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Niente centrale idroelettrica nella Valle del Mis, la Cassazione blocca i lavori

L'inizio dei lavori della centrale della Valle del Mis (Photo courtesy Belluno più)
L’inizio dei lavori della centrale della Valle del Mis (Photo courtesy Belluno più)

GOSALDO, Belluno – Svolta decisiva nella disputa sulla centralina idroelettrica della Valle del Mis. La Corte di Cassazione ha dato ragione in ricorso al Comitato Acqua Bene Comune, WWF e Cai che si sono opposti alla realizzazione della centrale nella vallata dolomitica da parte della società lombarda Eva Valsabbia. La sentenza ribalta quella del tribunale delle Acque che in passato aveva invece confermato l’autorizzazione alla costruzione dell’impianto rilasciata dal Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, dall’Autorità di Bacino e dalla Regione. Lunedì 12 novembre i lavori sono stati quindi ufficialmente sospesi.

La sentenza emessa il 9 novembre è definitiva e pertanto, quando fra qualche giorno verranno pubblicate le motivazioni, il divieto alla concessione delle autorizzazioni dovrà essere considerato inappellabile. A distanza di 4 anni si chiude quindi un progetto che fin dalla sua approvazione aveva suscitato il disappunto di molti. Il 27 novembre 2008 infatti, il Consiglio Direttivo del Parco delle Dolomiti Bellunesi deliberava a favore della centrale sulla base di un articolo del Piano del Parco che prevede la possibilità da parte del Consiglio Direttivo di autorizzare “modeste derivazioni idriche, da riservare esclusivamente agli apprestamenti che l’Ente Parco intenda favorire, promuovere, realizzare o destinare alle proprie finalità istituzionali”. A inizio 2009 il Ministero per la Tutela dell’Ambiente, del Territorio e del Mare aveva approvato la Delibera del Consiglio Direttivo, così, sulla scorta delle decisioni sancite dagli organi competenti, il direttore del Parco Nino Martino aveva provveduto a rilasciare il nulla osta ai lavori.

Contro la sentenza si erano mosse però diversi comitati e associazioni, tra cui Wwf, Comitato Acqua Bene Comune e Cai, che hanno contestato l’opportunità di tali lavori ai fini della salvaguardia della valle del Mis,  inclusa peraltro nella rete Natura 2000, istituita dall’Unione Europea per tutelare habitat e specie in pericolo di estinzione, quali per esempio quelle presenti nel Lago artificiale del Mis. Le associazioni hanno fatto appello per primo al Tribunale Superiore delle Acque, che però nel gennaio 2012 aveva dato loro torto.

Tutt’altro che rassegnate hanno quindi portato avanti la battaglia rivolgendosi alla Cassazione. Nel frattempo a fine maggio 2010 l’Ente Parco delle Dolomiti Bellunesi aveva eletto un nuovo collegio direttivo: la nuova amministrazione, capeggiata dal presidente Benedetto Fiori, ha preso di fatto una posizione opposta a quella precedente, appoggiando l’opinione dei contrari alla centrale.

Lo scorso agosto il Corpo Forestale dello Stato, su mandato della Procura, ha posto sotto sequestro una parte del cantiere per difformità e anomalie nello svolgimento dei lavori. Ad inizio settembre il Lago del Mis è tornato sotto i riflettori della stampa anche per via dell’ondata di caldo torrido e siccità che ha portato a un prosciugamento quasi totale del bacino artificiale. In quell’occasione per richiamare l’attenzione sullo stato di crisi in cui versa il bacino, l’Ente Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi ha inviato una nota all’Autorità di Bacino del fiume Piave, alle Segreterie regionali per l’ambiente e per le infrastrutture, alle province di Belluno e di Treviso, al Ministero dell’Ambiente, al Consorzio di Bonifica Piave e all’Enel. La nota, firmata del presidente del Parco Fiori e del direttore Nino Martino, sottolineava la necessità di un’attenta analisi del bilancio idrico dell’intero bacino del Piave, che include numerosi corpi idrici inclusi in diversi siti Natura 2000.

Da settembre a novembre i lavori da parte della società costruttrice sono continuati, tanto che il 7 novembre (solo due giorni prima della sentenza della Cassazione) il Comune di Gosaldo ha emanato l’ordinanza per la quale la Strada Provinciale 2 della valle del Mis veniva dichiarata chiusa da lunedì 12 novembre a sabato 15 dicembre per permettere l’ultimazione dei lavori della centralina idroelettrica. Infine il 9 novembre la Corte di Cassazione ha ribaltato le carte, questa volta in modo definitivo.

“E’ con immensa soddisfazione che comunichiamo la vittoria in Corte di Cassazione del ricorso del Comitato Acqua Bene Comune e del WWF contro la realizzazione della centrale idroelettrica Val Sabbia in valle del Mis  -si legge nel cominicato stampa del comitato ambientalista -, un risultato ottenuto dall’impegno, dalla generosità, dal coraggio, di tante cittadine e cittadini, comitati, associazioni, usi civici che in questi anni si sono mobilitati in difesa di questa valle e lo hanno fatto per la difesa del bene comune, per il diritto dell’ambiente, per la credibilità del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi e del riconoscimento di Dolomiti Unesco. Un provvedimento che evidenzia le responsabilità di chi doveva controllare e non ha controllato, di chi doveva tutelare e non ha tutelato, di chi doveva difendere la dignità dei luoghi e di quelle comunità e non lo ha fatto.
Grazie quindi a tutte e tutti coloro che ci hanno creduto, a tutti coloro che non si sono fatti intimidire da richieste di danni milionari e a tutti coloro che sono usciti dalle proprie case per difendere la casa comune”.

Lunedì anziché chiudere la strada, sono stati sospesi ufficialmente i lavori di costruzione della centralina. Resterà ora da vedere se verranno presi provvedimenti al fine di riportare la valle del Mis al suo aspetto precedente l’inizio della vicenda. “Per quel che riguarda il Parco – ha dichiarato Fiori al Corriere delle Alpi -, spero che non ci lascino in questa situazione: spero non ci sia solo la sospensione ma che la zona sia ripristinata. Sarebbe una beffa”.

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