Alpinismo

Cristian Brenna: la mia Patagonia

cristian brenna patagonia ragni di lecco montagna.tv

EDOLO, Brescia — "Bastano due o tre giorni di bel tempo, e i ragazzi possono arrivare in vetta". Cristian Brenna è fiducioso nella riuscita dell’impresa dei Ragni sull’inviolata nordovest del Piergiorgio. Ecco l’intervista al fuoriclasse lombardo, rientrato pochi giorni fa dalla Patagonia.

Brenna, partito a fine gennaio con la spedizione dei Ragni di Lecco, ha fatto parte del gruppo impegnato sulla parete nordovest del Piergiorgio fino a pochi giorni fa. Ha dovuto rientrare in Italia per motivi di lavoro, subito dopo che il gruppo era riuscito a superare lo scoglio di metà parete e a vedere da vicono la tanto agognata vetta.
 
Brenna, quanto manca a raggiungere l’obiettivo sul Piergiorgio?
Non molto. Mancano ancora 100 metri di artificiale un po’ difficile, e poi c’è tutto il resto della parete: saranno altri 450 metri di sviluppo, con un grosso traverso sulla sinistra per uscire. Nel complesso sembrava che le difficoltà fossero molto basse. Secondo Hervè si potrebbe completare in tre giorni, secondo Hervè anche solo due.
 
Pensi che ce la facciano?
Se è vero che arriva l’alta pressione, penso proprio di sì. Infatti chi poteva ha deciso di posticipare il biglietto di rientro per provarci. La volontà di farcela è davvero tanta.
 
Le dispiace di non essere con loro?
Sì, perché praticamente eravamo a metà del guardo. Proprio quando abbiamo visto da vicino la possibilità di finire la via, ho dovuto interrompere. Ma il lavoro mi chiamava, non ho potuto fare altrimenti. Spero che la costanza e la determinazione degli altri venga premiata.
 
Quali sono le difficoltà maggiori che avete incontrato?
Fino a dove siamo arrivati, la roccia non era di ottima qualità. Era a scaglie, con lame praticamente staccate che si muovevano. Molti tratti erano franati rispetto all’epoca di Casimiro Ferrari: ci parlavano di tiri saliti a chiodi in punti in cui non si sono trovava più nemmeno il posto dove piantarli. Abbiamo dovuto fare sezioni procedendo a batuk. Insomma, era un’artificiale abbastanza impegnativa su una roccia non bellissima.
 
giovanni ongaro herve barmasse cristian brenna patagonia montagna.tvCom’è il morale del gruppo?
Se devo essere sincero, quando siamo arrivati lì e abbiamo visto la parete, constatando che la qualità della roccia non era come ce l’aspettavamo, ci siamo un attimino demotivati. Poi però, quando abbiamo iniziato a salire e abbiamo visto che riuscivamo bene, tutto il gruppo si è caricato e l’umore è andato alle stelle. La voglia di arrivare in cima c’era, eccome.
 
Come ti sei trovato con i compagni di spedizione?
Benissimo. Conoscevo già Hervè e Giovanni con cui ero stato in Karakorum nel 2005. Con Matteo ci siamo subito trovati bene. Anche a livello pratico, la divisone dei compiti era fatta in sintonia e procedevamo abbastanza spediti.
 
Che importanza ha avuto la presenza di un senatore dell’alpinismo come Mario Conti?
Mario ci ha dato una grossa mano a livello logistico, era in collegamento con noi e ci seguiva, soprattutto nella seconda parte della spedizione. Adesso che sono partito, il suo aiuto è ancor più prezioso ai ragazzi. A livello tecnico, purtroppo, le informazioni che ci avevano dato sulla via non si sono rivelate utili, a causa della roccia instabile che era cambiata molto.
 
Brenna, stella di prima grandezza nell’arrampicata sportiva internazionale, ha 37 anni, è membro dei Ragni di Lecco e parte del gruppo sportivo della Guardia di Finanza. Passato alla ribalta per le eccezionali prestazioni su roccia da 8b+ a vista e 9a lavorato, qualche anno fa ha iniziato ad applicare il suo altissimo livello tecnico alle grandi pareti. Prima sulle Alpi, poi a livello extraeuropeo, con la spedizione di Up Project in Karakorum nel 2005, e ora con la spedizione dei Ragni in Patagonia.
 
Sara Sottocornola

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close