AlpinismoAlta quota

Comincia l’attacco alle vette di Everest e Lhotse, giapponese in solitaria sull’Hornbein Couloir

Everest (Photo Kuriki Nobukazu)
Everest (Photo Kuriki Nobukazu)

KATHMANDU, Nepal — Sono ore decisive queste per gli alpinisti impegnati nelle spedizioni sugli ottomila himalayani. Diversi team infatti, hanno iniziato una nuova salita verso la vetta, prevista tra lunedì e martedì. Così i polacchi guidati da Artur Hajzer al Lhotse, così i coreani all’Everest, così lo scalatore giapponese Kuriki Nobukazu che vorrebbe arrivare in cima al Tetto del mondo in solitaria e senza ossigeno lungo il West Ridge e l’Hornbein Couloir.

Gli ultimi giorni all’Everest e al Lhotse sono stati caratterizzati da temperature molto fredde e venti di jet stream in alta quota. In base a quanto racconta Hajzer sul sito della spedizione, tra il 12 e il 15 ottobre è prevista una finestra di tempo favorevole, che i polacchi tenteranno di sfruttare per raggiungere la cima del Lhotse. Gli alpinisti infatti, secondo i programmi, dovrebbero aver iniziato la salita ieri mattina all’alba. Il gruppo è composto da Krzysztof Starek, Artur Matek, Mateusz Grobel, Mateusz Zabtocki, Agnieszka Bielecka e Andrzej Bargiel che avrebbe l’obiettivo personale di compiere la scalata in velocità, impiegando tra il campo base e gli 8516 metri della vetta meno di 16 ore totali.

Dovrebbero sfruttare queste giornate per tentare la vetta anche le altre spedizioni impegnate nella salita dell’Everest, vale a dire i dieci alpinisti coreani e il giapponese Kuriki Nobukazu. Quest’ultimo vorrebbe tentare la cima lungo la mitica via che sale del West Ridge e dell’Hornbein Couloir in solitaria e senza ossigeno. Se tratta di una salita molto difficile, più volte tentata e fallita anche da grandi nomi dell’alpinismo mondiale. Ieri Nobukazu si trovava a campo 2: come ha comunicato su Twitter, avrebbe rimandato il tentativo di vetta dal 15 al 16 ottobre, giorno in cui, in base alle ultime previsioni meteorologiche, i venti dovrebbero essere meno forti.

Nel frattempo invece Carlos Soria ha dichiarato chiusa la spedizione al Dhaulagiri. L’alpinista spagnolo di 73 anni ha dato l’annuncio in un video, nel quale ha spiegato che le valanghe dei giorni scorsi hanno portato vie le tende a campo 2 e campo 3. Venti troppo forti, molta neve sulla montagna e la perdita dei materiali hanno convinto lo scalatore a rinunciare per questo autunno al suo dodicesimo ottomila, e a tornare a casa.

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