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Niente neve. L’Europa cerca soluzioni

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AVORIAZ, Francia — Niente neve. L’industria degli sport invernali si preoccupa e fioccano le idee per risolvere il problema. Nel gennaio 2007 ad Avoriaz (stazione sciistica dell’Alta Savoia, in Francia) si è svolta la prima edizione del forum "Winter sport resort for a better world".

Si tratta di un convegno a cui hanno partecipato i protagonisti dell’industria mondiale dello sci, che hanno discusso delle conseguenze del cambiamento climatico, tentando di immaginare la stazione ecologica del futuro.
 
Annullamento di alcune prove della Coppa del Mondo di Sci, chiusura di molti impianti sciistici in gennaio, poche prenotazioni per  settimane bianche. Il novembre del 2006 è stato il più caldo degli ultimi 140 anni. Secondo le stime dell’Ocse (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo in Europa) “la neve diventerà sempre più rara”. Le annate 2000, 2002, e 2003 sono state le più calde degli ultimi 500 anni.
Concorde il Centro studi sulla neve del Météo France. L’istituto di Grenoble sostiene che il riscaldamento climatico provoca inevitabilmente “una stagione d’innevamento più tardiva e soprattutto più corta”.
Il problema riguarda in misura diversa le varie regioni montuose europee, ma ovunque le stazioni sciistiche a bassa quota saranno le più colpite.
Naturalmente la questione è capitale per i territori dell’arco alpino, la cui economia dipende molto dalla neve. Da ormai diversi anni gli impianti sciistici hanno cercato soluzioni a breve termine, come l’uso dei cannoni sparaneve. Ma la produzione di neve artificiale richiede una temperatura compresa tra i 2 e i 4 gradi sotto zero e un grande dispendio d’acqua. Così si costruiscono delle riserve idriche in collina, a fianco delle montagne, che hanno un terribile impatto sulla flora e sulla fauna e rendono il rischio di frane altissimo.
Una soluzione pensata dai gestori delle stazioni sciistiche è quella di sviluppare impianti ad altissima quota e di collegare maggiormente quelli già esistenti. Ma questa strategia rischia di danneggiare ancora di più l’ambiente e certo non affronta  la questione del riscaldamento del clima.
 
A Parigi i politici spingono l’industria turistica a guardare al problema nella sua globalità.
Secondo Thierry Combaz, dell’azienda di turismo di Villard de Lans, in Francia la clientela è composta per il 40 % da non sciatori. Per questo e per la continua incertezza sul manto i gestori stanno iniziando a diversificare l’offerta, aumentando gli spazi di divertimento, le piscine, gli eco-musei, le piste di pattinaggio e i sentieri-natura.
 
Un’altra soluzione sembrerebbe essere il "turismo verde". L’impianto austriaco di Werfenweng, a sud di Salisburgo, ha portato ad Avoriaz la sua esperienza. Il complesso turistico ha infatti pensato a spostamenti ecologici: ai villeggianti è vietato l’uso dell’automobile e sono invitati ad usufruire gratuitamente di biciclette, bus e macchine elettriche. 
 
A tutti i partecipanti al convegno è parso comunque urgente ormai una vera politica pubblica, coordinata a livello europeo. Finchè questo non ci sarà le soluzioni sostenibili degli impianti sciistici agli effetti del riscaldamento climatico rischiano di essere solo palliativi.
 
 
Valentina d’Angella

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