistan. L’annuncio è stato dato a Gilgit durante una conferenza stampa alla presenza del Chief Secretary del Gilgit-Baltistan  Munir Ahmed Badini, e del Home Secretary Attaur Rehman.

Secondo  The Express Tribune, gli esecutori si sarebbero dispersi in piccoli gruppi di 3 o 4 persone e si sarebbero nascosti nelle valli vicine al Nanga Parbat. Pare inoltre confermata la loro appartenenza al gruppo dei Tehrik-e-Taliban Pakistan. I Talebani Pakistani, secondo quanto riferito all’Associated Press, avrebbero rivendicato l’atto terroristico spiegando che “uccidendo gli stranieri, vogliamo dare un messaggio al mondo affinché si adoperino per far smettere gli attacchi dei droni”.

Sotto il nome dei Talebani Pakistani rientrano vari gruppi militanti pachistani e antigovernativi, distinti dai Talebani afghani, da cui agirebbero in modo indipendente e con cui anzi non sarebbero sempre allineati. Ai TTP sarebbero attribuiti numerosi attacchi terroristici nel paese, tra cui, per esempio, quelli ai bus turistici del febbraio 2012 nel distretto di Kohistan e dell’agosto 2012 al Babusar Pass.

Il Club Alpino Pakistano infine, ha emesso un comunicato stampa ufficiale nel quale condanna fortemente l’atto terroristico avvenuto ai 4200 metri, al campo base della parete Diamir (non al Fairy Meadows, che è invece ai piedi invece dalla parete Rakiot).

Tags

Articoli correlati

Un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close