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Barmasse e Bernasconi di rientro dall’Ogre: nessun rammarico, ma non finisce qua

Daniele Bernasconi e Herve Barmasse all'Ogre Nord
Daniele Bernasconi e Herve Barmasse all’Ogre Nord

ISLAMABAD, Pakistan — “Stiamo tornando, siamo contenti di tornare…Peccato per l’Ogre! Una linea l’abbiamo individuata, non difficile e dunque alla portata, ma dopo 17 giorni di nevicate i rischi erano veramente troppo alti…E’ incredibile come il versante Nord e quello Sud siano due mondi a parte!”. Questo il racconto di Hervé Barmasse e Daniele Bernasconi, che ad avventura finita e sulla strada per Islamabad, tirano le somme della spedizione esplorativa all’inviolato versante settentrionale dell’Ogre.

I due alpinisti italiani, partiti il 22 giugno dall’Italia diretti nella regione del Pammah Muztagh nel Karakorum Centrale, dovrebbero arrivare oggi ad Islamabad, da dove prenderanno il volo di rientro. La spedizione è durata 50 giorni durante i quali lo splendido 7000 pakistano non ha mai concesso la salita in parete, almeno sulla parete nord, la cui condizioni si sono rivelate molto più complesse del lato meridionale (non per niente il versante su cui si sono verificate in passato le uniche scalate della storia della montagna).

“A Sud avremmo sicuramente potuto giocarci le nostre carte – dice infatti Barmasse -, a Nord NO! E pensare che dopo solo 8 giorni abbiamo scalato una cima inviolata che sulla carta dava l’altezza di 6400 metri sprofondando fino alla vita per aprirci un varco! Come dire…Pronti lo eravamo eccome ma senza una sola occasione ti puoi anche chiamare superman ma il risultato è lo stesso…Rimani a bocca asciutta. Per fortuna ci siamo potuti divertire su 4 cime inviolate di cui due molto semplici con salita e discesa con gli sci dalla cima di una delle due e le altre due salite complicate, piuttosto rischiose e per nulla scontate. L’amaro in bocca rimane ma nessun rammarico, se non quello di non esser riusciti a condividere la nostra esperienza con Martino che causa un virus è dovuto tornare a casa quasi subito!”.

Martino Peterlongo infatti, terzo membro della spedizione, aveva lasciato i suoi compagni dopo pochi giorni dall’arrivo. Durante la prima settimana di luglio l’alpinista trentino era stato colpito da un forte virus intestinale che gli aveva impedito di proseguire il viaggio verso il campo base dell’Ogre Nord, posto sullo Snow Lake, un piccolo ghiacciaio artico del Pakistan.

“Lo Snow Lake rimane un luogo incredibilmente unico in tutto il Karakorum e l’Himalaya – racconta Bernasconi -, un posto spaziale, bellissimo. Sei in alta quota, ma il paesaggio è quello dell’Artico mentre il clima è quello della Patagonia. Funghi giganti, cornici di neve instabile e imprevisti sono cosa normale e anche la salita più banale può dimostrasi complicata”.

“Il risultato rimane personalmente positivo – conclude Barmasse -. La non scalata dell’Ogre non potrà essere sostituita con le 4 cime inviolate ma è utile a motivarci per il futuro. Come dire…Non finisce qua…Perché l’amore per la montagna e l’alpinismo non sono stati intaccati e sapremo cogliere altre sfide e ricercare un risultato positivo appena ne avremo l’occasione”.

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