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Pericolo elefanti: il Monte Kenya completamente recintato col “pastore elettronico”

Elefanti Kenya (Photo courtesy ldfoto.it)
Elefanti Kenya (Photo courtesy ldfoto.it)

NAIROBI, Kenya — In Italia si usa per tenere le mucche dentro i confini del pascolo. In Kenya, invece, per tenere gli elefanti fuori dai terreni agricoli. E’ così che il “pastore elettronico” oggi è sbarcato sul Monte Kenya, dove si sta installando un recinto elettrificato lungo 400 chilometri e alto due metri per proteggere le coltivazioni dalla pacifica, ma distruttiva, invasione dei pachidermi.

Il progetto, promesso dalla Kenya Wildlife Service e da una cordata di organizzazioni tra cui Rhino Ark, Kenya Forest Service e Mount Kenya Trust, è di recintare tutto il perimetro del Monte Kenya, che con i suoi 5.199 metri è la seconda montagna più alta d’Africa. L’obiettivo è di riuscire a mantenere gli animali selvatici – in particolare gli elefanti – nell’area protetta della montagna, evitando che sconfinino nelle fattorie e nei terreni agricoli che si trovano alle sue pendici.

Si tratta di 400 chilometri di recinzione, alta due metri e interrata per un altro metro, il cui costo stimato è di quasi 12 milioni di dollari. L’area recintata è di circa 2mila chilometri quadrati. Ad aprile è stata avviata la costruzione di un primo tratto di 50 km di recinto e in questi giorni si terrà l’inaugurazione ufficiale dei lavori, la cui ultimazione è prevista fra cinque anni.

Negli ultimi anni, la popolazione in Kenya è aumentata molto e sono sempre più frequenti i conflitti tra la fauna selvatica e gli insediamenti urbani. La soluzione del recinto elettrificato, studiato per tenere lontani gli animali dalle coltivazioni, non provoca danni agli animali e sembra la migliore per proteggere un’economia ancora molto povera e fragile.

Gli elefanti hanno bisogno di spazi vitali enormi: hanno un sistema digerente molto inefficiente e in media spendono 16 ore al giorno per mangiare erba, foglie, rametti, corteccia, frutta, semi e fiori. Nella loro ricerca di cibo, sradicano alberi, spezzano la vegetazione e rivoltano il terreno. In ambienti selvaggi questo comportamento apre la strada a nuova vegetazione, ma nei campi coltivati risulta solo distruttivo ed è un problema a cui va trovata una soluzione.

L’associazione no profit Rhino Ark si è già occupata di recintare i monti Aberdare, in Kenya, con lo stesso obiettivo. Pare che la soluzione funzioni a dovere, tant’è che anche lo Sri Lanka sta pensando di fare la stessa cosa.

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