La Ovest del K2 nel mirino degli slavi

Hamor e Morawski sono gli storici compagni di cordata di Piotr Pustelnik, celebre alpinista polacco che ha abbandonato, proprio qualche mese fa, la corsa ai 14 ottomila dopo aver raggiunto quota 13. Insieme hanno vissuto, l’anno scorso, l’incredibile spedizione "Himalayan Trilogy" su Cho Oyu, Annapurna e Broad Peak.

 

Ora, ritornano sulla scena alpinistica da soli, con quest’impresa da capogiro.

 

Come allenamento, saliranno il versante Diamir del Nanga Parbat (via normale), nel mese di giugno. Poi si sposteranno al K2, intorno alla metà di luglio, per cercare di salire la parete Ovest. Con loro ci sarà il giovane slovacco Dodo Kopold.

 

Morawski e Hamor hanno messo gli occhi su un’enorme lastra tra lo sperone nordovest e la ovest della montagna. Una traccia già tentata in precedenza da altri polacchi.

 

"La scalata sarà in stile veloce – ha dichiarato Morawski -, perchè la parete è davvero molto pericolosa. Saliremo senza portatori d’alta quota, senza ossigeno e mettendo il minor numero possibile di corde fisse".

 

Morawski è autore, insieme a Simone Moro, della prima invernale sullo Shisha Pangma; l’anno scorso ha salito il Broad Peak dopo aver salvato e riportato a valle un alpinista che si trovava in difficoltà neoi campi alti.
 
Hamor ha salito Broad Peak, Everest e l’anno scorso l’Annapurna, da solo, in piena notte. Kopold, solo 26 anni, con il compagno Gabo Emarik ha aperto una nuova via sulla sudest della torre grande di Trango e ha compiuto l’anno scorso una grannde impresa su ghiaccio sull’Uli Biaho, in Karakorum.

 

Non si può dire che agli alpinisti dell’est manchi il fegato.