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Val di Susa, sciatore fuoripista ucciso da valanga: denunciati i superstiti

Cinofili (photo courtesy www.torinotoday.it)
Cinofili (photo courtesy www.torinotoday.it)

SAUZE D’OULX, Torino — Erano quattro amici appassionati di sci. Sono saliti con gli impianti fino alla cima, poi hanno scelto di scendere lungo un fuoripista che scorre accanto al tracciato del comprensorio. Purtroppo, una valanga di 80 metri si è staccata sul loro percorso travolgendoli in pieno: tre sono stati salvati, uno è morto. E’ accaduto questo weekend in località Rio Nero, a Sauze d’Oulx in Val di Susa. La vittima è uno sciatore di 39 anni di Modena. E ora i tre supersiti sono stati denunciati dalla polizia giudiziaria di Bardonecchia per valanga colposa.

La notizia dell’inchiesta aperta sull’incidente è stata diffusa stamattina dai quotidiani, per primo La Stampa di Torino. Secondo le ricostruzioni, la valanga si sarebbe staccata dalla cresta del Monte Fraiteve, a circa 2400 metri di quota, intorno alle tre del pomeriggio. L’ipotesi è che siano stati proprio i 4 sciatori a provocarla, con il loro passaggio:  sulla montagna, nei giorni scorsi, era caduto oltre un metro e mezzo di neve fresca.

I quattro, che non erano scialpinisti ma semplici sciatori del comprensorio, non avevano con sè l’Arva (apparecchio per la ricerca in valanga, obbligatorio per legge nei fuoripista). Tre di loro, fortunatamente, sono riusciti a uscirne quasi subito, ma le ricerche del quarto sotto la valanga sono state molto complesse: soltanto dopo cinque ore, con l’aiuto di cinque cinofili, i soccorsi hanno individuato il corpo ormai senza vita dello sciatore. Sul posto c’erano tecnici del Cnsas, vigili del fuoco, la polizia, guardia di finanza e medici del 118.

Il direttore tecnico della Vialattea, Vittorio Salusso, ha detto alla stampa che la slavina “non é stata di elevate dimensioni, e capita spesso che ne scendano in quella zona. E’ importante precisare che il punto dove é caduta rimane fuori pista, e non fa parte dei percorsi usati dagli sciatori”. Proprio per la sua pericolosità, fino al 2008 la discesa tra Sauze d’Oulx e San Sicario, dove si è staccata la valanga, era vietata da un’esplicita ordinanza emessa dopo la morte di un altro sciatore nello stesso punto.

Oggi quel tratto non è più soggetto a espliciti divieti di percorrenza, ma sul caso ora è stata aperta un’inchiesta che ha scatenato la polemica sulle legittimità dei fuoripista. La legge regionale che dal 2009 disciplina lo sci piemontese, infatti, sancisce l’obbligo di arva, pala e sonda nel fuoripista e chiarisce che la responsabilità è totalmente di chi si avventura in questi luoghi.
Secondo gli accertamenti della polizia, la responsabilità dell’evento che ha provocato la tragedia sarebbe comunque degli sciatori modenesi che si sono avventurati senza Arva su quel fuoripista.

Si tratta, purtroppo, della prima vittima da valanga della stagione. Lo scorso inverno, in totale, i morti sotto valanga sulle montagne italiane sono state circa 60. Alcune statistiche recenti, presentate a fine novembre al convegno “1972-2012, 40 anni di previsione valanghe in Friuli” rilevano come egli anni ’80 gli incidenti per valanga avvenivano soprattutto in primavera mentre oggi spesso sono ad inizio inverno; come la fascia altimetrica dove avvengono sia in innalzamento e come i versanti più pericolosi rimangono quelli settentrionali o ad esposizione sud-est.

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6 Commenti

  1. Per favore, ricordiamo a tutti che l’Artva è sì indispensabile, ma utile a trovare quasi solo cadaveri se il/i sepolto/i non viene/vengono estratto entro i primi 15 minuti. Ciò significa che bisogna anche saperlo usare, e che rendere obbligatorio indossarlo non salva certo la vita!
    Tommaso

    1. Hai perfettamente ragione.
      Mi son sempre chiesto il motivo di una legge che obbligasse ad avere con se artva, pala e sonda, ma non obbligasse a sperli usare, ma poi pensandoci, ho capito che come tutte le leggi in Italia (sia nazionali che regionali) sono fatte per far guadagnare qualcuno.

  2. sottolineo anche , condivendo in primis quanto scritto da ceccato, il fontamendale impego immediato di unita’ cinofile ben preparate.

  3. @viviana, come giustamente dice ceccato, il sepolto, se non ha una “bolla d’aria” va estratto dalla neve non oltre I 15 minuti, nessuna unità cinofila neanche la più efficente riesce a raggiungere il posto dell’incidente in tale lasso di tempo. Perciò è importantissimo sapere usare l’ARTVA, pala e sonda. Comunque è importante l’uso dell’artva anche se si è completamente inesperti nell suo uso, in questo caso se il sepolto lo avesse avuto le ricerche, sì avrebbero probabilmente avuto lo stesso epilogo, ma la durata di tale operazione si sarebbe ridotta di tantissimo, permettendo ai soccorritori di lasciare il pendio pericoloso dal quale potrebbero scendere altre valanghe molto prima. Pensiamoci, abbiamo anche rispetto per chi ci deve venire a cercare…….

  4. Un conto sono le protezioni passive (casco, imbragatura e poche altre) altro quelle attive, come arvta pala sonda: se non ci è capaci e non si prova ogni tanto, non servono a nulla.
    Tuttavia la legge ritengo possa dare benefici, come:
    – incrementare le vendite dei tre oggetti menzionati (possibilmente nella regione ….)
    – fare cassa con le multe (salate)
    – scoraggiare – con la pubblicità delle multe – la pratica del fuori-pista (e risparmiare così i costi del soccorso)

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