AlpinismoAlta quota

Weekend di soccorsi vani, morto l'alpinista spagnolo al Dhaulagiri

KATHMANDU, Nepal — Non ce l’ha fatta Juanjo Garra. L’alpinista spagnolo caduto nella discesa dalla vetta del Dhaulagiri il 23 maggio scorso, è morto sulla montagna dopo più di tre giorni passati a oltre 7200 metri di altitudine, e una notte a 8000, trascorsi senza materiale da bivacco e senza bombole d’ossigeno sufficienti. Per tutto il weekend sono proseguite le operazioni di soccorso a cui hanno partecipato Jorge Egocheaga, alpinista e medico, Alex Txikon, Ferrán Latorre e altri sherpa.

Nel fine settimana le operazioni di soccorso sono proseguite senza sosta. Ogni giorno il team che saliva via terra in aiuto di Garra si avvicinava un po’ di più all’alpinista, e al contempo lo spagnolo e il suo sherpa, la cui caduta sarebbe stata all’origine dell’incidente occorso all’europeo, scendevano di qualche metro in più. Le speranze sono rimaste alte fino alla fine, soprattutto quando soccorritori e soccorsi si sono incontrati: il piano era quello di riuscire a portare il ferito il più basso possibile in modo da far intervenire l’elicottero per farlo evacuare.

Secondo quanto riferisce Desnivel, lo sherpa di Garra, Kheshap Sherpa, sarebbe sempre stato con lui per tutto il tempo. Jorge Egocheaga e altri sherpa li avrebbero raggiunti, ma dopo tanti giorni trascorsi a quell’altitudine senza materiale da bivacco e senza bombole d’ossigeno sufficienti, lo spagnolo alla fine è deceduto. La notizia della sua morte è arrivata in Europa proprio questa mattina, annunciata dal blog dello stesso alpinista e confermata anche sulla pagina facebook di Sebastian Alvaro, rimasto sempre in contatto con il campo base del Dhaulagiri. Alex Txikon, Ferran Latorre e Jorge Egocheaga avrebbero già lasciato il campo base e sarebbero ora a Pokhara.

Garra era rimasto ferito il 23 maggio scorso mentre scendeva dalla vetta del Dhaulagiri. Secondo le prime informazioni, lo sherpa che camminava con lui era scivolato trascinandosi dietro l’alpinista che nella caduta si era rotto una caviglia, non riuscendo più a proseguire. Il 24 maggio Maurizio Folini e Simone Moro, a bordo dell’elicottero di quest’ultimo, avevano tentato un primo recupero, ma non erano riusciti a volare oltre quota 6200 metri bloccati da venti a 70 km/h.

Juanjo Garra, classe 1963, aveva partecipato a numerose spedizioni in Himalaya e sugli ottomila. Aveva inoltre preso parte al celebre programma alpinistico della televisione spagnola “Al Filo de lo imposible”, sotto la guida di Sebastian Alvaro.

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