News

Frane, il disgelo minaccia le Alpi

immagine

BERNA, Svizzera — Pontresina, il delizioso centro svizzero appena al di là della frontiera, tra qualche anno potrebbe non esistere più, inghiottito dal monte Schafberg. Le autorità hanno costruito un’imponente diga per proteggerlo dai 100 mila metri cubi di terreno instabile che il disgelo sta per far crollare, proprio come è già accaduto su Eiger e Cervino.

Le minacce del riscaldamento climatico si fanno sempre più concrete. E le misure da prendere sempre più care. Per la diga di Pontresina, alta tredici metri e lunga 460, la spesa è 7 milioni di franchi svizzeri. E presto, sembra, le stesse misure dovranno essere prese anche da altri villaggi su tutte le Alpi.
 
Pontresina è il primo villaggio alpino a cercare di prevenire le pesanti conseguenze del cambiamento climatico. Lo ha fatto su sollecito di un gruppo di studiosi dell’Engadiner Academy che sta studiando il disgelo del permafrost da oltre dodici anni, e che ha rilevato un’imminente pericolo di crolli in zone alpine attorno ai 2.500 metri di quota.
 
Gli scienziati avrebbero infatti scoperto che la Schafberg, montagna a ridosso del paese (nella foto), non sarebbe costituita di roccia stabile ma è fatta di di permafrost, una massa di pietre e terra friabile tenuta insieme solo da ghiaccio "eterno", che non si scioglie per tutto l’anno.  
 
In Svizzera il permafrost rappresenta circa il 6 per cento del territorio. Le percentuali si alzano a oltre un terzo se parliamo delle montagne sopra i 2500 metri di quota e più o meno, le stesse percentuali si possono trovare su tutte le Alpi. E’ il ghiaccio l’unica ragione della stabilità di questi terreni.
 
Purtroppo il riscaldamento climatico starebbe minando alle radici di questo equilibrio, e avvicinando la minaccia di crolli distruttivi. Secondo le rilevazioni geologiche svizzere, nell’ultimo secolo la temperatura del permafrost sarebbe aumentata di due gradi. Già troppo per alcune aree che stanno cedendo sotto la morsa del caldo.
 
In pericolo non ci sarebbero solo i villaggi, ma anche le costruzioni e le infrastrutture costruite in alta quota come skilift, capanne, rifugi, ripari per valanghe. I problemi colpiranno  – anzi, già colpiscono – soprattutto nei periodi di forti precipitazioni, soprattutto in zone sovrastate da pendii ripidi e pareti di roccia, dove il manto nevoso non riesce a posarsi e isolare la temperatura del suolo.
 
Insomma, ben presto tutte le località d’alta quota dovranno prendere seri provvedimenti, soprattutto se dovessero risultare esatte le previsioni di un aumento di temperatura di 5 gradi nei prossimi decenni.
 
Sara Sottocornola
 
Foto: courtesy of Armin Rempfler 2003

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close